settembre 2001

 

IL DOTTOR CAVILLO

di FRANCESCO MERLO

(corriere della sera)

Quel che sta succedendo in Parlamento a proposito delle norme sulla convenzione italo-svizzera forse riguarda in qualche modo la civiltà del Beccaria e il garantismo, ma certamente eleva Cesare Previti al rango di genio, lo consacra come grande avvocato d’Italia, il primo a fare del Diritto l’asino che si attacca dove vuole il padrone; e legittima questa nuova figura tutta italiana del «colpevole» al quale non si può più rimproverare nulla, dell’avvocato e imputato e politico che più rompe i lacci della legge e più corrompe la propria immagine, più si libera e più si lega, più si sbroglia e più si imbroglia. Già vincente sul piano processuale attraverso una sapiente tecnica di dilazioni, di trucchi legali, di espedienti formali, l’avvocato Cesare Previti sta infatti per vincere anche sul piano legislativo perché la maggioranza di governo vuole approvare stamattina alla Camera una norma destramente retroattiva che alla fine lo libererà dallo spettro del giudizio. Azzererà infatti il suo processo più difficile e più infamante, quello delle toghe sporche, quello dove l’avvocato di Berlusconi è accusato d’avere corrotto i magistrati, che è il reato più incivile.

E’ una pratica da Paese sottosviluppato ed è un’ignominia soprattutto per gli uomini di Diritto che si trovano a rappresentare una Legge in vendita, non più sacerdoti della civiltà giuridica ma mercanti nel tempio, primi nemici politici contro cui si scagliò Gesù Cristo.
Si può discutere se sia opportuno rendere più complesse e più garantiste le rogatorie internazionali, se sia il momento di farlo, se sia un atto di giustizia o se sia invece un regalo alla filosofia del cavillo, se sia in sintonia con Bush e con la lotta al terrorismo planetario. Di sicuro, grazie al carattere retroattivo della norma, il Parlamento «libererà» Previti e con lui Pacifico, Squillante, Acampora e tutti gli altri imputati, fino a Silvio Berlusconi che è legato a Previti come il secchio lo è alla corda.

E ancora una volta l’avvocato Previti allontanerà quel giorno del giudizio che un innocente dovrebbe sempre agognare. Invece Previti è un perpetuo motore all’inseguimento della prescrizione del reato, che è la liberazione da un’accusa senza un giudizio, senza un processo, senza una sentenza. Ci chiediamo: è giusto che il Parlamento italiano si comporti come un avvocato difensore e utilizzi la corda della legge per impiccare la legge? E’ vero che ieri in Aula il governo è stato battuto in una votazione a scrutinio segreto. Ma nel Paese di Machiavelli e dei ribaltoni nazionali e internazionali, dei cambiamenti di alleanza sia in in guerra e sia in pace, è difficile immaginare che i ventisette franchi tiratori abbiano avuto un sussulto etico e si siano fatti guidare dalla morale e non dalla politica votando, di nascosto ma nobilmente, contro la propria maggioranza, contro se stessi, contro gli interessi del loro capo, che è anche il capo del governo. Più probabilmente, gli alleati hanno voluto ricordare a Berlusconi che egli non è il signore assoluto, l’autocrate, l’unico padrone della Casa delle Libertà. Se fosse stato uno scatto virtuoso, nobile e probo quel voto, infatti, non sarebbe stato concesso di nascosto, perché i nascondigli e i segreti non proteggono la moralità ma l’immoralità, custodiscono gli atti indecenti e non quelli decenti, tutelano la volgarità e non l’eleganza.
Il voto segreto nel Parlamento italiano non ha mai liberato le coscienze ma ha sempre alimentato transazioni d’affari ed è dunque probabile che anche questa volta si tratti solo di baratti e di compravendite piuttosto che di moralità.
Non sappiamo cosa vogliano in cambio i leghisti, o gli integralisti cattolici, o gli statalisti di Alleanza nazionale. Ma di sicuro l’intera vicenda getta una luce fulgida, splendida, sui calcoli segreti e inconfessabili della compagine governativa. E’ il sole a mezzanotte che illumina tutti i conflitti di interesse di questo governo e, al tempo stesso, rilancia la dialettica hegeliana. Non si capisce, infatti, se sia l’avvocato Previti a difendere il presidente del Consiglio o se sia il presidente del Consiglio a difendere l’avvocato Previti.

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