Marxismo e Filosofia di Costanzo Preve

L’ultima fatica di Costanzo Preve intitolata “Marxismo e Filosofia” è sicuramente , a parere di chi scrive, una delle opere destinate a durare a lungo .Dico questo, perche’ era moltissimo tempo che non leggevo un libro con cosi’ molteplici spunti ed interrogativi che dovrebbero, in teoria, aprire un vasto ed articolato dibattito. Dico in teoria, perche’ proprio l’ambiente naturale al quale il libro si rivolge, il mondo politico e culturale che ancora utilizza lo strumento dell’analisi marxista del modo di produzione, secondo me , si guardera’ bene dal farlo per carenza di volonta’e paura di uscire dalle comode certezze che ne determinano a ben guardare anche la sua attuale crisi agonica. Il libro è diviso in diverse sezioni : Comunismo, marxismo e futuro, marxismo e scienza , marxismo ed etica, il marxismo e la religione , marxismo ed economia politica , marxismo ed Hegel e marxismo e post-moderno con , in aggiunta, un’analisi della globalizzazione ed i suoi oppositori. L’obiettivo del libro di Preve è ambizioso :decostruire il marxismo , soprattutto dalle “incrostazioni” derivate dalla scolastica marxista , per riproporne l’utilita’ ermeneutica, a patto che si utlizzi la categoria della “discontinuita’” tra le esperienze precedenti e l’attualita’. Proponendo ai lettori uno spartiacque tra la sinistra occidentale ed europea ormai pienamente inserita nei gangli del capitale e dell’appoggio pieno all’imperialismo statunitense, ed una visione del comunismo coerentemente legata all’antiimperialismo unito ad una filosofia dell’emancipazione umana e ad una scienza dei rapporti di produzione, l’autore gia’ nell’introduzione spazza il campo dai tuttora presenti equivoci in cui si dibattono i c.d fautori della “sinistra plurale “ o anche in seno ai movimenti no-global. Decostruire per costruire, potrebbe essere il sottotitolo di questo libro fondamentale per la comprensione dell’attualita’ e del prossimo futuro, perche’ è , invero, necessario oggi avviare un dibattito chiaro, coerente e senza infingimenti su cosa resta del marxismo in termini filosofici e scientifici .E Preve, mentre riconosce che sul piano della scienza dei modi di produzione oggi non è possibile fuoruscire dal metodo marxista senza imbattersi in un pauroso vuoto d’aria, sul piano filosofico ne riconosce l’incapacita’ a cogliere i mutamenti intervenuti in termini prospettici e teleologici. Interessante , infatti, l’osservazione che dopo il crollo “tragicomico” del “baraccone sovietico” nel 1991 il comunismo ha perso la sua capacita ’prospettica generando da un lato i “nostalgici giustificazionisti” che cercano disperatamente di aggrapparsi a cio’ che è stato , rimanendo intrappolati in una perdente riproposizione schematica del passato e dall’altra i visionari che propongono futuristiche fughe in avanti , tra i quali sicuramente il primato spetta alle teorie negriane sull’impero senza imperialismo . La condanna dell’autore verso l’economicismo e l’operaismo, due filoni che hanno fortemente condizionato la scuola marxista , è netta , cosi’ come netta è la riprovazione nei confronti della scuola materialista dialettica di memoria sovietica che ha portato ad un totalitarismo soffocante espressione di una casta di Partito riciclatasi ben presto in una cricca di riformisti mafiosi Ma la decostruzione e la critica effettuata nel libro ( alla lettura del quale rimandiamo i lettori per la necessaria visione d’insieme e per l’ottima ricostruzione in termini filosofici del pensiero marxista) non sarebbero sufficienti se non si prospettasse ai lettori anche una possibile via d’uscita dall’impasse attuale. Posto che per l’autore e ci permettiamo di dire anche per chi anima questa Rivista, occorre ricostruire un “ pensiero nuovo” che parta dal comunismo ed utilizzi uno spazio concettuale volto a dialettizzare il rapporto tra etica e marxismo. Preve chiama questo fecondo incontro “eudemonismo solidaristico” , cioe’ ricerca della felicita’ in “solido” cioe’ in “comune” con gli altri. Dal punto di vista etico questo e non altro puo’ caratterizzare il marxismo . Che cio’ debba