Spirito Tribale e Nuove Prospettive

 

In questi mesi il dibattito sulle prospettive di un soggetto politico popolare di liberazione antiamericanista che sappia indirizzare i sempre piu’ urgenti inviti a rimuovere le acque stagnanti della politica ha registrato alcuni passi in avanti ed alcuni fraintendimenti.

 

Partendo dai primi si è potuto riscontrare con piacere che esiste in Italia la possibilita’ di dare una poderosa spallata alle vetuste categorie politiche e culturali del Novecento che ancora infestano le aree che si oppongono , o che vorrebbero opporsi, alla deriva imperialista americana nel mondo.

 

Molti soggetti sembrano oramai insofferenti al richiamo dei vecchi schemi militanti che necessitano atti di fede dogmatici nei confronti di astrattismi che hanno lasciato dietro di se’ una lunga scia di fallimenti e collettivi.

 

La voglia di mettersi in gioco e di abbandonare le “tribu’” esiste ma ancora c’è molta strada da fare per portare a compimento la completa rimozione degli ostacoli di natura concettuale che impediscono ai piu’ “il salto del fosso”.

 

Le incrostazioni culturali di decenni che hanno permeato coscienze e cuori di molti, sono la cosa piu’ difficile da rimouvere ed , in molti casi, come ha dimostrato la caccia alle streghe che si è abbattuta sulla manifestazione del 13 dicembre a sostegno della resistenza irachena, trovano spazio anche presso tanti in buona fede.

 

L’identita’, il “noi”, in politica è un fattore importantissimo che condiziona molte scelte ed anche la capacita’ di ragionamento ed ha anche bisogno di un “loro” per indicare il “nemico” l’altro da se’ e non c’è nulla di piu’ facile che trascinarsi nemici inesistenti per continuare a prendersi in giro.

 

Il punto qualificante del dibattito che gli antiamericanisti hanno il merito di aver posto all’attenzione di tutti, è che il quadro politico è cambiato e che di conseguenza se si vuole essere all’altezza dei tempi, l’analisi va cambiata insieme ad un necessario mutamento del bagaglio teorico.

 

E questo il punto piu’ difficile da far comprendere, perche’ per fare questo salto bisogna anche avere la capacita’ di un analisi critica del proprio passato collettivo, di una capacita’ di “distacco” dalla “famiglia di appartenenza” tanto piu’ quando se ne colgono le pecche e le derive.

 

Alcuni erroneamente pensano, invece, di poter trasferire in un nuovo soggetto politico, popolare e di liberazione, il proprio percorso politico, non si badi bene, come personali scelte politiche, ma pensando di dover rivendicare l’ “identita’ politica” come una posizione che non si puo’ e non si deve mettere in discussione.

 

Questo tipo di impostazione oltre ad essere politicamente inutile ed improduttiva è anche dannosa perche’ impedisce di elaborare nuove strategie e nuovi percorsi che non siano la sterile riproposizione di esperienze precedenti del tutto improponibili oggi.

 

Capita, infatti, di leggere articoli interessanti e finanche condivisibili su riviste di gruppi e gruppetti che auspicano l’abbandono di una particolare tradizione politica nella pratica, ma restando ancorati con il “cuore” alle vecchie icone di riferimento. Un atteggiamento diffuso in molte aree politico – culturali che non coglie affatto l’impellente necessita’ di sgombrare la strada dalle macerie del Novecento.

 

E veniamo al dunque ; qui si tratta di dare luce ad un soggetto popolare di liberazione , quindi ad una aggregazione ampia, radicata nella societa’, inclusiva di tutte quelle correnti di pensiero che in Italia si oppongono al capitalismo ed all’imperialismo Usa: in prospettiva si tratta di unire in un medesimo soggetto chi vuole lottare su basi popolari socialiste, comuniste e nazionalitarie.

 

Qusete sono solo categorie di “riferimento” e non devono essere prese nel loro significato storico ma hic et nunc, oggi ed adesso, nel nuovo mondo unipolare e globalizzato, avendo ben presente che le storie dei filoni prima citati, possono benissimo aver avuto significati ed esiti confliggenti nel passato.

 

Non si vuole affatto in questo scritto favorire una “rimozione del passato” oppure “laceranti abiure” che non avrebbero alcun senso storico e politico, ma semmai richiamare l’attenzione sulla necessita’ di una nuova declinazione di queste categorie che non si avviti nel “purismo” ideologico senza senso , ma nella propositivita’ prospettica del futuro.

 

Mettersi in discussione, rinnovarsi, avere la capacita’ di capire ed analizzare gli scenari futuri, capire che certi concetti come l’idea di socialismo, di classe, il fattore nazionalitario, la comunita’, possono interagire virtuosamente ed alimentare un fecondo schieramento antiimperiale è un sintomo di grande intelligenza politica e non va sprecato.

 

Chi pensa di ripartire portandosi dietro tutta la zavorra del passato, nutrendosi di illusioni e romanticherie tribali, è meglio che non si cimenti neppure nell’impresa , vi sono mille e piu’ realta’ “consolatorie” di un tempo che fu che possono accoglierlo a braccia aperte nel “cimitero degli elefanti”.

 

Socialismo e Liberazione