Il primo merito di una teoria critica esatta è di
fare istantaneamente apparire false tutte le altre.
Guy Debord
- Prefazione alla Quarta edizione italiana della Società
dello spettacolo. Immaginarsi una spudoratamente falsa che
invererebbe le altre?
Il peggio è il bonus dell'organizzazione.
Sulla classica domanda che fare?
Non si sprecano i
dubbi sul carattere funesto delle conseguenze della domanda, a cui
solo la fatticità del contratto sociale sa replicare.
Che la smemoratezza sia sollecitata, e svagatamente, questo
avviene perché si tratta di una delle tante manifestazioni del
dominio della verità. Le intenzioni danneggiano la
critica più dei suoi detrattori. Ma il fatto che essa si
dilegui in fretta è la sua via maestra.
Contro il dubbio sull'abbandono di fronte alle cose.
Come
epigrafe sull'esistente sta scritto: Tutto sembra funzionare,
ma questo appunto deve inquietarti, il fatto che l'apparenza comunque
funzioni e che il funzionare spinga sempre verso una ulteriore prova
del funzionamento dell'apparenza.
Viene la tentazione di dire che talvolta nei sogni si condensa
l'effetto di una pulsione, di uno stile e della intraducibilità.
Un'immagine che possieda lo sfolgorio dell'onirico è stata,
per gli architetti dello spettacolo, una specie di ossessione
disinvolta. Per definirla: ciò che i surrealisti chiamavano un
cadavere squisito.
Dire e pretendere: Niente arcani! - è dire e
pretendere quasi niente, anche se di questo filtra proprio ciò
che non dovrebbe che arrestarsi, e proprio nella misura in cui si
stabilisce che non vi debbano essere resti nascosti. Ciò che
la teoria, che è stata chiamata rivoluzionaria, non ha
ignorato di ignorare è il rovescio di tale proposito. Non
guardare avanti! - è un messaggio incomprensibile, eccetto
che la sua fine è nota.
Anche se di nulla si può dire che oggi non risulti
riutilizzabile, non è tuttavia senza conforto che sulle
possibili soluzioni lavorino così tante persone a intrecciarne
le trame virtuali, che la confusione finisca per appiccicarsi dove
non dovrebbe. La trasparenza della simulazione, se rende invisibile
la scena, ha reso del tutto trascurabile l'inganno della verità,
a vantaggio dell'erosione dell'inverso: la
verità dell'inganno.
Tutta la vita nelle società in cui regnano le
moderne condizioni di produzione si presenta come un'immensa
accumulazione di nullità. Tutto ciò che era
direttamente vissuto e si era allontanato in una rappresentazione, si
è allegramente dissolto in esse.
Le immagini che si sono staccate da ciascun aspetto della vita
si fondono in un corso comune, un immenso discorso, dove l'unità
precedente della vita non può più essere ristabilita,
dato che non molti ne lamentano l'assenza. La realtà,
considerata più che parzialmente, si dispiega nella sua
propria unità generale come ciò che è
perfettamente vero, per quanto oggetto di rapide e
distratte contemplazioni. Nel mondo autonomizzato dell'immagine,
dove ciò che è falso ha mentito prima di tutto a sé
stesso, la specializzazione delle immagini del mondo si ritrova
attuata come nullificazione in atto dell'esistente in quanto
inesistente.
L'unificazione che lo spettacolo realizza è percepita
sotto il fascino, la seduzione del nichilismo (nihilazione).
Lo spettacolo, che si è tradotto materialmente in
oggettività, vuole essere il desiderio soggettivo.
Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento
del falso, dunque nel mondo falsamente realizzato la falsità
spettacolare comunica sé stessa attraverso gli emblemi della
verità.
La pubblicità è l'affermazione dell'apparenza
(spettacolo) come unico fondamento. La critica che raggiunge
la verità della pubblicità non la scopre in quanto
negazione invisibile della vita, ma come una negazione della vita che
è diventata perfettamente invisibile.
La positività, il monopolio dell'apparenza è la
realtà. Della positività si è dimenticato il
carattere passivo, tanto che è facoltativo accettarlo.
Nella pubblicità mezzi e scopo sono identici. Il suo
trionfo è il carattere tautologico dello spettacolo.
L'economia imperante non ha futuro, né vuole averlo, ma
sogna un infinito sviluppo.
Il nulla della pubblicità, in quanto esposizione
generale della razionalità del sistema, è la principale
produzione della società attuale.
Ogni realtà individuale è divenuta sociale; se
le è permesso apparire è solo in forza di una
coercizione alla quale non è necessario altro che la propria
sociabilità spettacolare.
Se tutto ciò che si vede è spettacolo, non è
solo perché la mediazione specializzata ha reso astratto e
facilmente mistificabile ciò che si coglie con lo sguardo o
con l'ascolto, ma è perché la partecipazione allo
spettacolo è l'attività più privatamente intima
e più ambita socialmente degli uomini. Dovunque vi sia (stata)
rappresentazione c'è realtà.
Quanto meno la necessità viene socialmente sognata,
tanto più il sonno diviene necessario. Il nichilismo non è
più il sogno cattivo della società moderna che non
esprimeva che il desiderio di vivere. La società postmoderna
esige di agire in nome del sonno.
La potenza pratica della società attuale è
espressa dall'impero dello spettacolo, ma non è senza
contraddizioni in sé stessa.
Che la comunicazione tenda sempre a ritornare ad
essere unilaterale è un segreto pubblico, come di pubblico
dominio è il discorso universalizzato che lo nega. Ogni
dialogo deve trasformarsi in un monologo, perché il potere
nell'epoca della gestione antitotalitaria delle condizioni di
esistenza non può che esibire l'apparenza della pura
oggettività.
