Omar Wisyam

La teleologia è viva

Omar Wisyam Teleologo

Mi propongo, senza un ordine prestabilito ma non senza una logica e un metodo, e sicuramente non senza ratio e non privo di ragioni, di commentare e discutere, in questo non-luogo, qualcuna delle parole e delle tesi, quelle dichiarate e quelle allusive, dei teleologi.

Io sono teleologo, se è vero che la teleologia appartiene a tutti, giacché nessuno ha mai avuto bisogno di ricorrere ad un Ufficio Informazioni per riconoscere alla propria coscienza il diritto di costruire le proprie ragioni. La fretta è cattiva consigliera.

In attesa di una definizione

Je suis téléologue, sì, oui, io sono teleologo, ma di quale teleologia? L'Observatoire de Téléologie, distingueva la sua teleologia, dalla teleologia classica.
Nel mondo classico esisteva la teleologia classica, questo è giusto. Ma all'universo spettacolare, dentro il mondo moderno, O.T. contrapponeva la teleologia "moderna".

Ma la crisi della modernità - la modernità è crisi, crisi come work in progress, laboratorio di un'identità sempre mutevole - pone in crisi il concetto di teleologia. Una crisi mortale, letale, fatale per il pensiero critico che non può abbandonare l'idea della teleologia senza perire, senza cancellare la teoria come prospettiva.

Si può imparare qualcosa, in una situazione così pericolosa e mortale, sia dalla lettura di Karl Barth, il più grande teologo del Novecento, che dalla lettura della teologia negativa.

Presumo che si dovrà elaborare una specie di teleologia negativa, per spiegare la crisi del pensiero critico contemporaneo: una teleologia negativa e dialettica. Una teleologia dell'assenza di prospettiva, della kenosis dello spettacolo?

Il giro sarà largo, forse, e forse si bordeggerà la costa, e come ogni viaggio di esplorazione ci saranno attese e ritardi, interruzioni, deviazioni e incidenti. E naufragi. Oppure la barca si arenerà ...

La critica, ovvero la constatazione - pensata? sì, pensata - non attenderà la bonaccia, la critica non inseguirà i fortunali.

La critica compirà il suo viaggio. Non è garantito l'arrivo in porto.

Téléologie ouverte, teleologia aperta, sembra un ossimoro.

Gli ossimori sono amati dai poeti e dai rivoluzionari.

Gli ossimori sono insuperabili, il viaggio che conduce alla circumnavigazione compiuta del loro impossibile oggetto non avrà risultato, se non il dolore del viaggiare.

La teleologia è l'inizio di questo viaggio. Davanti all'orizzonte, c'è l'obiettivo di tout accomplir, l'oceano inesplorato.

L'assemblée générale du genre humain, l'assemblea generale del genere umano, è una bella espressione. È una espressione bella perché accenna ad un'apertura, indica che l'umanità intera dibatte e ascolta qualcosa di comune e qualcosa che è stato scelto in comune. Tuttavia questa bella espressione conduce con sé anche le questioni prosaiche di una convocazione, di una presidenza, di un ordine del giorno, di una votazione, dell'instaurarsi di una maggioranza e di una minoranza. Questioni più controverse, meno facilmente idealizzabili e tuttavia non meno necessarie. Prima o poi.

Intanto questa espressione brilla per la portentosa presunzione di cui è portatore colui che l'ha pensata.

Velocemente, e tuttavia inevitabile.

La presunzione ha i giorni contati, presto o ancora prima, si devono misurare i risultati.

Nessun risultato? Assemblea generale dell'umanità!!!

Un progetto soggettivo

La téléologie moderne n'est pas une propriété objective des choses comme la téléologie classique, mais un projet subjectif pour l'humanité.

Perché in questa frase si enuncia un progetto, cioè al singolare, e preceduto dall'articolo indeterminativo, ed infine perché soggettivo?

Vuol dire che c'è in programma un solo ed unico progetto per l'umanità? Che è il progetto di una soggettività, ovvero di un'organizzazione, a nome dell'umanità? Che l'umanità, nome collettivo ma singolare, progetta per sé il suo progetto?

Ce projet, qui implique la société et l'humanité en entier, est justement la fin, l'achèvement, l'accomplissement de la société et de l'humanité en entier.

Qui non si parla più di un progetto "soggettivo", ma di un traguardo, cioè del fine (s. m.) in quanto fine (s. f.), dunque della definitiva chiusura di tutti gli progetti precedenti (esauriti, cessati, completati, compiuti, ultimati, finiti e sfiniti, ecc. ecc.) dell'umanità e degli esseri umani in particolare. Non una singolarità soggettiva, ma una totalità oggettiva.

La téléologie moderne est un projet de liberté, parce qu'il est facultatif.

