Tre lettere di Guy Debord a Jean-François Martos

su l'Histoire de l'I.S.

 

 



Guy Debord a Jean-François Martos

Jean-François Martos, Correspondance avec Guy Debord

Le fin mot de l'Histoire, Parigi, agosto 1998

 

Traduzione a cura di Omar Wisyam (Claudio D'Ettorre)

 

 

14 settembre [19]85

 

Caro Jeff,

Grazie per le notizie dei brasiliani.

Ho visto Floriana [Lebovici] e le ho detto che il tuo progetto d' Histoire de l'I.S., a giudicare dal primo capitolo, potrebbe essere inserito in programma per la primavera prossima. Ma glielo preciserai tu stesso (è la previsione più ottimistica).

Per giustificare ancora di più il tuo metodo delle citazioni, credo che potrai far notare ai tuoi lettori un fenomeno abbastanza raro: a) i situs non hanno mai scritto niente altrove dalle loro pubblicazioni (cosa che "l'organizzazione" surrealista, per esempio, è stata ben lontano dal fare effettivamente) - b) quasi nessun esterno ha scritto qualcosa su di loro tra il 1957 e il 1968; ma anche molto poco in seguito! (non vi sono esempi di questo nella storia, e ciò dimostra bene la straordinaria originalità della nostra epoca spettacolare).

Aggiungerei due altri consigli, più generali; credo del resto che questo modo di considerare le cose risulterà naturale attraverso le tue citazioni, scelte secondo la loro reale importanza:

1) Il tuo compito evidentemente non è quello di scrivere la mia biografia. Così, non devi prendere in considerazione le mie operette "personali" (cinema, o altro) salvo eventualmente il caso in cui vi trovi una o due brevi citazioni che ti sembrino significative per illuminare uno dei temi generali che ti trovi ad affrontare.

2) Si tratta semplicemente di dire ciò che i situs hanno fatto. In questo campo, credo che il punto di vista centrale non è quello di valutare in che cosa sono stati più estremisti degli altri (per esempio, più libertari degli pseudo-anars di quella disgraziata epoca, ecc.), ma in che cosa sono stati i più "moderni" (nel senso vero, cioè propriamente rivoluzionario); in che cosa hanno risposto più esattamente degli altri ai problemi, ed alle illusioni, del loro tempo (urbanistica, spettacolo, ecc.).

Bisogna far sentire quanto l'avventura dell'I.S. sia stata circoscritta strettamente nel tempo; contrariamente a molte altre "avanguardie" con la pretesa di dirigere parecchie generazioni. Letteralmente, si va dal 1957 al 1972. E contando con la maggiore larghezza il periodo delle "origini", si va dal 1952 al [19]72. E là si trova il senso profondo dell'operazione "scioglimento"; di cui si può dire che ebbe luogo tra l'autunno del 1970 ed i primi mesi del 1972.

Cordialmente.

Guy

 




 

Guy Debord a Jean-François Martos

 

Jean-François Martos, Correspondance avec Guy Debord

Le fin mot de l'Histoire, Parigi, agosto 1998

 

 

 

2 maggio [19]86

 

Caro Jeff,

Ti ringrazio per l'invio della prima parte del tuo manoscritto. Si può sperare dunque di vederne la totalità in un arco di tempo non troppo esteso.

Come puoi immaginare, sono molto curioso di leggerlo. In realtà, per il momento, mi sembra più giusto non leggere nulla prima di avere tra le mani il manoscritto completo e definitivo. Ho pensato che sarebbe stato penosamente artificioso non parlartene, se l'avessi letto. E se te ne parlavo, mi sembra che questo avrebbe comportato, in una certa maniera, il rischio d'intervenire, anche se molto indirettamente, nelle tue scelte, che non devono essere influenzate fino in fondo da nessuna considerazione esterna.

Quando i diversi falliti-fanatici ti rimprovereranno di avere, una volta di più, montato un "kit" su un argomento che loro stessi giudicherebbero molto diversamente, potrai rispondere che dopo quattordici anni, con i documenti che erano accessibili fin dall'inizio a tutti, sei stato il primo a trattare liberamente una questione che nessun altro aveva mai affrontato. Ci saranno dunque ancora meno "concorrenti" che sulla Polonia, e la famosa buona fede delle critiche apparirà sotto una luce ancora più burlesca!

L'immondo Gayraud (ho dunque dimenticato chi è Mercier?) proietta la sua simpatica mentalità su ciò che immagina di te. Dice a sé stesso probabilmente che se, lui, era in buoni rapporti con Floriana [Lebovici], si farebbe un dovere di esprimere su un giornale le sue lodi per un film che Floriana ha prodotto (perché rientra nelle sue disponibilità, forse?). L'odio di queste larve ti onora. Ma credo che ci potrebbe essere del vero nello stalinismo di Chklovski, Nakov, Sokologorski, Robel. E questo è purtroppo meno onorevole per "Champ Libre"; sebbene le osservazioni di tali moralisti puzzino abbastanza di vomito perché le si comprenda perfettamente.

