Omar Wisyam
Ode alla sordità del passato
Tutte le volte che un potere è costretto
a rivelarsi la solidarietà che lo circonda
è ingannevole, non è che una strategia
di coalizione. Di fatto una difesa
è sempre dannosa quando le sue fortificazioni
sono bersagli visibili da tutti. Perciò non resta
che sopprimere questo desiderio.
Tu dici che studiare la vita quotidiana
sarebbe un'impresa perfettamente ridicola
e immediatamente condannata a non cogliere
nulla del suo oggetto se non ci si proponesse
di trasformarla. Respingo ugualmente la soddisfazione
o la minaccia d'insoddisfazione che si manifestassero,
secondo le quali dovremmo essere,
in qualche modo, assurdo, organizzatori di giorni
di festa. Bisognerà eliminare ogni prestigio, perché
non ci è mai interessato un ruolo di questo tipo!
Ma bisognerà arrivare a riprendere facoltà
di parola, nei modi che non ci sono consueti?
Abbiamo ancora un piccolo anticipo teorico,
ma certo, è vero che è
un prodotto increscioso?
Il nostro fallimento può avere ancora una
considerevole utilità nel nuovo periodo, ma
il problema di un uso grossolano della teoria
è stato considerato?
Noi possiamo sostenere, a partire
da un'interrogazione incoerente e reificata,
delle posizioni esatte?
Vorrei che così fosse, come è vero, benché improbabile,
che qui e adesso l'aria
trema di imponderabili trame e voli.
E' in nome del riconoscimento imperioso
di questa necessità, non possiamo evitare,
nel modo più bruciante, la questione del regime sociale
che ci attendiamo che sia.
Noi viviamo ancora sotto il regno della logica?
Purtroppo, ai nostri giorni, i processi logici non si applicano
che ai problemi d'interesse secondario.
Non è l'immaginazione, che pure ha i suoi diritti,
o il meraviglioso, che è diversa in ogni epoca.
Dal cattivo gusto di questa epoca, mi sforzo di andare più
lontano di chiunque altro, perciò bisogna dissimulare.
"Dissimuliamo", la solitudine è vasta.
Scrivete veloci, oppure lentamente,
una seconda frase, dopo la prima, straniera anch'essa,
alla coscienza, forse ignobile o no,
non vi deve importare: l'interesse del gioco,
a cui ho dato il nome, risiede in questo, nella caduta
della disattenzione.
Una nuova confutazione; occorre sottolineare
il fatto che l'osservazione disinteressata
non è possibile in questo come negli altri campi,
soprattutto perché questa povertà non è accidentale,
parlo della vita quotidiana, che sembra mai abbastanza,
tante sono le cose da fare, dell'ingresso vissuto ma incosciente
nella totalità. In base a quale tattica potremo fare a meno di
preoccuparci del risultato?
Per forza di cose ci sarà imposta una tattica
di regressione qualitativa. L'esperienza non è
timida. Dopo esserci giocata
tante volte la vita, dopo tante imprese
per le quali non si può fissare
un conto preciso, quanto rapido va via il piacere!
Finiremo per dare già passato ciò
che non è ancora avvenuto...
Credi che ci sia una soddisfazione immediata,
e che un giorno chiameremo "Lenin" i gabinetti
pubblici d'oro e d'argento? L'emancipazione
permanente: potevamo non vederci
uno stile di vita?
E' tanto, davvero, che ancora, io ritrovi me stesso
in quello che immaginavo quasi trent'anni fa.
Sono ancora lo stesso, diverse le insoddisfazioni.
Qualche tempesta è passata. Non pensare ad antichi
comandanti e ad altrui rovine. Piango i miei mali,
avrei voluto qualcosa di diverso?
Sarei stato capace di fare altro?
"Tieni a mente che io ti raggiungerò
all'improvviso". Dico di saperlo,
per questo, anche per questo, so che il mondo è falso.
"Le tue intenzioni scrivile in modo cifrato",
a questo precetto non posso cedere impulsivamente,
ma a ragion veduta trovo che è esatto, quanto
la considerazione che la conoscenza sia inseparabile
dall'uso che se ne fa.
I bisogni moltiplicano l'alienazione?
Non pensare che io mi smentisca,
che il contrario sia meglio o la povertà o la mediocrità...
Da quando gli esseri umani muoiono
una gran parte della morte entra in ogni istante
della nostra vita.
Il possibile è il permesso, lo sapevi?
Per questo siamo stati messi al centro di ogni conflitto.
