Hey Jude....

Ero nervosa...non mi capitava spesso di essere nervosa...per il mio carattere i miei amici mi chiamavano Lady Oscar...per il mio sguardo fiero, per i miei modi razionali, beh, a dire la verità un po' anche per la mia poca femminilità, questo devo ammetterlo...

Ma ora era cambiato tutto, da quel giorno non sono più la stessa...non sono più la ragazzina vivace che passava interi pomeriggi dietro ad un pallone arancione, non sono più la ragazzina a cui brillano gli occhi ogni qual volta che vede un canestro...non sono più nulla di tutto questo, sono il fantasma di me stesa...

Accadde tutto quel giorno, era la finale del torneo nazionale, la mia squadra era in vantaggio di 4 punti...avevo preso palla e mi dirigevo palleggiando ad una velocità incredibile verso il canestro...sarebbe stato di certo punto, quando avevo la palla nessuno poteva fermarmi...sì, ero la migliore, e non lo dico per vantarmene, ma quando toccavo palla, non c'era verso di togliermela...peccato però, tutti quegli infortuni...ma comunque ero felice lo stesso. In effetti ho un ricordo abbastanza confuso di quello che accadde dopo, ricordo solo che avevo scartato diverse avversarie, ero vicina al canestro, quando sentii una forte fitta al petto, poi la vista mi si annebbiò...non so cosa accadde dopo...

Ricordo che quando aprii gli occhi ero sdraiata in un letto in un'apatica camera d'ospedale, mentre attorno a me, alcuni monitor attaccati al mio corpo continuavano a rumoreggiare ritmicamente...cercai di alzarmi, ma non riuscii a muovere nemmeno un muscolo, mi sentivo stanca e affaticata, eppure dovevo aver fatto una bella dormita! Cominciai a muovere nervosamente gli occhi cercando di capire cosa fosse successo, cercai qualcuno accanto a me, ma non vidi nessuno...provai a chiamare qualcuno...che sò, mia madre...la voce non ne voleva sapere di uscire...

Ad un certo punto la porta si aprì e io guardai nella sua direzione, era mia madre...mi guardò, potevo vedere i suoi occhi lucidi mente mi osservava...

Si avvicinò...

"Judith" mi disse "Judith sei viva!"

Si, si, ero viva...perché sarebbe dovuto essere il contrario? Non capivo ancora...Mi accorsi che mia madre era uscita e aveva chiamato qualcuno...dopo qualche istante entrò un medico...Si avvicinò a me...sorrise...aveva la barba scura che gli incorniciava il volto, e gli occhi scuri...mi guardava attentamente, poi prese qualcosa dalla tasca e mi puntò una piccola lucina dritta negli occhi... potevo sentire distintamente l'odore dell'alcool provenire dalle sue mani... si spostò ad osservare i monitor e poi guardandomi mi disse

"Sei una ragazza molto forte..."

Lo so, ero una persona forte, non mi sarei arresta davanti a nessuno...un tempo...

A quel giorno seguirono estenuanti visite specialistiche, numerosi esami...non so nemmeno io quante ecografie ho fatto...per cosa poi? Per sentirmi dire che non avrei più praticato basket...o meglio, mi sarei dovuta scordare qualunque tipo di sport, troppo faticoso per il mio fisico...continuavo a non capire...Fu mio padre a chiarirmi le idee...."Hai un tumore Judith..."

Ecco...ecco cosa mi ha riservato il destino, un tumore a 17 anni appena compiuti...perché si...ho passato il mio diciassettesimo compleanno in quella stanza d'ospedale....i miei genitori si erano trasferiti per  l'ennesima volta....io ero rimasta a Tokyo con una zia, dovevano essere in Germania adesso, credo...ma non è che mi fosse interessato.... passavano tutta la vita viaggiando...a 14 anni però mi stufai...ero nata a Tokyo e li volevo restare...fortunatamente la sorella di mia madre aveva acconsentito a tenermi con se....era molto giovane, aveva solo 21 anni...era nata dal secondo matrimonio di mio nonno...non la chiamo nemmeno zia, la chiamo per nome, Rachel, più che una zia è una sorella maggiore per me...mi vuole talmente bene che appena finiva di lavorare nemmeno tornava a casa che veniva da me in ospedale, ma poi l'ho convinta che non ci sono solo io, ha anche un fidanzato a cui pensare...finalmente se n'é fatta una ragione! Comunque viene spesso a trovarmi, con Josh, il suo fidanzato, vivono insieme, tra poco si sposeranno...mi piacerebbe esserci al matrimonio....se solo potessi uscire da questa maledetta clinica...qui sono sola...sola con la mia malattia....

