Omar Wisyam



Lo spettacolo e il suo doppio







1. Il buon governo della cattività






Il primo merito di una teoria critica esatta è di fare istantaneamente apparire false tutte le altre.
Guy Debord - Prefazione alla Quarta edizione italiana della Società dello spettacolo. Immaginarsi una spudoratamente falsa che invererebbe le altre?





Il peggio è il bonus dell'organizzazione.


Sulla classica domanda che fare?
Non si sprecano i dubbi sul carattere funesto delle conseguenze della domanda, a cui solo la fatticità del contratto sociale sa replicare.


Che la smemoratezza sia sollecitata, e svagatamente, questo avviene perché si tratta di una delle tante manifestazioni del dominio della verità. Le intenzioni danneggiano la critica più dei suoi detrattori. Ma il fatto che essa si dilegui in fretta è la sua via maestra.


Contro il dubbio sull'abbandono di fronte alle cose.
Come epigrafe sull'esistente sta scritto: Tutto sembra funzionare, ma questo appunto deve inquietarti, il fatto che l'apparenza comunque funzioni e che il funzionare spinga sempre verso una ulteriore prova del funzionamento dell'apparenza.


Viene la tentazione di dire che talvolta nei sogni si condensa l'effetto di una pulsione, di uno stile e della intraducibilità. Un'immagine che possieda lo sfolgorio dell'onirico è stata, per gli architetti dello spettacolo, una specie di ossessione disinvolta. Per definirla: ciò che i surrealisti chiamavano un cadavere squisito.


Dire e pretendere: Niente arcani! - è dire e pretendere quasi niente, anche se di questo filtra proprio ciò che non dovrebbe che arrestarsi, e proprio nella misura in cui si stabilisce che non vi debbano essere resti nascosti. Ciò che la teoria, che è stata chiamata rivoluzionaria, non ha ignorato di ignorare è il rovescio di tale proposito. Non guardare avanti! - è un messaggio incomprensibile, eccetto che la sua fine è nota.


Anche se di nulla si può dire che oggi non risulti riutilizzabile, non è tuttavia senza conforto che sulle possibili soluzioni lavorino così tante persone a intrecciarne le trame virtuali, che la confusione finisca per appiccicarsi dove non dovrebbe. La trasparenza della simulazione, se rende invisibile la scena, ha reso del tutto trascurabile l'inganno della verità, a vantaggio dell'erosione dell'inverso: la verità dell'inganno.




2. Il doppio e la sua proprietà







Tutta la vita nelle società in cui regnano le moderne condizioni di produzione si presenta come un'immensa accumulazione di nullità. Tutto ciò che era direttamente vissuto e si era allontanato in una rappresentazione, si è allegramente dissolto in esse.


Le immagini che si sono staccate da ciascun aspetto della vita si fondono in un corso comune, un immenso discorso, dove l'unità precedente della vita non può più essere ristabilita, dato che non molti ne lamentano l'assenza. La realtà, considerata più che parzialmente, si dispiega nella sua propria unità generale come ciò che è perfettamente vero, per quanto oggetto di rapide e distratte contemplazioni. Nel mondo autonomizzato dell'immagine, dove ciò che è falso ha mentito prima di tutto a sé stesso, la specializzazione delle immagini del mondo si ritrova attuata come nullificazione in atto dell'esistente in quanto inesistente.


L'unificazione che lo spettacolo realizza è percepita sotto il fascino, la seduzione del nichilismo (nihilazione).


Lo spettacolo, che si è tradotto materialmente in oggettività, vuole essere il desiderio soggettivo.


Nel mondo realmente rovesciato, il vero è un momento del falso, dunque nel mondo falsamente realizzato la falsità spettacolare comunica sé stessa attraverso gli emblemi della verità.


La pubblicità è l'affermazione dell'apparenza (spettacolo) come unico fondamento. La critica che raggiunge la verità della pubblicità non la scopre in quanto negazione invisibile della vita, ma come una negazione della vita che è diventata perfettamente invisibile.


La positività, il monopolio dell'apparenza è la realtà. Della positività si è dimenticato il carattere passivo, tanto che è facoltativo accettarlo.


Nella pubblicità mezzi e scopo sono identici. Il suo trionfo è il carattere tautologico dello spettacolo.


L'economia imperante non ha futuro, né vuole averlo, ma sogna un infinito sviluppo.


Il nulla della pubblicità, in quanto esposizione generale della razionalità del sistema, è la principale produzione della società attuale.


Ogni realtà individuale è divenuta sociale; se le è permesso apparire è solo in forza di una coercizione alla quale non è necessario altro che la propria sociabilità spettacolare.


Se tutto ciò che si vede è spettacolo, non è solo perché la mediazione specializzata ha reso astratto e facilmente mistificabile ciò che si coglie con lo sguardo o con l'ascolto, ma è perché la partecipazione allo spettacolo è l'attività più privatamente intima e più ambita socialmente degli uomini. Dovunque vi sia (stata) rappresentazione c'è realtà.


Quanto meno la necessità viene socialmente sognata, tanto più il sonno diviene necessario. Il nichilismo non è più il sogno cattivo della società moderna che non esprimeva che il desiderio di vivere. La società postmoderna esige di agire in nome del sonno.


La potenza pratica della società attuale è espressa dall'impero dello spettacolo, ma non è senza contraddizioni in sé stessa.


Che la comunicazione tenda sempre a ritornare ad essere unilaterale è un segreto pubblico, come di pubblico dominio è il discorso universalizzato che lo nega. Ogni dialogo deve trasformarsi in un monologo, perché il potere nell'epoca della gestione antitotalitaria delle condizioni di esistenza non può che esibire l'apparenza della pura oggettività.


