ottobre 2001 IL PARTITO DEI CONDONI SU MISURA
di CURZIO MALTESE
(fonte: repubblica.it)
A ciascuno la sua guerra. Quella del governo italiano è
contro i magistrati e non contempla pause religiose. Al ministro Frattini di Forza Italia
non è piaciuta la contestazione da parte dei pm milanesi alla legge sulle rogatorie,
giudicata in contrasto con le convenzioni internazionali. «Il compito dei magistrati è
applicare la legge, non discuterla ha ammonito Frattini questa è una
ribellione». Per la verità, il dovere dei magistrati, da che esiste il diritto, è di
interpretare le leggi prima di applicarle. Quindi i pm milanesi stanno facendo il loro
mestiere, segnalando una contraddizione grave con i trattati internazionali. Il ministro
della Funzione Pubblica esorbita dal proprio, sconfina nel terreno altrui e in definitiva
risulta il vero "ribelle".
Ma poi la questione sollevata dai pm milanesi è tanto grave e seria da meritare ben più
che un pugno sul tavolo del governo e il solito populismo televisivo, È la questione del
livello di legalità della nuova Italia e della sua compatibilità con quello della
comunità internazionale.
Oggi è il pool milanese a porla ed è facile prevedere, in un'Italia dove ormai si sono
rovesciati i sentimenti su guardie e ladri, che l'opinione pubblica rimarrà indifferente
o conquistata dalla propaganda a senso unico. Ma all'estero, dove i giornali e le tv del
presidente non arrivano, il "caso Italia" e la questione della legalità sono
visti con crescente preoccupazione, non solo dalla stampa ma dalle cancellerie d'Europa.
Lo si è visto in questo mese di guerra. A parte le gaffes di Berlusconi sull'Islam,
all'estero non preoccupano le sparate xenofobe della Lega, le marce pacifiste e tanto meno
lo sventolar di bandiere stelle e strisce negli Usa Day alle vongole, insomma le
chiacchiere belliche. Lo sguardo sull'Italia è concentrato su atti concreti della
maggioranza. In particolare, sull'approvazione di una serie di leggi anomale, senza
precedenti all'estero, che rischiano di trasformare l'Italia in un Far West capitalistico,
un ibrido fra una grande potenza e le isole Cayman.
Proprio quando, sulla spinta dell'emergenza terroristica, le nazioni del G8 si pongono
l'obiettivo di chiudere i paradisi fiscali. Le leggi in questione sono tre, riforma del
falso in bilancio, rogatorie e ora il provvedimento sul rientro dei capitali all'estero.
Si tratta di un provvedimento ben studiato, nel senso che appare innocuo o inutile. Nel
mondo globalizzato il reato di esportazione non esiste più da un pezzo. Qualunque
cittadino italiano o straniero può far rientrare in Italia i suoi capitali con un fax. A
che serviva una legge? Qualcuno ha cercato di capirlo leggendo in controluce le norme. E
ha scoperto che non sono affatto innocue. Nella migliore delle ipotesi si tratterebbe di
«un condono fiscale mascherato», come scrive l'ex ministro delle Finanze Visco. Nella
peggiore, di un "riciclaggio di Stato".
La vera novità è che non si fanno tante distinzioni fra capitali leciti e illeciti.
Nella pratica l'evasore totale come il corrotto, il sequestratore come il trafficante
d'armi o di droga, tutti quanti possono far spuntare di colpo capitali sospetti e
garantirsi così uno "scudo fiscale", ovvero un maxi condono a prezzi
stracciati. Chi ha avuto, ha avuto eccetera.
Ma su questa strada di Pulcinella non ci attendono montagne di maccheroni, bensì la fuga
(vera) degli investitori stranieri. Una legge impresentabile, come comincia a capire anche
la maggioranza, che ora corre ai ripari con gli emendamenti. Chi conosce gli affari del
presidente sa collegare le "leggi speciali" su falso in bilancio, rogatorie e
capitali all'estero con gli interessi delle aziende di Berlusconi, che sono sotto processo
per falso in bilancio e sospettate dal rapporto della Kpmg di detenere ben 64 società off
shore. Se passa il combinato disposto delle tre leggi, tutti e sei i processi che vedono
ancora Berlusconi e soci imputati potrebbero venire azzerati. Un obiettivo essenziale per
il presidente, che può presentarsi come martire del giustizialismo in un'Italia disposta
a credergli sempre, ma non può più permettersi di veder condannati altri suoi compagni
d'affari e di politica. Ieri Dell'Utri e Berruti, domani Previti.
Ma mettiamoci nei panni di chi guarda a queste vicenda da lontano. Come appare la nuova
Italia? Un paese che legalizza il falso in bilancio, che respinge le prove offerte dai
magistrati stranieri e dove riciclatori ed evasori vengono riabilitati all'onor nel mondo.
Un paese dove un gruppo di presunti terroristi islamici può chiedere, legge sulle
rogatorie alla mano, l'annullamento del processo.
Che dite, è una nazione della quale fidarsi, un posto sicuro per investire? Già l'Italia
non parte da una consolidata fama di limpidezza e rigore. Le ultime classifiche sul grado
di trasparenza ci davano al trentanovesimo posto nel mondo, superati da tutta Europa ma
anche da Marocco, Malaysia, Namibia e Botswana.
Se esistessero dei parametri di Maastricht della legalità l'ex "culla del
diritto" ne sarebbe già abbondantemente fuori. Ma anche così, il danno è enorme e
non solo d'immagine. Il governo risolverà in fretta i suoi affari, ma l'Italia rischia di
retrocedere in una serie B dalla quale ci vorranno anni per risalire. I segnali
dall'Europa non sono già evidenti?
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