La pubblicità della nihilazione esprime ciò
che la società può fare e in questa espressione ciò
che è permesso si distrae dal possibile, perché la
conservazione deve essere sovrastata da qualunque sospetto nel
cambiamento pratico delle condizioni di esistenza.
La riuscita di questo sistema è nella
riuscita di una vacanza soddisfatta.
Nel quadro della nihilazione ogni attività è
incentivata, esattamente come ogni attività reale è
captata integralmente per l'edificazione di un modo modellato dalla
razionalità del sistema.
La produzione circolare di isolamento si realizza
nella forma virtuale della comunità. I beni selezionati del
sistema sono le armi del consolidamento delle condizioni socializzate
di isolamento.
Più lo spettatore interagisce con ciò
che contempla più crede di vivere. L'interiorità dello
spettacolo si concretizza per mezzo di una riuscita appropriazione di
ciò che vi si rappresenta. Se lo spettacolo è
dappertutto, mai lo spettatore è a casa con sé stesso.
Il tempo e lo spazio del mondo dal quale siamo
esclusi ritornano a noi grazie all'aria familiare dei prodotti
alienati che accumuliamo, la cui forza si manifesta in tutta la sua
ottusa grazia.
La qualità dell'alienazione è la
misura della convinzione.
Il mondo sensibile è stato sostituito,
dicevano i matti.
Ma il mondo della nihilazione è ancora, e
solo, il mondo delle merci, ma ha oltrepassato la soglia
dell'abbondanza.
La sopravvivenza obesa ha aumentato le proprie
virtualità per via della viziosità delle merci, ma la
scienza del dominio dovrà essere capace di occultarne le
carenze.
La totalità dell'esistenza umana da tempo è
stata data in appalto per una incessante trasvalutazione dei valori
non negoziabile.
Non vi è nessun al di là della
sopravvivenza aumentata.
Lo pseudo-uso della vita non è più
tale, almeno da quando ci si è sbarazzati di quell'altro.
Lo pseudo-bisogno del mantenimento del regno
dell'economia è la storia una ininterrotta vittoria. Infine
ciò che è conscio deve diventare inconscio.
La lotta dei poteri che si sono costituiti per la
gestione dello stesso sistema socio-economico non si presenta come la
contraddizione ufficiale, né lo è, ma le false
lotte spettacolari sono, allo stesso tempo, reali.
L'insofferenza per ciò che esiste si
accompagna da tempo, come se fosse la stessa cosa, all'accettazione
goduta di esso. Il godimento nutre l'insoddisfazione in quanto merce:
questa è la banalizzazione.
Al consumatore non è dato comprendere che
una successione di frammenti della felicità mercantile, che è
la lotta delle merci per sé stesse. L'aberrazione è il
sogno della merce.
Niente si deve arrestare perché sul
cambiamento si fonda la certezza della nihilazione.
Tutto ciò che era storico è ritornato
assoluto.
L'infortunio del paradosso è che la smentita
della conclusione è spesso la conferma del metodo.
La critica dell'economia politica è stata la
fine della preistoria del capitalismo.
Il punto di vista rivoluzionario è sempre
stato il più avanzato dei progetti dei gestori.
Di solito la coscienza non arriva né troppo
presto né troppo tardi, ma se non arriva non è colpa
della teoria, la quale, nel migliore dei casi, non ha da offrire che
un cimitero di buone intenzioni.
Il soviet è stato la più alta azione
prodotta dalla teoria del proletariato nella misura in cui non poteva
essere messo in pratica (un assurdo logico), così come la più
alta vetta teorica dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori è
stata la sua effettivamente piatta inesistenza.
La grande scoperta della corrente radicale di Rosa
Luxemburg è stata che nessuna questione centrale poteva più
essere posta apertamente e onestamente.
3.
Il doppio due volte
La teoria dei consigli è stata la tartaruga di Achille del movimento proletario nel primo quarto del Novecento, poi solo scuola.
In generale le armi non sono nulla di diverso
dall'essenza dei combattenti stessi.
Nella pratica della comunicazione l'incoerenza è
il risultato meno inatteso e più generalmente accettato.
Lo sviluppo stesso dell'organizzazione spettacolare
ha cancellato ogni progetto rivoluzionario costringendolo a divenire
visibilmente ciò che era già essenzialmente: una
nullità o un'impostura.
L'uomo è identico al tempo.
Il trionfo della nihilazione. nella reversibilità
delle mode, è l'immagine venduta della sua presumibile
eternità.
Ciò che è stato vissuto come la vita
più reale non può che essere narrato come la vita più
realmente simulata.
Alla realtà del tempo si è sostituita
la pubblicità del tempo. Ma se il dolore, una buona volta,
calasse...
L'assenza sociale della morte è speculare
alla pubblicità sociale della vita.
La falsa coscienza del tempo potrebbe avere dei
ricordi.
Il mondo possiede già la fantasticheria di
un tempo di cui non ha da rivendicare che il sonno per ottenerlo
realmente.
Ci si dice in continuazione che il fastidio che
riceviamo è la socialità che meritiamo.
La cultura è il senso di un mondo che ad
essa appare senza dissenso.
Per approvare le condizioni di vita esistenti non
c'è bisogno di conoscerle, ma la conoscenza che non necessita
di una teoria della prassi si ritiene fortunata, giacché non
deve smarrire ciò da cui è dispensata.
Far dimenticare la storia richiede una grande
efficienza tecnologica, lo spettacolo al servizio della nihilazione è
rimozione al servizio della pubblica felicità.
Con troppo ottimismo si è detto che la
verità di quest'epoca dovrebbe essere la sua negazione.
Seppure le idee non migliorano ma si adattano, il
plagio è sempre necessario. Del resto di nostro non abbiamo
quasi nulla, meno che meno il tempo.