LA TRAGICA GUERRA SOLITARIA DEI PALESTINESI

Questo testo è frutto della rielaborazione aggiornata di un articolo pubblicato sul settimanale piemontese "Monviso" l'8 settembre 2001. Il conflitto tra Israeliani e Palestinesi è ormai diventato guerra aperta. Il regime sionista non si fa più scrupolo nell'utilizzare carri armati, elicotteri e aerei da combattimento contro fedayn e miliziani islamici a malapena equipaggiati con armi leggere. E' chiaro che si tratta di una lotta impari, ma ciò che più stupisce è la distanza del mondo arabo dalla tragedia palestinese. Gli ultimi massacri avrebbero dovuto indurre i governi dei paesi arabi più intransigenti (Libia, Siria, Sudan) ad intervenire militarmente contro Israele. E invece niente! Né Tripoli, né Damasco, né Khartoum hanno osato minacciare apertamente Israele. L'unico governo arabo che, in modo concreto, aiuta i rivoltosi è quello iracheno di Saddam Hussein. Nei mesi scorsi, l'Iraq ha fatto pervenire ai fedayn diversi carichi di armi penetrati in Palestina grazie all'aiuto dei contrabbandieri giordani ed egiziani, mentre decine di volontari iracheni del partito socialista Baath stanno combattendo a fianco dell'Intifada dopo essere riusciti ad entrare clandestinamente nel Paese. Sono di questi ultimi giorni le notizie delle ulteriori iniziative prese da Saddam Hussein: il blocco delle esportazioni di petrolio all'Occidente e lo stanziamento di 10 milioni di Euro come donazione per incoraggiare la resistenza. L'Iraq ovviamente non può fare di più, essendo sotto embargo e sotto la costante minaccia aerea delle truppe di occupazione anglo-americane stanziate nel Golfo Persico. Ma perché gli altri Stati arabi non si coalizzano per intervenire contro Israele? Essenzialmente perché temono le ritorsioni armate sioniste e soprattutto la "mano dura" degli Usa, i quali non esiterebbero a ridurre come hanno ridotto l'Iraq qualunque Paese arabo osasse intervenire direttamente nel conflitto. Eppure l'Iraq, sottoposto da 11 anni ad un embargo totale e a bombardamenti pressoché giornalieri, continua a resistere all'aggressione, dimostrando agli altri popoli arabi un eroismo autentico. Perché i governi di Siria, Libia e Sudan non prendono esempio dai fratelli iracheni? E' vero che Israele e Usa, militarmente, sono fortissimi, ma è anche vero che se tutti gli Stati arabi unissero le loro forze armate contro Israele si aprirebbero scenari in grado di condurre alla soluzione della questione israelo-palestinese. Il fatalismo e la paura, invece, predominano fra i capi di Stato arabi. Nel frattempo i rivoltosi palestinesi della Jihad Islamica, di Hamas, del Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina, di Al-Fatah, delle altre organizzazioni della Resistenza palestinese continuano a morire, e oggi insieme ad essi bambini, donne, vecchi., per la loro terra contro l'oppressione dell'invasore sionista. Quando il mondo islamico si sveglierà dal suo torpore fatalista, che cosa accadrà? La lotta del popolo arabo di Palestina è a tutti gli effetti una lotta anticolonialista e antimperialista, che deve essere sostenuta da coloro che si battono per la giustizia, la pace e il comunismo. Ma vano sarà ogni sforzo internazionale se i popoli arabi per primi non si muoveranno in difesa dei loro fratelli palestinesi in una dura lotta contro il regime di occupazione sionista.

Fabrizio Lagger

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