Guy Debord




Le Tesi di Amburgo del settembre 1961

 

(Nota di servizio per la storia dell'Internazionale Situazionista)


 

(Internationale Situationniste. 1958-1969. Libreria Arthème Fayard, Parigi, maggio 1997)

 



Traduzione a cura di Omar Wisyam (Claudio D'Ettorre)


 

 

 

Le Tesi di Amburgo costituiscono indubbiamente il più misterioso tra tutti i documenti che provengono dall'I.S., dei quali molti furono ampiamente diffusi e altri spesso furono destinati ad una circolazione discreta.

Le Tesi di Amburgo sono state evocate molte volte nella pubblicistica situazionista, ma senza che una sola citazione ne sia stata mai offerta: ad esempio, in I.S. n. 7, alle pagine 20, 31 e 47; più indirettamente in I.S. n. 9, a pagina 3 (con il titolo dell'editoriale Maintenant, l'I.S.); ed anche nei contributi, rimasti inediti, di Attila Kotányi e di Michèle Bernstein, in occasione del dibattito del 1963 sulle proposte programmatiche di A. Kotányi. Sono menzionate, senza commento, nell'Elenco delle opere citate, alla pagina 99 di Internationale Situationniste (protagonistes, chronologie, bibliographie), di Raspaud e Voyer.

Si tratta in sostanza delle conclusioni, volontariamente tenute segrete, di una discussione teorica e strategica riguardante tutta la condotta dell'I.S. Questa discussione ebbe luogo durante due o tre giorni ai primi di settembre del 1961, in una serie scelta casualmente di bar di Amburgo, tra G. Debord, A. Kotányi e R. Vaneigem che si trovavano allora sulla strada del ritorno dopo la V Conferenza dell'I.S., tenuta a Göteborg dal 28 al 30 agosto. A queste Tesi doveva ulteriormente contribuire Alexander Trocchi, assente ad Amburgo. Deliberatamente, con l'intento di non lasciar filtrare fuori dell'I.S. una traccia che potesse permettere osservazioni o analisi esterne, nulla è stato messo per iscritto di questa discussione e di ciò che si decise. Si decise allora che il semplice riassunto di quelle conclusioni, ricche e complesse, poteva essere ricondotto ad una sola frase: L'I.S. deve, ora, realizzare la filosofia. Questa stessa frase non fu scritta. Dunque, la conclusione fu così ben nascosta che è rimasta segreta fino ad oggi.

Le Tesi di Amburgo hanno avuto un'importanza considerevole, per almeno due aspetti. In primo luogo perché datano la principale opzione della storia dell'I.S. Ma anche in quanto pratica sperimentale: da quest'ultimo punto di vista, era un'innovazione sorprendente nella sequela delle avanguardie artistiche, che fino a quel momento avevano tutte dato l'impressione di essere desiderose di offrire spiegazioni.

La conclusione evocava una celebre formula di Marx del 1844 (nel suo Contributo alla critica della filosofia del diritto di Hegel). Significava in quel momento che non si sarebbe più dovuto prestare la benché minima attenzione alle concezioni dei gruppi rivoluzionari che potevano sussistere ancora, in quanto eredi del vecchio movimento sociale d'emancipazione annientato nella prima metà del nostro secolo; e che dunque si poteva contare soltanto sull'I.S. per rilanciare al più presto un'altra stagione della contestazione, rinnovando tutte le fondamenta di quella che si era costituita negli anni 1840. Questo punto, una volta stabilito, non implicava una prossima rottura con la destra artistica dell'I.S. (che voleva debolmente continuare, o soltanto ripetere, l'arte moderna), ma la rendeva estremamente probabile. Si può dunque riconoscere che con le Tesi di Amburgo fu decretata la fine, per l'I.S., della sua prima fase - la ricerca di un terreno artistico realmente innovativo (1957-61); ed anche che fu fissato il punto di partenza dell'operazione che condusse al movimento del maggio 1968, ed alle sue conseguenze.

D'altra parte, a considerarne soltanto l'originalità sperimentale, cioè l'assenza di qualsiasi redazione scritta delle Tesi, l'applicazione socio-storica ulteriore di quell'innovazione formale fu altrettanto notevole: dopo aver subito, è ovvio, un rovesciamento completo. Non più di venti anni dopo, infatti, si poteva osservare che il metodo aveva incontrato un insolito successo nelle istanze superiori di numerosi Stati. Si sa ormai che le decisioni veramente vitali, rifiutano di iscriversi sulle reti degli elaboratori, nelle registrazioni magnetiche o telex, e che diffidano anche delle macchine da scrivere e delle fotocopiatrici; dopo essere state spesso delineate in forma di note scritte a mano, sono semplicemente trasmesse a voce e la bozza distrutta.

Questa nota è stata scritta in particolare con l'intento di ..., chi infaticabilmente ha corso il mondo per trovare le tracce dell'arte soppressa dell'Internazionale Situazionista, ed anche degli altri suoi diversi misfatti storici.

Novembre 1989

Guy Debord





 

Traduzione a cura di Omar Wisyam (Claudio D'Ettorre)





Opere incomplete

di

Omar Wisyam (Claudio D'Ettorre)



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