portare sul piano politico ad una ferma ed intransigente lotta al capitalismo ed all’imperialismo rappresenta la “cartina di tornasole” per uno spazio di opposizione che nel mondo è molto variegato e che coniuga nelle lotte di liberazione nazionalitaria, fattori religiosi, identitari e di classe senza necessariamente stabilire delle categorie gerarchiche gradite ad un marxista occidentale, ma cionondimeno fondamentali per un progetto antiimperialista complessivo. Perche’ anche su questo punto il libro di Preve mette il dito sulla piaga di un un marxismo che benche ‘ rappresentato in modo “universalista” tradisce nei suoi esegeti europei , un malcelato “occidentalismo” da esportare secondo i parametri economicisti introiettati in Occidente e che si pretendono essere validi in tutto il mondo. Continuando di questo passo e con questi metodi di lettura non restera’ neppure una lotta di liberazione antiimperialista nel mondo che possa contenere al suo interno una componente comunista e le recenti vicende legate allo scioglimento di Batasuna con il conseguente “pilatesco” se non quando complice atteggiamento della sinistra no global europea ne è un segnale inquietante e premonitore. Alcune conclusioni politiche tratte dal libro di Preve si impongono :il “movimento dei movimenti” o se preferite l’area no-global è il luogo naturale dove una forza politica antagonista deve saper operare ma senza farsi soverchie illusioni sia per la confusione culturale e politica che vi esiste all’interno, sia per la presenza di (auto)rappresentanti eletti dal circo mediatico e contigui alla piu’ becera socialdemocrazia mondiale . Un'altra conclusione che si puo’ trarre è che o si avvia un dibattito serio su cosa è successo in ambito marxista e comunista dal novecento ad oggi, senza isteriche abiure ne’ camuffamenti tattici o sterili riproposizioni, oppure tutti i tentativi di riavviare un chiaro progetto anticapitalista ed antiimperialista naufragheranno in progetti di corto respiro, buoni al massimo per qualche manifestazione di piazza. Quanto al ruolo del PRC oggi esso è completamente subalterno allo stravolgimento tatticista operato della teoria leninista dell’alleanza di classe ( sic!)oggi guidato dai settori ulivisti della sinistra imperialista e naviga a vista condizionato dalle teorie negriane sul prossimo avvento del “comunismo grazie alla globalizzazione:”. In cio’ riproponendo la tesi di Negri dell’operaismo che oggi sostituisce all’operaio massa, poi divenuto sociale, il general intellect marxiano identificato o (sovrapposto?) con le sterminate masse diseredate del mondo globalizzato. Insomma, non c’è che dire, il panorama non è certo esaltante, ci vorrebbe un fronte nazionale antiimperialista di liberazione nel quale l’alleanza di classe fosse guidata dai lavoratori, inclusa la piccola e media borghesia schiacciata dalla fase capitalista, ma questo in Italia è molto di la’ da venire….e comunque è il contrario di quello che sta facendo il PRC, ruota di scorta della nuova borghesia globale composta di girotondari, sindacalisti in pensione e “nani moretti” vari. Terminerei, a proposito, con un’acuta citazione finale di Preve stesso” se qualcuno pensa di avvicinare la rivoluzione mondiale , identificata con il movimento antiglobalizzazione come nuova forma del comunismo del terzo millennio , con un’alleanza elettorale di servizio con l’Ulivo , la forza imperialista della guerra del 1999, lo pensi pure……è del tutto evidente che queste posizioni non possono essere un’alternativa storica cosi’ come non lo puo’ essere chi subordina ogni strategia e tattica politica all’ennesima ricostruzione mitologica di una salvifica Quarta Internazionale. E’ allora necessario non perdere il possibile ottimismo strategico, sia pure non a breve termine, ma tenersi accuratamente fuori da questo impasto di illusioni, opportunsimi e dilettantismi. Il messaggio è chiaro, la via indicata anche, ognuno faccia quello che puo’ e quello che deve e soprattutto si appresti a dare il suo contributo a cercare nuove vie da percorrere se vorra’ evitare “minestre riscaldate” al posto di un nuovo pensiero antagonista.