L'aspetto facoltativo che sembra assumere il progetto teleologico qui richiama il penoso ma concreto aspetto facoltativo (si tratta di un eufemismo) della libertà. Un'allusione ironica?

La téléologie moderne propose un possible, des choix, une aventure, une vérification pratique de l'idée que tout a une fin. Alors que la fin de la téléologie classique est obligatoire, avec la téléologie moderne elle peut se réaliser, ou non, selon nos désirs et nos décisions.

La teleologia moderna dunque ora afferma di essere plurale (plurale come i desideri e le decisioni, plurale e indeterminata come i possibili, come le scelte e le avventure) e questa sua nuova caratterizzazione significa che tutto e ognuno ha un(a) fine. Ciò che è soggettivo è possessivo.

La causa della causa

Dans la téléologie moderne, la fin de tout est envisagée comme une fin concrète, et en cela elle est en elle-même la critique et la réfutation de l'infini comme réalité. On pourrait, dans certaines circonstances, remplacer la proposition « tout a une fin » par « l'infini n'a pas de réalité », ou « l'infini est impossible ».

La teleologia moderna si costituisce come rifiuto dell'infinito, cioè della realtà dell'infinito, anche se la morte è il limite che non cessa di finire e la nascita è un evento dal cui bordo si estende un altro infinito, anche se tutto ciò che noi definiamo reale galleggia sull'infinito.

Questo rifiuto è dunque il materialismo della teleologia moderna, l'umanesimo radicale della teleologia moderna, cioè l'assunzione di un limite insuperabile entro il quale realizzare il viaggio, compiere l'esplorazione a cui siamo stati gettati: "la téléologie moderne est la logique du but, en tant que but indépassable, contenant et dépassant tous les buts particuliers. Ce projet est proprement cette exploration, et il stipule que la cause de la cause est le but."

Fine del progetto soggettivo

La gettatezza del nostro essere qui ed ora, la sua radicale infondatezza (l'assenza radicale di fondamento) reclama che si compia (che si completi) fino in fondo quell'esplorazione, e dunque la fin, l'achèvement, l'accomplissement, che si risalga cioè alla causa della causa.

L'inizio

Tout est possible. Tout est pensée. Notre hypothèse de travail est donc : tout est hypothèse de travail. Cioè la totalità è il campo delle nostre ipotesi.

Tout est ici et maintenant. Tout commence. Ma ciò significa anche che tutto sta finendo sotto i miei occhi, che ogni possibilità si sta esaurendo, che tutto sta per finire, adesso e qui.

Infatti, la réalité est la destruction du commencement, au commencement. Dunque la réalité est la fin de tout, perché, realizzandosi, distrugge tutto ciò che prima era soltanto un'ipotesi, un possibile.

Tout ce qui arrive est donc fini, tutto ciò che accade è finito: ecco il materialismo della teleologia moderna che finge di essere idealista quando recita che la pensée est tout ce qui est. Ciò accade perché tout ce qui est change. E ciò accade perché la pensée est tout ce qui échappe à la réalité. Ma il pensiero che si configura come il negativo del reale ci conduce al materialismo della teleologia moderna, alla contraddizione come metafora del "dramma", du drame nel quale siamo stati gettati dall'inizio.

La réalité est la limite de la pensée, son principe. La realtà è il limite del pensiero, il suo principio, ma anche il nome del(la) fine, le nom de la fin. Giacché la réalité ne manifeste pas de contenu, essa n'a pas non plus d'autre principe qu'elle-même.

Essa stessa è il principio di tutto e di ogni cosa, elle est elle-même le principe de tout et de chaque chose, mais elle n'a pas elle-même de principe. La realtà della realtà è la realtà stessa: la réalité de la réalité n'est pas autre chose que la réalité elle-même. La realtà poggia i suoi piedi sui bordi dell'infinito.

Ma la realtà non si riduce all'umanità, ovviamente c'è del reale nell'umanità, ma l'umanità, questo scandalo al sole, non è e non può essere l'unanimità e non è e non può essere l'inanità.

La réalité est seulement la fin de la pensée, et cette fin ne contient pas de pensée en elle-même. La fine che non cessa di finire è assoluta, cioè assolta dal pensiero, e sciolta dal suo finire.

La réalité est la limite du langage et, de manière plus large, de la désignation : nous sommes contraints de désigner et de reconnaître la réalité comme une chose alors même que la réalité est la négation aboutie des choses, la négation qui ne tolère pas de dépassement, leur anéantissement.