Per ora, e per molto ancora, tutto ciò che è relativo
al pensiero è, e sarà, relativo allo spettacolo.
Le buone ragioni conoscono il tempo della disillusione.
Mordiamo i morti e facciamo ai vivi
impossibili segnali, cui tuttavia lasciamo qui le nostre insegne.
Con la tarda speranza e l'ansia che cresce
(di fiori e di scuri smeraldi non faremo ghirlande)
il tedio degli affanni si fa un poco più lieve.
"Bandiere scarlatte, risa, delirio, trombe".
Regolarli quei conti non è una faccenda così concreta,
così rapida, così gioiosa. Può darsi che anche le lampadine
credano di accendersi da sole. Le parti sono guidate da abitudini
e da passioni debolmente risvegliate. Si sentiva che era inutile prendere
sul serio certe uscite. Tentavano di far credere che agivano,
e finivano per crederci. Continuavano a vivere pensando a quello
che avevano fatto e a quello che dovevano fare.
Erano stati bene istruiti, si vantavano di avere avuto donne,
di riportare ferite. Eppure dicevano: la vita! Nonostante tutto
pensavano: viviamo! Primo grido, ultimo sospiro.
D'altronde niente di quello che la forma di spettacolo
mostra è vero, non perché non possa essere vero,
ma perché lo mostra.
"L'aria non cova più maternamente la terra",
l'alchimia si è realizzata, senza dubbio
(Prima il dubbio era in minoranza, in questo secolo è in maggioranza).
Ci sono più verità che errori? Più buone qualità che cattive?
Perché i miei amici sono morti, ho parlato della morte.
Il miglior modo di persuadere consiste nel non persuadere
e chi potrei persuadere con parole non sono neppure mie?
Tutte le citazioni nascoste, e quelle manifeste, le allusioni
e le negazioni, resteranno senza ironia né fedeltà...
Comunque di questo qualcuno ho ringraziato,
ma non ne poteva soffrire la considerazione che ho di me stesso.
Infine una generazione va e una generazione viene
ad assistere ai prodigi che eredita e a produrne di nuovi.
Non ho mai pensato di poter perdere o d'avere già perduto
il favore di quell'istinto di conservazione che fa sì che
dopotutto, a questo ci teniamo, ad ogni occasione in cui ci troviamo
messi a parte, ci diamo alla gioia senza pari di commettere qualche
"sacrilegio", lo stesso, anche se non fa onore
alla mia facoltà di discernimento.
"Divieto di dolersi". La conoscenza della sorte che continuerà
ad essere assegnata agli esseri umani non presenta meno
interesse della percezione vissuta di una tale degradazione.
L'avvenire non è solo una perpetua ridondanza in bocca agli storici.
Il cuore di ogni essere umano nasconde una camera oscura,
ma bisogna bene che io un giorno sia stato o sia come ho voluto
che mi si creda, anche se mento. Tuttavia gli avvenimenti che si producono
nell'esistenza individuale, così come è organizzata, quelli
che ci concernono realmente, ed esigono la nostra adesione,
sono precisamente quelli che non meritano niente
di più del trovarci spettatori distanti ed annoiati, indifferenti.
Eppure neanche la bellezza che ha saputo essere, come voleva,
convulsiva, può ignorare che lo sia anche la bruttezza
di questo mondo. Il mondo non è sempre stato una geometria,
e ciò non è senza pericoli per tutte le forme di autorità,
almeno come ricordo di qualche passato.
La lotta per la sola emancipazione economica
ha reso impossibile la sopravvivenza di tutti.
Costruire il presente - è l'obiettivo dello spettacolo!
- è proprio correggere il passato,
cambiare i lineamenti del paesaggio, liberare dal loro guscio
i sogni e i desideri inappagati, armonizzare nel collettivo
le passioni individuali. La fine delle separazioni è già prossima.
Ovviamente non abbiamo scritto questa ode
unicamente per mettere in rilievo
qualche errore isolato. Abbiamo in mente
obiettivi più estesi, ma non necessariamente quelli
che ci verranno attribuiti per ignoranza o malafede.
Questa ode ha a che fare con la mistificazione,
le forme di pensiero confuse, deliberatamente,
e il cattivo uso dei concetti.
E' facile essere sinceri, per me; dalla situazione
in cui mi trovo, dal punto di vista per il quale poco mi è concesso,
poco avendo chiesto, né attribuendo amore alla servitù,
perché agli inganni del mondo dessi un'altra giustificazione.
(30 agosto – 1 settembre 1999)