Giappone:
modernità e tradizioni, treni proiettile e samurai, manager con il gessato e
punkabestia.
Di notte a Ginza (pronuncia Ghinza): luci colorate
dappertutto, grattacieli che sembrano alberi di natale, schermi televisivi
giganti sui palazzi che trasmettono pubblicità, folla di passanti che
passeggiano, negozi delle più famose griffe del mondo, grandi magazzini che
occupano anche due interi palazzi adiacenti collegati da un ponte aereo.
Sembra di essere in una città nell’anno 3000, o meglio
nel film “Blade runner” , anche se manca la pioggia insistente del film di
Ridley Scott. Rimango a bocca aperta, quando uscito dalla stazione della
metropolitana, mi trovo in mezzo a tutto questo. E dire che ne avevo avuto
sentore già nel sottosuolo quando in mezzo ad un fiume di gente, vestita in
tutte le maniere, dai manager in giacca e cravatta ai frikkettoni conciati
nelle maniere più futuristiche, aspettavo il treno che poi giunge con una
precisione al secondo e con la stessa precisione ci porta a destinazione. Con
le partenze e gli arrivi dei treni, metropolitane ed autobus ci si possono
regolare gli orologi. Per i bus, in caso di ritardo, una vocina alla fermata
avvisa dei minuti in più da aspettare o delle alternative da considerare per
non perdere troppo tempo. Tutto questo è impossibile nella metro o con i treni
perché il traffico improvviso li non esiste. Mi raccomando non rimanete basiti
quando il controllore o l’addetta al bar su carello nel momento di uscire dal
vagone si gira verso i passeggeri e si produce in un bellissimo inchino con
sorriso a 32 denti ? Altra cosa che colpisce subito è la pulizia. In una
citta’, che con Yokohama (la zona portuale), raggiunge 24,2 milioni di abitanti, ci si aspetta di
trovare qualche carta, lattina o mozzicone di sigaretta per terra. Nop, not
possible, non è possibile: la carta se la mettono in tasca, le lattine si
bevono in appositi luoghi dove c’è anche il posto dove buttarle, e per il
fumare è vietatissimo farlo mentre si cammina. Per terra ci sono cartelli pitturati,
che invitano a non fumare se non in appositi “smokers corner”, tra l’altro non molto frequenti, ma ben
frequentati. Le macchinette per la distribuzione delle bibite, gassate, calde e
fredde si trovano ovunque. E’ impossibile morire di sete. E va bene allora
parliamo delle automobili : sfido chiunque a trovarne una sporca o con una
righetta o altri danni alla carozzeria. Sembrano, o forse sono tutte nuove di
zecca e lucide come appena uscite dall’autolavaggio. Si però i Jap sono
rumorosi (clacson, radio ad alto volume) e indisciplinati. Di nuovo posso
negare: non si sente un clacson, il traffico è ordinatissimo e tutti gli
automobilisti sono ligi alle regole. Quasi tutte le auto a Tokyo hanno il
televisore sul cruscotto e spesso i taxisti in attesa dei clienti si vedono un
film in macchina. Nuovo stupore quando
vado a mangiare. Tutti i ristoranti hanno una vetrina con esposti i cibi
cucinati, perfettamente riprodotti in plastica,
e con il relativo prezzo ben segnalato. All’interno, il menù oltre la
descrizione in giapponese, (e chi ci
capisce!), mostra le foto a colori dei piatti, quindi la scelta del cibo è
facilitata anche per gli stranieri e gli
analfabeti del luogo. Non c’è bisogno di lasciare mance. In questo paese
le mance non vengono accettate : meglio non darle se non si vuole avere un bel
rifiuto. Civilta’ o altre tradizioni , o paese con lavoratori piu’ maturi di
quelli del terzo mondo dove se non dai la mancia ti sparano ! Il mangiare è
buono, quasi sempre a base di pesce e verdure, il pane non esiste forse
sostituito dal riso, così come non si usa lo zucchero ed i dolci. Risultato di
questa dieta, impossibile trovare un/una giapponese obeso/a. Tra le specialità
preferite, sempre rigorosamente mangiate con le bacchette, il “tempura” pesce e
verdura fritta nella pastella e mangiata immergendola in una delizosa salsetta
di soia, ed il “ramen” una minestra al brodo di verdure e con due tipi di
pasta, una piu’ grossa tipo bucatino, che risulta stracotta per il nostro
palato chiamata “soba” oppure gli “udon”, che invece risultano perfettamente al
dente e quindi molto appetitosi. Sono anche stato, ebbene si ho fatto il
classico italiano in vacanza, ma dopo
tantissimi viaggi me lo posso permettere, a mangiare in due locali di cucina
italiana, e meraviglia delle meraviglie gli spaghetti erano buonissimi ed al
dente. Fatto un po’ inconsueto al di fuori del bel paese. Anche i giapponesi
mangiano la pasta al dente. Al ristorante abbiamo anche avuto modo di osservare
due coppie molto giovani che sono arrivate, hanno ordinato, nell’attesa hanno
cominciato a giocare con il telefonino, cosi’ come fanno tutti in metro e sui
treni, hanno mangiato e se ne sono andati senza quasi rivolgersi la parola. I