La pensée implique l'action, même lorsqu'elle représente son contraire, la pensée implique le changement, la pensée implique le mouvement. La pensée est toujours incertaine - il n'y a de certitude que dans la réalité. Le changement, le mouvement de la pensée sont sans arrêt possibles jusqu'à la réalité, qui achève le possible. C'est une autre version du drame humain que la pensée est tout, mais qu'il n'y a aucune certitude possible tant que la pensée n'est pas réalisée ; et quand une pensée est réalisée, elle disparaît. Tout est incertain se dit : tout est hypothèse. Tutto è ipotesi nel reale, la realtà è ciò su cui si scrive il cambiamento. Si deve notare l'uso del termine "drame", l'impiego improprio di una connotazione emotiva.

Le drame de la pensée est que sa vérité est dans la réalité, qui la finit. On ne peut pas jouir de la vérité d'une pensée : avant qu'elle ne devienne vraie elle est hypothèse ; quand elle est devenue vraie elle n'est plus, elle est anéantie. L'espressione corretta, secondo me, è un'altra; non "drame", ma gioco. Il gioco del pensiero. La sua essenza è nella ripetizione incessante.

La pensée, qui est tout ce que nous connaissons (et tout ce que nous connaissons est pensée), est le mouvement de la transformation de la réalité en son contraire, cioè nel contrario della trasformazione. In effetti - l'Ufficio Informazioni della Teleologia Aperta mi perdonerà per l'inversione del genitivo - la mia conclusione è che il pensiero è attratto dalla sua negazione.

Gli inizi

Le commencement, le même commencement, n'est pas seulement absolu : il est une multiplicité indéfinie de commencements. L'inizio in un senso assoluto non c'è, ci sono molteplici indefiniti inizi.

Tutto, cioè l'inizio, va pensato al plurale. Lo dice anche la fisica attuale.

Ici et maintenant est la particularité comme commencement. L'inizio, qui ed ora, è l'inizio come particolarità, uno degli inizi, questo inizio.

La réalité est la borne, la limite, la fin de tout. La realtà come limite e come fine di tutto.

La réalité elle-même, en tant que fin de la pensée, n'est pas de la pensée.

Il n'y a pas d'expérience sensorielle de la réalité. Mais dans la vue, le toucher, le goût, l'odorat, l'ouïe, il y a la trace, indéfinissable, de la réalité.

Se cerco un'allegoria della realtà, trovo il televisore e la televisione. C'est la réalité qui vérifie cette hypothèse.

La contradiction du monde actuel : le monde n'est que la représentation de la totalité ; ce qui est actuel n'est représentation que dans l'acte de se représenter, mais pas dans ce qui est représenté.

La preuve d'une chose, sa vérification pratique, est sa fin. Nel(la) fine il progetto stabilisce l'obiettivo. L'obiettivo è ciò che non può essere raggiunto, l'ideale della teleologia.

Pour construire le projet de l'humanité, une assemblée générale de tous les individus concernés est nécessaire. Come sempre ciò che è necessario è impossibile, dato che la maggioranza volta sempre le spalle ad ogni richiesta di senso.

Tout accomplir est un synonyme de l'histoire. Tout accomplir est la vérité du jeu.

Tout accomplir est plus vaste que ce que l'humanité, dans l'état actuel de son débat sur sa totalité, peut concevoir. Tout accomplir est le contenu non encore créé de l'humanité.

Ecco un passo totalmente condivisibile! A domani la spiegazione.

L'inizio, il nostro, di tutti

Tout accomplir est un synonyme de l'histoire. Tout accomplir est la vérité du jeu.

Tout accomplir est plus vaste que ce que l'humanité, dans l'état actuel de son débat sur sa totalité, peut concevoir. Tout accomplir est le contenu non encore créé de l'humanité.

Il contenuto ancora non creato dell'umanità è l'umanità stessa. Tout accomplir è il gesto più antico dei viventi, quello stesso che tramanda la vita. Compiere tutto è generare l'umanità dall'umanità, ciò che tutti stiamo facendo, ciò che tutti faremo, ciò da cui tutti noi siamo stati fatti. Tuttavia, "tout accomplir" non è più vasto di ciò che l'umanità può concepire, e il dibattito, appassionante più di qualsiasi altro, dans l'état actuel, non è diverso, sostanzialmente, dal dibattito che si è svolto nei secoli scorsi.

Tout accomplir è, certamente, sinonimo di storia, giacché, senza il dibattito delle passioni, noi non ci saremmo, e certamente la copulazione - tout accomplir - est la vérité du jeu.

Addenda.

Le sens est toujours et seulement déterminé par le but. Ma l'assenza, se non il rifiuto, del senso è ciò di cui ci parla l'umanità, buco nero del senso.

L'histoire téléologique est le futur qui commence ici et maintenant. Ma, qui ed ora, mentre scrivo, il presente che non conosce il passato, il presente che non ha bisogno del futuro è la negazione della teleologia.

