Appunti per i Lettori



L'Ambone, il "luogo della parola", della chiesa di San Marco

LA PAROLA DI DIO NELLA CELEBRAZIONE LITURGICA

La Costituzione sulla Liturgia del Concilio Vaticano II sottolinea chiaramente le motivazioni che stanno alla base della Liturgia della Parola. Vi si dice infatti che "Cristo è presente nella sua Parola, in quanto è Lui che parla quando nella Chiesa si proclama la Sacra Scrittura". E' questa una affermazione molto vigorosa che evidenzia la serietà del ministero esercitato dal lettore. Ed è anche una affermazione molto audace, se si pensa a tutto quello che si dovrebbe fare per raggiungere pienamente lo scopo: cioè fare in modo che il testo scritto diventi Parola viva di Cristo che parla agli uomini e alle donne radunati nel suo nome.


COME PROCLAMARE LA PAROLA DI DIO

La lettura (o, meglio, la proclamazione) in pubblico è il risultato di due operazioni che tutti facciamo normalmente: leggere e parlare. Il carattere pubblico della lettura, però, richiede che siano rispettati alcuni principi:
- non si legge in pubblico come si legge per proprio conto un giornale o un romanzo;
- non si parla in pubblico come si fa in una conversazione fra due o tre persone. A queste osservazioni, che valgono per qualsiasi lettura in pubblico, se ne aggiunge un'altra che è caratteristica della proclamazione dei testi biblici in una celebrazione: come abbiamo detto prima, è Cristo "che parla quando nella Chiesa si proclama la Sacra Scrittura". Che il Signore parli nell'assemblea dipende dunque, almeno in parte, dal modo con cui il lettore svolge il proprio compito. Un teologo tedesco (D. Bonhoeffer) scriveva: "Ci si accorgerà presto che non è facile leggere la bibbia agli altri. Più l'atteggiamento interno verso il testo sarà spoglio, umile, obiettivo, più la lettura sarà adeguata... Una regola da osservare per leggere bene un testo biblico è di non identificarsi mai con l'io che vi è espresso. Non sono io ad irritarmi, a consolare, ad esortare, ma Dio. Certo, non si deve leggere il testo con tono monotono e indifferente; al contrario, lo leggerò sentendomi io stesso interiormente impegnato e interpellato. Ma tutta la differenza fra una buona e una cattiva lettura apparirà quando, invece di prendere il posto di Dio, io accetterò semplicemente di servirlo. Altrimenti rischio ... di attirare l'attenzione dell'uditore sulla mia persona e non sulla parola: è il vizio che minaccia ogni lettura della bibbia". Per questo, vengono proposte alcune note che intendono essere solo un piccolo aiuto fraterno per la proclamazione delle letture nella Liturgia della Parola.


PREPARAZIONE PRECEDENTE

Per potere esercitare efficacemente il ministero di lettore, sarebbe opportuno preparare con un certo anticipo le letture della domenica.
Ricordiamo che è sempre preferibile, quando si può, preparare le letture sul Lezionario (cioè il libro che contiene le letture da proclamare) o su fotocopie di esso:
- prima di tutto, perché è quello il libro che verrà usato; in questo modo si eviteranno possibili sorprese tipografiche (ad es. parole differenti tra le varie edizioni della bibbia o dei testi liturgici);
- in secondo luogo, perché la disposizione tipografica del Lezionario è stata adottata in funzione della lettura in pubblico (ad es. sono presenti degli spazi che corrispondono a delle pause da rispettare).

· Il lettore dovrebbe in primo luogo leggere i testi (non solo la lettura che si prevede di proclamare) per capirne il significato e conoscere il contesto della celebrazione in cui sono inseriti. Ad esempio, il senso della prima lettura è sempre collegato con quello del brano di Vangelo e la colletta (cioè la preghiera iniziale che segue il canto del Gloria e precede immediatamente la Liturgia della Parola) esprime il motivo dominante della celebrazione. A questo proposito, nella nostra parrocchia ci ritroviamo in chiesa il venerdì dalle 18:45 alle 19:30 per aiutarci insieme a preparare le letture.