rapporti tra le persone e tra i due sessi sono molto freddi e distaccati. E’
assolutamente impossibile che due sconosciuti donne o uomini abbiano il
coraggio di scambiarsi la parola in pubblico, su un metro o in un bar. I locali
tipo USA dove uomini e donne fanno amicizia qua non esistono. La privacy è
portata all’eccesso, e se aggiungiamo che pochissimi parlano un po’ di inglese
i contatti con la popolazione locale sono molto rari e difficili. Anche la
polizia è molto discreta e se c’è è in borghese perchè raramente si vedono
agenti in divisa. E anche vero che la sicurezza in una megalopoli come Tokyo è
altissima. Bisogna anche ricordare, a discapito di tante cose positive, che in
Giappone c’è una mafia potentissima che si chiama Yakuza, guarda un po’. E chi
vuole puo’ vedersi il bellissimo Kill Bill due di Tarantino per capire quanto
questi mafiosi sono cattivi ! Beh, Tarantino è molto splatter nei suoi film. Circolano
per le strade ragazze con vertiginose minigonne, eppure nessun giapponese si
gira, le guarda di sottecchi, fischia, o peggio fa apprezzamenti. Io cercavo
solo di muovere gli occhi senza voltarmi, in modo da godere della vista ma
nello stesso tempo mantenendo un atteggiamento distaccato, alla giapponese. Che
fatica ragazzi ! Alcune erano veramente da fischiare. Poi ci sono quelle che
camminano con i piedi diretti all’interno, in una maniera buffa che fa
ricordare la camminata di “una sciancata” piuttosto che di una bella ragazza.
Non abbiamo capito se hanno veramente problemi ai piedi o se per i giapponesi è
sexi vedere una donna camminare in quel modo.
Nel quartiere di Tokyo chiamato Shinginku su un ponte che porta
all’ingresso del tempio di Meiji-Jiugu ci sono ragazze vestite nelle maniere
piu’ strane ed assurde che naturalmente si fanno fotografare anche se
vorrebbero essere pagate. Molto divertente, pieno di fotografi dilettanti, e di
folla che si diverte ad osservare il passeggio ed il movimento. A pochi passi
da lì c’è poi la famosa via Takeshita Dori frequentatissima soprattutto da
giovani, dove ci sono negozietti di vestiario a prezzi accessibili e con
vestiario, scarpe ed accessori per vestirsi secondo le tribù giovanili di moda in Giappone e nel mondo. Camminare nella
via Takeshita Dori è una lotta, perché bisogna fendere la folla ed avanzare
lentamente. Stessa senzazione nella metropolitana al mattino, nell’ora di punta,
quando fiumi di impiegati corrono da un treno all’altro, senza guardare in
faccia nessuno, in silenzio, e senza puzzare di sudore come capita nelle nostre
metropolitane. Probabilmente penserete che sto esagerando e sono troppo
innamorato del Giappone, ma è la verità. Aggiungo, hanno tutti il telefonino in
mano ma non si ode uno squillo o si sente una persona urlare per parlare, e
sulla metro giocano, o chattano, o mandano Sms, ma nessuno parla al cellulare
anche perché sui treni è vietato. Qualcuno del gruppo diceva che un popolo così
ordinato ed irregimentato è pericoloso, forse sarà vero visto anche il passato
del Giappone, vedi quello che hanno combinato nella seconda guerra mondiale, ma
sicuramente in una situazione così si vive molto bene, anche a detta dei
compagni di viaggio. Ed a proposito di guerra, una visita ad Hiroshima vale
senz’altro il viaggio. La citta’ è stata completamente ricostruita , hanno
lasciato solo la carcassa della Camera di commercio il “Dome” , unica
costruzione nel raggio di chilometri a rimanere in piedi. La bomba, chiamata
“simpaticamente” Little boy, è esplosa
proprio li’, alla confluenza dei fiumi Honkawa e Motoyasu , punto facile da
individuare dall’aereo che doveva lanciarla. Intorno sorge un parco della
rimembranza con fiammelle perenni, archi, e tante targhe a ricordo di quel
terribile giorno. Ma la commozione vera, quella che fa venire le lacrime agli
occhi, accompagna tutta la visita dello stupendo museo che sorge all’ingresso
del parco. Una visita spettacolare dove è raccontato tutto, e ci sono i
documenti dell’autorizzazione a lanciare la bomba, e i documenti che dicono che
la citta’ di Niigata che doveva essere bombandata, per chissa’ quale ironia
della sorte, in quel giorno era coperta di nuvole e quindi fu scelto un secondo
obiettivo : Hiroscima. Sono descritti i momenti prima dell’esplosione e
l’inferno, un vero inferno, che ne è seguito. I morti sono stati immediatamente
130.000 e la citta’ rasa al suolo nel raggio di 2 chilometri. Le foto mostrano
una cittadina piena di case e dopo una landa desolata dove non resta in piedi
assolutamente nulla. Quelli che hanno avuto la fortuna di morire non hanno
dovuto subire le conseguenze terribili dei feriti che tra atroci
sofferenze sono poi morti nelle 24 ore
successive. Esiste una sola foto di quel 6 agosto 1945, perchè il fotografo non
c’è la fatta a continuare a scattare, tanto era il disastro che lo contornava.