La liberté est souveraine par rapport au projet : ceux qui le conçoivent sont toujours libres d'accepter, ou non, le projet. Le moment du projet, qui est la liberté de concevoir, de proposer, d'accepter, et déjà de choisir, est le moment de l'imagination.

Posizione dialettica. Libertà o progetto? Progetto è libertà? E quanta libertà c'è nel progetto e quanta libertà di rifiutare il progetto?

Parentesi.

Le citazioni sono tratte da "Matrix téléologique (reloaded)". Questo testo è buono, ma la visibilità del suo valore è inversamente proporzionale al brulichio delle occorrenze hegeliane. L'hegelismo (neppure i soli prestiti lessicali) non è intrinsecamente necessario alla teleologia.

Teleologi abbiate il coraggio della vostra originalità.

Constatazione di una situazione

Le constat apparaît maintenant comme la nécessité du projet. C'est parce que la pensée constate d'abord qu'elle est capable de projeter. Le constat permet de déterminer un rapport à la réalité, une image de l'état de la pensée et en particulier de l'aliénation, une logique du langage, du discours et un certain nombre de techniques qui sont nécessaires à la formulation provisoire d'un projet.

Le constat ne suffit pas pour établir un projet. L'insuffisance du constat est exprimée par l'aliénation qui porte la pensée au-delà du constat. La pensée constatée et non constatée sont traversées de matériaux également nécessaires au projet : le rire, le désir, l'imagination, l'aventure et tout ce qui est irrationnel participent pleinement de cette nécessité au projet.

Allora il pensiero, o solo la constatazione, entrano in rapporto (rapporto astratto, eppure concreto, quotidiano) con il riso, il desiderio, l'immaginazione e l'avventura.

Da questo incontro, da questa "situazione" - come dicevano i situazionisti, nasce il progetto. Ma quanto di immaginazione, quanto di avventura e quanto di pensiero?

Anonimi comunicanti

S'adresser à l'assemblée générale du genre humain peut paraître présomptueux, surtout venant de la part de quelques pauvres, qui se sont si peu illustrés dans leur temps qu'ils ne sont même pas sûrs d'avoir mérité le beau titre offensif de gueux. Mais notre anonymat et notre non-visibilité justifient justement l'apostrophe à la plus auguste des réunions imaginables, car c'est précisément dans et par l'anonymat et l'invisibilité que l'idée d'une aussi grande rencontre s'envisage aujourd'hui.

C'est désormais une middleclass collective et anonyme qui gouverne. Elle a instauré une morale intolérante qui tolère sa propre corruption et qui essaie d'institutionnaliser ses propres iniquités, c'est-à-dire les entorses qu'elle admet à ses propres règles, ce qui est le propre des tyrannies. Le forum où se prennent ses décisions est l'information dominante. La middleclass est la société de la servilité élevée au rang de mérite sous le nom de société du service. Parce que l'information a été le corps ennemi déterminant lors de la défaite de la dernière vague de révolte, et parce que le monopole de l'information est désormais une clé de voûte de la conservation, on peut aussi appeler cette tyrannie « société de la communication infinie ».

Una partita alla pari:

1) Anonimi contro anonimi.

2) Comunicazione (l'assemblea generale dell'umanità) contro comunicazione (comunicazione infinita).

Storie

Le grand débat de l'humanité sur elle-même que nous appelons la révolution iranienne peut se diviser en trois temps : un coup de clairon, 1967-1969, une vaste mêlée, indécise, avec des affrontements similaires mais s'ignorant pour tels car tout à fait séparés, 1978-1982, un troisième et dernier assaut contre la société, 1988-1993. Et tout comme la révolution russe avait été une critique de l'organisation des pauvres par les jacobins en place depuis la dernière révolution vaincue, la révolution iranienne a été une critique de l'organisation des pauvres par des gestionnaires jacobino-bolcheviques.

Nota sul metodo storico: è da notare l'anacronismo dell'attribuire alla cosiddetta "rivoluzione iraniana" (controrivoluzione iraniana), complessivamente, tutto il decennio precedente ...

(....)

L'assemblea generale dell'umanità sospende temporaneamente i suoi lavori per noia.

(....)

Dopo essersi annoiata con discorsi e argomentazioni, l'assemblea generale dell'umanità ha scoperto come sconfiggere la noia generale: la guerra!

L'assemblée générale est divisée. Elle doit disputer ou disparaître. La contradiction est son moteur. Le négatif et la critique sont son code de conduite.

La contraddizione è il motore dell'assemblea, il suo codice di condotta sono il negativo e la critica, dunque gli assemblearisti, gli esseri umani, hanno deciso (non all'unanimità, ma divisi - come sempre e come giustamente previsto e prescritto nel regolamento dell'assemblea) di dichiarare la guerra.

La barca si è arenata, come temevo.

Fine del viaggio.