· La tappa successiva dovrebbe consistere nel cercare le parole chiave ed eventualmente anche la frase più importante che la proclamazione dovrà mettere in evidenza. Come si potrà notare, nel Lezionario, subito prima del titolo della lettura, c'è una frase in corsivo che riprende il versetto considerato più significativo (ovviamente è solo una indicazione, per cui si possono operare anche scelte differenti).

· Poi il lettore dovrebbe leggere diverse volte il testo ad alta voce. Solo così, infatti, ci si può rendere conto di un gran numero di difficoltà. Ad esempio le parole "Nabucodonosor" e "Tessalonicesi" sono facili da leggere mentalmente, ma difficili da proclamare!


LE PAUSE

Durante la sua preparazione, il lettore potrà individuare anche le pause lunghe, medie e brevi che si devono fare durante la proclamazione. Queste pause possono essere segnate tracciando una o più barrette con la matita nel punto opportuno sulle fotocopie (come si può osservare nelle fotocopie allegate). Ad esempio potremmo dire che
- tre barrette corrispondono a una pausa lunga (come si può avere dopo la proclamazione del titolo della lettura e alla fine della lettura, prima di 'Parola di Dio');
- due barrette corrispondono a una pausa media (come si può avere alla fine di una frase o quando c'è uno spazio in bianco nel Lezionario);
- una barretta corrisponde a una pausa breve. (Ovviamente ogni lettore può usare i mezzi che preferisce!). Si può restare sorpresi per l'abbondanza e per la durata di queste pause. Ma esse sono necessarie! E' appunto durante queste pause che l'ascoltatore comprende, perché i suoni che giungono alle sue orecchie hanno il tempo di arrivare al cervello e di assumere un significato. I silenzi nel corso di una lettura permettono a chi non legge di comprendere ciò che ascolta. Il lettore deve sempre tener presente che se lui ha il testo sotto gli occhi, non l'ha invece chi ascolta. Vi sono delle pause nette in cui la voce si dovrebbe arrestare del tutto: ciò avviene ad esempio ogni volta che c'è un segno di punteggiatura o per evitare una 'fusione' tra due parole (ad es.: " Allora/ il Signore…"). Altre pause che si dovrebbero osservare si hanno quando c'è motivo di trattenere più a lungo la voce su una sillaba, come nel caso della parte finale delle parole (ad es.: " Il Signore gli aveva…"). Si dovrebbe fare sempre una pausa breve davanti ad una parola che si vuol mettere in evidenza, invece di calcare la voce (ad es.: " proclamando:/ "Il Signore... "). Si dovrebbe fare pure una pausa breve davanti a:
- un verbo, soprattutto di azione (ad es.: " Il Signore/ scese ");
- una quantità espressa da un numero (ad es.: " Erano/ quarantaquattromila");
- le parole o espressioni di passaggio: /ora, /dunque, ecc. Ricordiamo infine che vi sono pause sintattiche che vengono stabilite in base alla sintassi della frase (cioè alla 'struttura' della frase) e pause espressive che invece non sono soggette a regole precise ed il cui uso è a discrezione del lettore.


IL RITMO

Le frasi di un testo hanno un ritmo che il lettore dovrebbe saper rendere. Si tratta del modo in cui viene regolata la successione delle sillabe e delle parole. Per rendere bene il ritmo di una frase, è necessario aver stabilito in precedenza tutte le pause. In alcuni casi, inoltre, si tende a leggere troppo in fretta. Ricordiamo che chi ascolta ha bisogno di tempo per poter organizzare i suoni che sente in una frase dotata di senso. E questo dipende dalle pause e anche dalla velocità con cui si parla. La velocità, in particolare, dovrebbe essere decisamente più lenta che nella comune conversazione. Il lettore incomincia a leggere alla giusta velocità quando ha l'impressione di essere così lento da sembrare ridicolo! La velocità dovrebbe variare leggermente secondo la dimensione dell'edificio in cui si legge (più l'edificio è grande, più la lettura dovrebbe essere lenta, a causa della distanza che la voce deve percorrere, anche se la sonorizzazione è eccellente). La velocità dovrebbe variare anche secondo il 'tipo' di testo che si legge (ad es. un salmo dovrebbe essere letto più lentamente del racconto del passaggio del Mar Rosso). Quando c'è un rumore che disturba (aereo, porte, bambini, sirene dei pompieri o della polizia) bisognerebbe semplicemente interrompere la lettura finché il rumore sia cessato.


