Antimericanismo ed Antifascismo
Nel mese di giugno si è svolto a Firenze un partecipato
Convegno sulla base di un’ipotesi affascinante : quella di raccogliere il
diffuso senso di disgusto per l’ennesima guerra di aggressione statunitense e
per verificare , sulla base di un Manifesto redatto da Costanzo Preve,
l’esistenza delle condizioni per la costituzione di un soggetto di resistenza
all’imperialismo americano in Italia.
Persone di diversa provenienza culturale e politica si sono
ritrovati uniti dalla consapevolezza di dover tentare , dopo aver individuato
in modo inequivocabile il nemico, di centrare il proprio operato politico e
culturale sullo spartiacque dell’adesione o meno ai valori dell’Impero a stelle
e strisce.
L’operazione è ardua e difficile, poiche’ le vecchie
categorie del politico, sono sempre in agguato per riportare il dibattito sul
vieto schema della dicotomia destra/sinistra
e sulla riproposizione di vetuste analisi della realta’ che non reggono
al vaglio della realta’, ma siamo sicuri che questa sia l’unica strada
realisticamente percorribile e che
quindi vada intrapresa senza velleitarismi, ma con il necessario impegno.
Le reazioni non si sono fatte attendere e siamo sicuri che
ve ne saranno di piu’ virulente con il progredire del progetto
antiamericanista, ma val la pena di
analizzarne i contenuti che variano ovviamente dai classici veti pregiudiziali
, tipici di certi ambienti della “sinistra” a goffi tentativi di plagio da
parte dei rimasugli dell’estrema destra, antaimericana , ma ancora legata alla
nostalgia neofascista.
A sinistra lo sconcerto era prevedibile : dopo anni di
stallo del dibattito che non fosse legato alla riproposizione del determinismo
economicista nelle sue varianti no - global
che hanno ricevuto nuova linfa e nuovi indirizzi dal pensiero di Toni
Negri non ci si poteva aspettare un'altra reazione.
Il “continuismo” legato alla storia degli anni settanta ,
orfana della classe intermodale rappresentata dalla deludente classe operaia,
lascia il posto a “moltitudini” che oscillano tra istanze petizionistiche come
la Tobin tax e velleita’ protestatarie indirizzate contro non meglio precisati
“potenti del mondo” che rendono molto difficile, l’individuazione del pericolo
reale e non immaginario rappresentato dall’Imperialismo Usa.
Non a caso il “movimento dei movimenti” terminata la parte
ufficiale del conflitto in Irak, ha ammainato le bandiere ed ha subito
riproposto il ritornello rituale delle contestazioni ai Vertici del Wto, dell’Unione
europea , cose sacrosante, per carita’, ma che fanno capire come sia difficile
per il movimento legare questa politica alla contestazione dei progetti di
dominio Usa.
L’antiimperialismo a sinistra o viene considerato una
categoria arcaica e quindi snobbato oppure viene utilizzato con uno strano
adattamento della realta’ al pensiero riassumibile nella formuletta magica
“tutti gli Stati sono imperialisti” che è l’equivalente del piu’ volgare “tutte
le vacche di notte sono grigie” .
La conseguenza di tali ragionamenti è che chiunque osi
mettere in discussione queste affermazioni in palese contrasto con la realta’
che abbiamo sotto gli occhi ,che ci indica una superpotenza imperiale ed una
serie di Stati-nazione che si dividono in vassalli o aspiranti, ma solo
aspiranti, concorrenti , viene tacciato di essere un “nazionalista “ o peggio
un “fascista”.
L’identitarismo “tribalista” in qualsiasi ambiente sociale e
politico consente strani connubi : consente, ad esempio, di considerare
“compagni” anche coloro che magari vent’anni fa erano rivoluzionari “duri e
puri” e che oggi sono iscritti al partito che piu’ si distingue in servilismo
verso gli Usa, i Ds, piuttosto che persone che hanno fatto un tragitto inverso
e che oggi sono sicuramente sulla sponda opposta di quella rappresentata dalla
sinistra filoimperiale .
In questo senso la ripropisizione di un “antifascismo
mistico” cioe’ sganciato totalmente dalla realta’ dei fatti, ma evocato come
potenza metafisica ogni qualvolta sia necessario chiudere gli occhi sulla
propria deriva culturale e politica , svolge correttamente la sua catartica
funzione.
Basti pensare alle assurde reazioni alle dichiarazioni su
Mussolini di Berlusconi che hanno ricompattato magicamente un’area di pensiero
che va dalla Margherita ai piu’ agguerriti marxisti-leninisti, per capire
quanto l’uso dell’”immaginmario” abbia piu’ valenza di una seria ed accurata
analisi politica della realta’.
