Burp!


Capitolo I



IL RISVEGLIO

Burp!
Era stata una cena davvero pesante.
Si alzò e si avviò verso il bagno: guardandosi allo specchio si rese conto che le sarebbe occorso un bel pò di tempo per rendersi presentabile: meglio mettersi subito all'opera.
Con metodica precisione si preparò il bagno: acqua bollente nella quale versò un corroborante intruglio di sali minerali, oli rassodanti ricostituenti, elasticizzanti, ringiovanenti e quanti altri l'arte di Venere aveva saputo inventare per rendere appetibile un corpo femminile. Le ci volle quasi un'ora: poi, dato uno sguardo al termometro ed uno al cielo, prese atto che era una giornata primaverile: scelse un vestito adatto, e lo indossò con cura. Legò i suoi capelli biondi per dar più risalto agli orecchini. Dopo essersi guardata a lungo allo specchio si rese conto di essere perfetta.
Si avviò verso il parco: c'era già parecchia gente. Si sedette al bar, inforcò gli occhiali affumicati: il sole faceva presagire il prossimo arrivo dell'estate.
Ordinò una bibita al cameriere: nell'attesa guardò distrattamente la confusione domenicale.
Un gruppetto di ragazzi la notò subito: d'altra parte, come avrebbe potuto passare inosservata con le sue forme praticamente perfette?


Capitolo II



L'INCONTRO
In quei paraggi si trovava a passare Marco, il protagonista della nostra storia. Insegnante di educazione fisica in una scuola media della capitale, Marco era un giovane di ventiquattro anni, carnagione scura, proporzionato, gioviale, sempre pronto allo scherzo, e con una leggera ironia nel tono di voce.
Amava prendere in giro un pò tutti, compreso sé stesso.
Il Nostro subito adocchiò la ragazza.
- Ciao! Hai già ordinato quaalcosa??
- Ci conosciamo?
- Non ancora... ma penso sia giuntto il momento! Mi chiamo Marco. ..e tu?
- Sei sempre così diretto neegli appprocci?
- E tu preferisci i preamboli?
> Il cameriere portò il bibitone alla ragazza: un intruglio verde a base di menta. Marco ne approfittò per fare la sua ordinazione al cameriere che si mise in attesa del pagamento della prima bibita. Mentre la ragazza si accingeva a prendere il portafogli dalla borsetta, una 'tascabile' di finto coccodrillo dello stesso colore delle scarpe, Marco si rivolse al cameriere:
- Paghiamo tutto insieme.-
- Bene signore -, disse, allontanaandosi, l'uomo in marsina bianca.
- Non pensavo che questa giornata,, gi&aggrave così meravigliosa, potesse divenire ancor più splendida grazie a questo incontro con te -, riprese Marco deciso a tirar fuori tutte le sue capacità dialettiche pur di riuscire ad entrare nelle simpatie della ragazza.
- Come ti chiami?
La ragazza lo osservò con un certo interesse. Notò la pelle abbronzata di chi è abituato a vivere all'aria aperta e la consistenza dei muscoli e la proporzione delle forme di chi pratica attività sportive. La ragazza notò che il giovane non portava alcun anello alle dita delle mani, mentre all'orecchio sinistro indossava un orecchino d'oro su cui il sole si riflesse: prese mentalmente nota di tutto.
- Aurora!-, rispose, abbandonando ogni inutile ritegno.

Per la nostra narrazione è sufficiente dire che i due cominciarono a vedersi quasi tutti i pomeriggi approfondendo la reciproca conoscenza, e conquistandosi la vicendevole fiducia ed affetto.