IL VOLUME

Nella lettura in pubblico si dovrebbe parlare con un volume più alto di quello che si usa nella comune conversazione: bisognerebbe parlare ad alta voce, un po' come quando si è in collera.... ma senza esserlo! Inoltre bisognerebbe parlare spingendo la voce "in avanti", cioè non si dovrebbe trattenere il suono della voce in fondo alla gola, ma al contrario proiettarlo lontano, davanti a sé, come quando si chiama qualcuno che è lontano. D'altra parte, in pubblico, bisognerebbe sempre parlare rivolgendosi alle persone che sono più lontane.


L'INTONAZIONE

Si dovrebbe evitare la cantilena che ricorda il modo di recitare le poesie. D'altra parte si dovrebbero evitare anche gli sbalzi eccessivi dei toni. Si tratta piuttosto di trovare un'intonazione abbastanza sobria quanto alle variazioni, ma molto sostenuta ed interiore. Capita spesso che le vocali o addirittura le sillabe finali di una parola non vengano pronunciate chiaramente, soprattutto se si è al termine della frase; succede così che si sente 'Cris' invece di 'Cristo', o 'Signo' invece di 'Signore'. Contrariamente a quanto si pensa e si fa abitualmente, infatti, la finale di una frase non è quasi mai caratterizzata da una caduta della voce, ma dal mantenimento della stessa intonazione fino al punto fermo!


IL COLORE

Il lettore che proclama la Parola di Dio non dovrebbe esimersi dal 'dare colore', cioè dall'interpretare la lettura: l'importante è farlo nel modo giusto, con un estremo senso della misura. Non si dovrebbe né leggere in modo piatto (come se non ci interessasse ciò che leggiamo), né eccedere nel colore (per il solo timore di essere monotoni o per voler dare un'interpretazione troppo personale): non dobbiamo dimenticare che la Parola che leggiamo è di Dio, non nostra.


IL COMPORTAMENTO

Il comportamento del lettore incomincia nel momento in cui ci si sposta verso l'ambone (cioè il luogo da cui si proclamano le letture). Non si dovrebbe partire dal proprio posto prima che sia concluso ciò che precede (orazione, lettura o canto)! Uno spostamento calmo prepara l'uditorio ad ascoltare con attenzione. Arrivato all'ambone, il primo gesto del lettore dovrebbe essere riservato al microfono: quando è necessario lo si regoli alla propria altezza. Il secondo gesto dovrebbe essere per il Lezionario (il libro): ci si dovrebbe assicurare che sia aperto alla pagina giusta. A questo punto il lettore si dovrebbe mettere nella posizione di lettura: diritto, la testa alta perché la voce arrivi bene, le mani posate ai lati del libro o del leggio o tenute in basso (non in tasca).

Ancora qualche consiglio.
- Non si deve dire: " Prima lettura ", " Salmo responsoriale ", " Seconda lettura " ma si inizia subito con l'annuncio della lettura (ad esempio " Dal libro del profeta Isaia ").
- Quando alla fine delle letture si dice: " Parola di Dio ", bisognerebbe fare uno stacco, cambiare tono e mettere in evidenza le parole " di Dio ", in modo da suscitare la risposta dei fedeli.
- Terminata la lettura, prima di allontanarsi, il lettore dovrebbe fare una breve pausa, attendere la risposta dell'assemblea (cioè "Rendiamo grazie a Dio" e non scappare subito via come alla fine di un compito sgradevole.

a cura di Claudio Secchi