Tra l’altro va registrato con malcelato sdegno che nessuno a
sinistra ha osservato che le dichiarazioni di Berlusconi piu’ che aiutare un
improbabile rigurgito “fascista” in Italia sono servite a giustificare l’aggressione anche da parte
dell’Italia, all’Irak , con l’invio di truppe che attualmente occupano quel
paese, perche’ è chiaro o dovrebbe esserlo ad ogni persona raziocinante che
l’intento del Berlusca era quello di dipingere Saddam Hussein come il “diavolo”
in persona, perche’ la guerra all’Irak è in pieno svolgimento mentre il
fascismo è morto nel 1945 e non costa nulla dargli una seppur postumo benevolo
giudizio.
Ma a sinistra non si è colto il problema dell’intervento
questo si’ “fascista” in Irak, ma solo la lesa maesta’ del Totem, il quale si
sa piu’ lo si evoca e piu’ resta fermo e immobile.
Questo tipo di antifascismo buffonesco che unisce i piu’
strenui difensori degli Usa in questo paese, non solo non riesce a distinguere
le dinamiche in corso, ma svolge oggettivamente la funzione di depotenziare
ogni rinnovamento, in senso rivoluzionario, di quei settori antiimperialisti
che hanno compreso il giochetto , e che se non vogliono perire in un abbraccio
indistinto e mortale con i Rutelli, i D’Alema , i Bertinotti, devono parlare
con chiarezza e rifiutare di farsi ingabbiare in queste logiche da operetta.
D’altro canto, bisogna sottolineare, con forza, che non si
puo’ oggi essere antifascisti senza essere antiamericani cosi’ come non ci si
puo’ dichiarare fascisti ed antiamericani.
Introduco questo sillogismo perche’ noto da vari ambienti
della “destra radicale” tentativi di appropriarsi della lotta antiimperialista
ed antiamericana, usando un linguaggio e dei temi simili a quelli adoperati nel
progetto antiamericanista.
Su questo punto si deve essere chiari : nessuno, men che
meno dalle colonne di questa Rivista ,nega il diritto alle persone di buona
volonta’ e in buona fede di compiere un percorso politico che li porti a
condividere contenuti che un tempo sembravano lontani e distanti, per
formazione culturale, per le temperie della vita, per storie personali o altro, ma questo richiede anzitutto
chiarezza nei propri riferimenti culturali e politici attuali.
Le operazioni di maquillage
alle quali stiamo assistendo da
parte di gruppi che si definiscono ancora “fascista” nonostante sia per
noi incomprensibile solo l’adoperare un tale termine, ci inquietano e non ci
piacciono .Per vari motivi: il primo è che l’uso strumentale di certi contenuti
antiimperialisti ed antiamericani continuano ad essere legati a concezioni
elitarie, organiciste e reazionarie che
poco hanno a che vedere con un’ottica autenticamente egalitaria e democratica.
Non solo, la retorica dell’ ”Europa “ come contraltare
imperialista degli Usa è un argomento estremamente pericoloso se non la si
colloca nell’unica ottica accettabile, quella della osservazione della
contraddizione interimperialistica foriera di momenti di crisi nell’attuale
panorama di dominio mondiale , e rischai di essere la prossima mossa di alcuni
circoli dominanti europei che potrebbero essere tentati di “cavalcare la tigre”
sempre a scapito della classe dominata.
Il nazionalismo dell’estrema destra va rifiutato in toto,
senza attenuanti, anche perche’ ripropone velleita’ revanchiste legate alle
esperienze imperialiste del fascismo e del nazismo .
Cio’ non vuol dire avallare in nessun modo un
“antifascismo” di stampo frontista e
filoamericano, ma saper collocare le cose al proprio posto, sapere chi si batte
per la liberazione socialista del mondo e dei rispettivi popoli e chi, invece,
vive nella speranza mai sopita di donare un nuovo ruolo imperialista con
l’Europa al posto degli Usa , chi si batte perche’ i lavoratori di tutto il
mondo siano i protagonisti della loro vita e chi continua a sognare “comunita’
di sangue e suolo” chiuse e conculcate dai dettami prescrittivi di uno Stato
totalitario, chi desidera fratellanza ed eguaglianza tra gli uomini e chi si
ostina ad immaginare supremazie razziali di ogni tipo.
Con chi si ostina a proporre certi temi, non puo’ e non deve
esserci nessuna collaborazione, ma solo aperta ostilita’ ed in questi contenuti
sta la differenza tra un vero antifascismo attuale ed utile e quello agitato
strumentalmente dagli zerbini dell’Impero.
Questa Rivista sara’
una barriera contro chi straparla a
vanvera all’estrema destra dell’
”unione degli opposti” , tentativo che va immediatamente e con vigore rimandato
al mittente, perche’ un progetto antiamericano si puo’ formare solo con
l’aperta ed inequivocabile accettazione di un antiimperialismo coniugato alle
piu’ avanzate istanze di liberazione sociale dell’Uomo , contro ogni forma di
esperienza colonialista e di sfruttamento e quindi a maggior ragione rifiutando
in toto il fascismo ed il suo lascito deleterio.
Socialismo e Liberazione