La pubblicità della nihilazione esprime ciò che la società può fare e in questa espressione ciò che è permesso si distrae dal possibile, perché la conservazione deve essere sovrastata da qualunque sospetto nel cambiamento pratico delle condizioni di esistenza.


La riuscita di questo sistema è nella riuscita di una vacanza soddisfatta.


Nel quadro della nihilazione ogni attività è incentivata, esattamente come ogni attività reale è captata integralmente per l'edificazione di un modo modellato dalla razionalità del sistema.


La produzione circolare di isolamento si realizza nella forma virtuale della comunità. I beni selezionati del sistema sono le armi del consolidamento delle condizioni socializzate di isolamento.


Più lo spettatore interagisce con ciò che contempla più crede di vivere. L'interiorità dello spettacolo si concretizza per mezzo di una riuscita appropriazione di ciò che vi si rappresenta. Se lo spettacolo è dappertutto, mai lo spettatore è a casa con sé stesso.


Il tempo e lo spazio del mondo dal quale siamo esclusi ritornano a noi grazie all'aria familiare dei prodotti alienati che accumuliamo, la cui forza si manifesta in tutta la sua ottusa grazia.


La qualità dell'alienazione è la misura della convinzione.


Il mondo sensibile è stato sostituito, dicevano i matti.


Ma il mondo della nihilazione è ancora, e solo, il mondo delle merci, ma ha oltrepassato la soglia dell'abbondanza.


La sopravvivenza obesa ha aumentato le proprie virtualità per via della viziosità delle merci, ma la scienza del dominio dovrà essere capace di occultarne le carenze.


La totalità dell'esistenza umana da tempo è stata data in appalto per una incessante trasvalutazione dei valori non negoziabile.


Non vi è nessun al di là della sopravvivenza aumentata.


Lo pseudo-uso della vita non è più tale, almeno da quando ci si è sbarazzati di quell'altro.


Lo pseudo-bisogno del mantenimento del regno dell'economia è la storia una ininterrotta vittoria. Infine ciò che è conscio deve diventare inconscio.


La lotta dei poteri che si sono costituiti per la gestione dello stesso sistema socio-economico non si presenta come la contraddizione ufficiale, né lo è, ma le false lotte spettacolari sono, allo stesso tempo, reali.


L'insofferenza per ciò che esiste si accompagna da tempo, come se fosse la stessa cosa, all'accettazione goduta di esso. Il godimento nutre l'insoddisfazione in quanto merce: questa è la banalizzazione.


Al consumatore non è dato comprendere che una successione di frammenti della felicità mercantile, che è la lotta delle merci per sé stesse. L'aberrazione è il sogno della merce.


Niente si deve arrestare perché sul cambiamento si fonda la certezza della nihilazione.


Tutto ciò che era storico è ritornato assoluto.


L'infortunio del paradosso è che la smentita della conclusione è spesso la conferma del metodo.


La critica dell'economia politica è stata la fine della preistoria del capitalismo.


Il punto di vista rivoluzionario è sempre stato il più avanzato dei progetti dei gestori.


Di solito la coscienza non arriva né troppo presto né troppo tardi, ma se non arriva non è colpa della teoria, la quale, nel migliore dei casi, non ha da offrire che un cimitero di buone intenzioni.


Il soviet è stato la più alta azione prodotta dalla teoria del proletariato nella misura in cui non poteva essere messo in pratica (un assurdo logico), così come la più alta vetta teorica dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori è stata la sua effettivamente piatta inesistenza.


La grande scoperta della corrente radicale di Rosa Luxemburg è stata che nessuna questione centrale poteva più essere posta apertamente e onestamente.




3. Il doppio due volte





La teoria dei consigli è stata la tartaruga di Achille del movimento proletario nel primo quarto del Novecento, poi solo scuola.


In generale le armi non sono nulla di diverso dall'essenza dei combattenti stessi.


Nella pratica della comunicazione l'incoerenza è il risultato meno inatteso e più generalmente accettato.


Lo sviluppo stesso dell'organizzazione spettacolare ha cancellato ogni progetto rivoluzionario costringendolo a divenire visibilmente ciò che era già essenzialmente: una nullità o un'impostura.


L'uomo è identico al tempo.


Il trionfo della nihilazione. nella reversibilità delle mode, è l'immagine venduta della sua presumibile eternità.


Ciò che è stato vissuto come la vita più reale non può che essere narrato come la vita più realmente simulata.


Alla realtà del tempo si è sostituita la pubblicità del tempo. Ma se il dolore, una buona volta, calasse...


L'assenza sociale della morte è speculare alla pubblicità sociale della vita.


La falsa coscienza del tempo potrebbe avere dei ricordi.


Il mondo possiede già la fantasticheria di un tempo di cui non ha da rivendicare che il sonno per ottenerlo realmente.


Ci si dice in continuazione che il fastidio che riceviamo è la socialità che meritiamo.


La cultura è il senso di un mondo che ad essa appare senza dissenso.


Per approvare le condizioni di vita esistenti non c'è bisogno di conoscerle, ma la conoscenza che non necessita di una teoria della prassi si ritiene fortunata, giacché non deve smarrire ciò da cui è dispensata.


Far dimenticare la storia richiede una grande efficienza tecnologica, lo spettacolo al servizio della nihilazione è rimozione al servizio della pubblica felicità.


Con troppo ottimismo si è detto che la verità di quest'epoca dovrebbe essere la sua negazione.


Seppure le idee non migliorano ma si adattano, il plagio è sempre necessario. Del resto di nostro non abbiamo quasi nulla, meno che meno il tempo.