Solo il giorno dopo hanno cominciato a fotografare e le immagini di questi
feriti pieni di bruciature per l’immensa palla di fuoco che si formo’ e da
radiazioni lasciano senza parole. Naturalmente ci sono resti di giocattoli
sciolti, bottiglie sformate dal calore, un triciclo completamente annerito dal
fuoco. E qui c’è una commuovente storia di un bambino che amava tanto giocare
con questo suo giocattolo. Mori’ nell’esplosione. Il nonno, miracolosamente sopravvisuto,
seppelli’ cio’ che restava del bimbo con il suo triciclo nel giardino della
casa. Solo dopo dieci anni svelo’ questo segreto ed ora il giocattolo è esposto
nel museo. Anche l’orologio rimasto bloccato all’ora dello scoppio è
impressionante. Insomma si esce parecchio sconvolti e viene subito in mente che
forse bisognerebbe fare venire in visita in questo luogo tutti i dittatoruncoli
che aspirano alle armi nucleari per fare vedere quanto sono potenti. Anche una
visita al Museo della guerra di Tokyo vale la pena. Qui ci sono le ultime
lettere di tutti i kamikaze della seconda guerra mondiale. E’ impressionante
leggere che scrivevano ai genitori della loro felicita’ di andare a morire per
la patria. Da quelle lettere si capisce la forza di volonta’ che c’è nella
mente del giapponese e di conseguenza la forza con cui si sono tirati su dopo
la sconfitta e la maniera di come sono diventati la potenza commerciale e
tecnologica della nostra epoca. Anche andare in bagno è un’avventura
elettronica. Di fianco alla tazza c’è una tastiera con una serie di comandi
spesso solo scritti in giapponese, che bel guaio, dal quale si possono
comandare lavaggi vari, regolare la temperatura dell’acqua e produrre un forte
rumore di sciacquone per coprire i propri rumori molesti. Beh, proprio divertente, se non fosse che non
avendo letto e capito il comando che regolava la temperatura dell’acqua ho
rischiato di bollire le parti intime !
Altra esperienza positiva il tatami. Questo letto poggiato a terra con
un materasso, il futon, pieno di cotone
grezzo e cocco permette di dormire comodamente senza dolori di schiena ed
infatti appena ritornato in Italia ne ho comperato uno e ci dormo benissimo. Stregato
dal Giappone ! Mah, probabilmente si, visto che possiedo una macchina
giapponese, vado in giro con una moto giapponese, vedo la televisione da uno
schermo giapponese, faccio fotografie con una macchina giapponese, ascolto la
musica da una radio giapponese e potrei andare avanti per un bel po’ con altri
prodotti del sol levante che nonostante gli alti dazi posti dall’Europa
continuano ad essere piu’ economici e di migliore fattura dei nostri. Solo il tatami ed il fouton su cui dormo è
fabbricato in Italia. Anche noi siamo capaci di copiare, e bene i prodotti
degli altri. Tie ! Un paese che vale sicuramente la pena di vedere, considerato
anche il fatto che la “leggenda metropolitana” dei costi insopportabili non esiste
piu’ perchè piu’ economico di un viaggio
in Europa, e dove i contrasti tra
modernita’ sfrenata e tradizioni sono continui, e dove la popolazione
nonostante l’estrema riservatezza, è sempre con il sorriso sulle labbra ed
interessata ad avere contatti con lo straniero, e dove finalmente si puo’
capire perche siamo sempre circondati da macchinari che vengono da quella parte
di mondo.
Paolo Macorig
Giappone solo
20 aprile – 7 maggio
Gruppo Maurizio Bonato