Capitolo III



LA CONFESSIONE E LA RICHIESTA DI AIUTO



Poi una sera, a cena, Marco vide negli occhi di Aurora un velo di apprensione:
- Cosa c'è, hai qualche probblema?--
- Marco caro, preferirei non farteene partecipe -.
- Ma ormai penso che ti possa fidaare di me -.
- Purtroppo quello che potrei dirtti potrebbe allontanarti da me in maniera irreversibile -.
Cosa attira di più in una donna se non il mistero?
- Nulla di tutto ciò potr&aggrave mmai avvenire -.
- Dai, non essere esagerato -.
> - Beh comunque puoi fidarti -.
> - Ma non è che ho qualcosa dda nasccondenti, bensì che questo qualcosa è così incredibile che potresti prendermi per pazza!
- Aurora, chi altri potrebbe aiutaarti inn un frangente simile se non io che ti sono amico ...che ti amo!- Marco non si lasciò sfuggire l'occasione propizia per manifestarle i suoi sentimenti.
- Oh grazie, grazie. Ma mi promettti che non ti prenderai gioco di me, e che non dirai mai a nessuno ciò che sto per svelarti? Prometti? -
- Prometto! -
- Giuri? -
- Ma certo amor mio, lo giuro.- - Allora sia. Marco caro, sono perrseguittata da due ...uomini, due loschi figuri che vogliono uccidermi!
- Uccidere te! ma tu sei cos&igravve adorrabile e meravigliosa che non vedo proprio come possa avere dei nemici che, addirittura, vogliono ucciderti! Ma cosa mai avresti fatto per suscitare in loro questa furia omicida?
- Non mi prendere in giro, ti preggo, perché è una cosa serissima. -
- Hai ragione, scusami: non ti intterrompperò più.
- In effetti, io non ho fatto niennt'altrro che essere troppo bella ai loro occhi.
- E ti vogliono uccidere per questto?
> - Ma sono pazzi, ti dico. Si fannoo chiammare 'I messaggeri di Mercurio'. Affermano di appartenere ad una setta che adora il dio Mercurio, e che devono distruggere tutte le donne che loro reputano avvenenti.
- Ma tu sei avvenente!
- Grazie, ma in questo momento nonn mi &eegrave di grande conforto esserlo.-


Capitolo IV




L'INCREDULITA'

- Va bene mia Dulcinea sarò il tuoo don Quicote de la Mancha, ed affronterò i Marrani e gli orripilanti mostri, e ti riporterò le loro armatura bagnate di sangue.-
- Quanto sei spiritoso! vedo che nnon mi prendi affatto sul serio.-
- Hai provato a rivolgerti alla poolizia??
- Ma pensi davvero che mi accorderrebberoo una scorta solo in base ad una mia denuncia, senza le prove di una cosa così assurda. Non mi sembra di averti persuaso più di tanto, figuriamoci come potrei convincere dei poliziotti.
- Hai ragione. Vuol dire che ti aiiuter&oograve. Si, io ti proteggerò, e vedrai che gliela farò passare, a questi 'postini' di Mercurio, qualsiasi intenzione che possano nutrire nei tuoi confronti!
- Messaggeri, non postini.


Capitolo V




LA PROVA

Cominciarono a passeggiare per il parco e, appena ebbero imboccato un vialetto solitario, furono apostrofati da due strani tipi. Vestiti con abiti vagamente medioevali ma con in testa un buffissimo casco di foggia ellenistica. Non avevano un aspetto rassicurante, essendo già passato da tempo carnevale.
- Ti abbiamo trovata, Venere!- griidaronoo all'unisono.
- Seguici senza far storie, e non coinvolgere quest'uomo nei tuoi loschi programmi- aggiunse il più alto dei due, probabilmente il capobanda. Marco non si fece intimorire più del dovuto:
- Ma chi siete? cosa volete da queesta doonna? Sparite dalla circolazione, o dovrete fare i conti con me!
- Non vogliamo e non possiamo fartti del male, ma non intrometterti in questioni che non ti riguardano. Noi siamo i messaggeri di Mercurio, e vogliamo difenderti da questa Venere perché, altrimenti, ti rovinerà, ti distruggerà, peggio di quanto possa fare una virago o una mantide religiosa! Attento uomo: questo, più che un consiglio, è un avvertimento!
Un pallone piovve dall'alto, accompagnato da un grido 'pallaaaaa!': presto sarebbe accorso qualche ragazzo a raccoglierla, e così uno dei due balordi, dopo aver scambiato uno sguardo d'intesa col compare, disse:
- Ora ci dobbiamo allontanare, nonn possiiamo farci vedere da chi non è coinvolto, ma ci rivedremo presto! -, e sgattaiolarono dietro un cespuglio.
- Eccola l'ho trovata! - esclam&oggrave uun ragazzo pel di carota correndo, la camicia fuori dai pantaloncini, verso la palla.
- Confesso che non avevo dato moltto creddito al tuo racconto. Comunque sia, d'ora in poi non ti lascerò neanche un attimo da sola, nè di giorno nè di notte.-
- Oh grazie, caro, grazie- e naturralmentte gli buttò le braccia al collo e lo strinse a sé.
- Ora dobbiamo procurarci un arma di diffesa: non mi sembra che sia il caso di sottovalutare questi strani tipi. Penso che la mia mazza da bésbol possa essere la miglior soluzione. Possiamo fermarci da qualche parte a mangiare qualcosa, e poi passiamo da casa mia a prendere il bastone.
- No, preferisco passare subito daa casa tua a prendere quell' aggeggio, e dopo possiamo andare a casa mia, verso Torvajanica, che ho qualcosa di pronto.