L'industria nucleare comincia a mantenere le sue promesse. Prevedo dunque che lo spettacolo ne parlerà sempre di meno: la soglia di pericolosità sarà rivista con forte aumento. Già si nega che la distruzione di una centrale uccida più persone degli scontri di rue Gay-Lussac. Si parlerà ancora di una chance miracolosa? No, questa sarà la regola.

Cordialmente.

Guy

 




 

Guy Debord a Jean-François Martos

 

Jean-François Martos, Correspondance avec Guy Debord

Le fin mot de l'Histoire, Parigi, agosto 1998

 

 

 

 

14 giugno [19]88

 

Caro Jeff,

Ho appena letto, in due giorni, il tuo manoscritto (*); e con molto interesse (sebbene ne conosca già la storia).

Ho rilevato 16 dettagli: ovvero alcuni errori (9), o dei lievi migliorie possibili nell'esposizione (7).

Pagina 65. Verso la citazione n. 87: ci sono delle virgolette che mancano; o al contrario che sarebbero di troppo? Infine, correggi per equilibrare.

Pagina 67. La tua citazione "94" è, di fatto, di Michèle Bernstein, Eloge de Pinot-Gallizio, Torino, 1958 (ripresa in I.S. 2).

Pagina 70. Aggiungere, alla nota "103": "Quest'articolo distrusse allora lo pseudo-Cobra, perché Jorn era vivo. Ma, venti anni più tardi, l'abusivo pittore Alechinsky ritornò alla carica con il suo annuncio; e riuscì infine a far ripetere a tutti i giornali il suo titolo di "fondatore" di Cobra; mentre non vi era comparso, da ultimo, che nel giorno della sua dissoluzione!

Pagina 73. è più giusto dire la "preminenza" della banda sonora (piuttosto che "l'autonomia") (oppure "relativa autonomia"?).

Pagina 84. è meglio dire (sullo Stedelijk Museum) "rischiavano di portare a termine": poiché, in effetti, nulla è cominciato.

Pagina 92. è meglio dire "i firmatari", e non "i 121". Infatti, ci furono alla fine più di 200 firmatari. Non sono apparso nei primi 121, perché mi hanno trasmesso il testo soltanto dopo l'inizio della repressione che suscitò. (Allora, lo firmai per solidarietà verso quelle persone, che consideravo, a dire il vero, quasi tutti, delle canaglie).

Pagina 95. "La rivoluzione è da reinventare, ecco tutto." Ristabilita così la vera citazione.

Pagina 127. Nota "231". Forse sarebbe necessario precisare che lo pseudonimo di "Cardan" (e prima di "Chaulieu") dissimulava a quell'epoca l'identità del futuro sociologo e psicanalista Cornelius Castoriadis, che doveva diventare l'evidente pagliaccio che tutti hanno potuto vedere dopo?

Pagina 140. è l'Assemblea Generale dell'Unione nazionale degli é[tudiants) de F[rance) che fu tenuta a Parigi, il 14 gennaio 1967 (non un'assemblea generale "parigina").

Pagina 144. Dire piuttosto: "delegò immediatamente i suoi poteri a Martin."

Pagina 162, ultimo paragrafo. Forse occorre aggiungere a "tirature che raggiungono le 200.000 copie" - "grazie all'attività rivoluzionaria degli scioperanti delle tipografie occupate"?

Pagina 163. Grave errore di data! La dissoluzione del C.M.D.O. non ha potuto avvenire "il 30 giugno" 1968. Viénet (Enragés e Situs...) dà la data del 15 giugno (Cfr. la sua pagina 178).

Pagina 166. Dire piuttosto: "Debord aveva affermato". (è un flash back nel tuo resoconto).

Pagina 167. No: non ci fu mai nessuna "riunione comune" tra l'I.S. ed I.C.O. ; neanche nessun contatto.

Pagina 176, ultimo paragrafo. Dire più esattamente: "aveva dovuto redigere una parte sempre più ampia degli ultimi due numeri dell'I.S.".

Pagina 185. Forse per l'ultima frase, piuttosto che "Il gioco continua" (che potrebbe suonare un po' troppo allegro e disinvolto), sarebbe meglio dire: "Le ostilità continuano"?

Oltre a questo, credo che vada tutto bene. Non c'è nulla da aggiungere. Per dirlo con le tue frasi latine: Nihil obstat. Ergo: imprimatur.

A presto

Guy

 

(*) Jean-François Martos, Histoire de l'Internationale Situationniste. Edizioni Gérard Lebovici, Parigi 1989.

 



Traduzione a cura di Omar Wisyam (Claudio D'Ettorre)


 


Opere incomplete

di

Omar Wisyam (Claudio D'Ettorre)


http://www.oocities.org/omar_wisyam/index.html