Capitolo VI



LO SCONTRO



Così fecero. Passarono dalla casa di Marco il quale, mentre Aurora aspettava giù in macchina il suo ritorno, prese la mazza da bésbol, e la mise in una borsa da ginnastica, per non dare nell'occhio.
Si fermò in una stazione di servizio per fare il pieno di benzina. Ripartì quindi alla volta di Torvajanica, superando con indolenza i primi stabilimenti balneari, chiusi in attesa della prossima estate. Ma un fugace colpo d'occhio allo specchietto retrovisore gli fece balzare alla vista un motocicletta di grossa cilindrata che si avvicinava sempre più. La montavano due centauri che calzavano uno strano copricapo con delle ali sagomate all'altezza delle orecchie. Il volto di Marco s'irrigidì. Aurora se ne accorse, e si voltò.
- Eccoli! sono loro: i messaggeri di Merrcurio! Accelera, Marco, ti prego!
L'acceleratore fu subito a tavoletta ma la moto, con un balzo, fu dietro di loro, pur se a distanza di sicurezza. L'uomo alla guida faceva ampi gesti per invitare il giovane alla guida dell'auto a rallentare ed a fermarsi.
Marco realizzò che la miglior strategia era di affrontarli armato della sua mazza da bésbol.
Si fermò bruscamente in vicinanza di un varco nella rete di protezione delle dune, raccolse la sua arma, ed aiutò Aurora a scendere dall'auto. Si gettarono sulla sabbia dietro una duna sormontata da un cespuglio di lentisco. Dopo una decina di secondi comparvero i due inseguitori.
- E' un essere pericoloso! Non ti far innfluenzare dal suo aspetto attraente! Ti ucciderà se non segui il nostro consiglio! Vieni fuori ed abbandonala alla sua giusta punizione. Sappi che la tua Venere ha ucciso già un uomo, e ha sicuramente intenzione di fare lo stesso con te! Vieni fuori da solo, che a lei penseremo noi. Non abbiamo niente contro di te, anzi, siamo qui per aiutarti. Va' via, e dimentica sia noi che quell'immondo essere che ti sta accanto.-
I due si mossero in direzioni diverse. Marco ne approfittò per balzare sul più vicino, e per assestargli un colpo di mazza su uno stinco. L'inseguitore cadde al suolo privo di sensi, emettendo un sordo grido.


Capitolo VII



LA VITTORIA



- Via! - gridò Marco slanciaandosi,, seguito da Aurora, verso l'apertura della rete.
Voltandosi, vide che l'altro uomo non lo inseguiva ma si fermava a soccorrere il compare. Prima di risalire in macchina, decise che sarebbe stato più prudente render loro difficile l'inseguimento danneggiando la motocicletta. Sollevatala dal cavalletto, la spinse nel fossato che correva parallelo alla strada.
Dopo una veloce manovra, l'auto riprese la strada verso Torvajanica. - Andiamo a casa mia: di sicuro noon sannno dove abito, altrimenti mi avrebbero già cercata lì -.
- D'accordo! - acconsentì Maarco. - Penso, comunque, che quei due tiipi abbbiano ricevuto una bella lezione, e non si faranno più vivi- aggiunse soddisfatto.


Capitolo VIII



IL PREMIO



Giunti a casa, Aurora face accomodare il ragazzo. Poi si diresse verso l'armadio a muro, prese un accappatoio da uomo, e lo porse a Marco.
- ...Se vuoi farti un doccia rilasssante mentre io preparo qualcosa da mettere sotto i denti.-
- Grazie. -
Programmata sull'impianto stereofonico ad alta fedeltà la riproduzione de 'La sacre du pritemps' di Stravinskij e, di seguito, del Bolero di Ravel, anche lei andò a riassettarsi.
Marco usci dal bagno sulle note dei 'Cerchi misteriosi degli adolescenti', secondo atto: 'il sacrificio'.
Lei, profumatissima, gli andò incontro.

Le note del crescendo raveliano li trovarono uno sull'altra.
Lei lo avvinghiava sempre più tenacemente... I loro corpi nudi entrarono in stretto contatto.
La lingua di Aurora si insinuò nella bocca di Marco, togliendogli il respiro. Il corpo di Aurora si aprì tutto, dalla bocca alle caviglie, inghiottendo la sua preda ancora viva, come i serpenti fanno coi roditori sulla Terra, e come le venusiane fanno con gli umanoidi in tutto il sistema solare.
Sempre che non ci sia qualche balordo mercuriano che glielo impedisca.
L'aliena aveva ormai inglobato il suo pranzo, e ne assaporava il sapore giovane.
Troppo tardi Aurora si ricordò della gemma che Marco portava all'orecchio.
Anche stavolta avrebbe avuto una digestione difficile!

Burp!

Roma, 4-9 gennaio 1995.


Gli omaggi



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Beh Vanda



Le freddure



Burp!



Grinzane



I sovrani


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