Beh, sola forse non per molto.... Yuko, l'infermiera, mi ha anticipato che nel pomeriggio dovrebbe arrivare un nuovo paziente....fino a quel giorno ero rimasta da sola in camera, e questo mi piaceva...a volte la solitudine è la migliore compagnia... non ostacola mai i tuoi pensieri e la tua libertà...ma da oggi le cose cambieranno....anche lui ha un serio problema... aspetta un cuore se non sbaglio...ma di più non mi hanno detto.... deve comunque essere una persona abbastanza benestante... qui non sono in un qualunque ospedale, i miei genitori quando hanno saputo che ho un tumore hanno deciso di portarmi in una clinica privata...che differenza ci sarà mai...morire in un ospedale o in una clinica...non fa nessuna differenza ormai....

Mi mette una strana agitazione sapere di dover condividere una camera con un estraneo...presi lo specchietto che era appoggiato sul comodino....forse...mi sarei dovuta sistemare un po'...mi alzai e m diressi versi il piccolo bagno adiacente alla mia camera...mi girava la testa, ogni volta che mi alzavo, e mi tremavano le gambe... mi appoggiai stancamente al lavandino... mi lavai il viso e mi guardai allo specchio...capitava raramente che mi guardassi allo specchio...provavo vergogna a vedermi così...la pelle bianca, pallida, io che ho sempre avuto la carnagione rosata...le labbra aride...a volte livide...non ricordo nemmeno più l'ultima volta che feci un sorriso...gli occhi spenti...quegli occhi nocciola, a volte quasi rossastri che tutti mi invidiavano, ora erano solo gli occhi di una malata...stavo per mettermi a piangere...ecco perché non volevo guardarmi, avevo pena di me stessa...presi la spazzola e pettinai i miei sottili capelli neri....ogni volta che li lavavo (o meglio, che me li lavavano) e che li pettinavo, mi accorgevo che si spezzavano in una maniera inverosimile...li avevo tagliati diverse volte...ora erano lunghi appena fino alle spalle, ma un tempo erano lunghi il doppio almeno...

Mi rimisi nel letto e chiusi gli occhi...


La mia situazione era peggiorata...i miei genitori e i medici avevano deciso che avrei dovuto passare qualche tempo in ospedale in attesa del trapianto...dovevo ammettere che avevo paura...Il calcio? Un bel ricordo....In effetti non era proprio un ospedale, piuttosto era una clinica privata...gli avevano detto che avrebbe avuto una compagna di camera, gli avevano parlato di lei....un tempo era il capitano della squadra femminile di basket della città, un tipino in gamba, da quando era arrivata la sua squadra non aveva mai perso una partita...poi durante una partita si sentì male, fece diverse visite...aveva un tumore...altro non mi hanno voluto dire, so solo che ha dovuto lasciare il basket...che ingiusta la vita...

"Julian?!" mi sentii chiamare...era Amy...

"Cosa c'è?"

"Avevi una faccia strana, sei sicuro di stare bene?!"

"Si, non preoccuparti, stavo solo pensando ad una cosa..."

Com'era dolce...mi era sempre stata accanto...mi accorsi di amarla il giorno della partita contro Holly...ancora oggi mi pento di averla trattata male quel giorno...

Entrammo nella clinica, c'erano anche i miei genitori, mi faceva piacere saperli sempre accanto a me, specialmente mia madre... ero davvero orgoglioso di avere una famiglia così... un'infermiera ci fece strada per i corridoi. Prendemmo l'ascensore fino al secondo piano... l'infermiera si fermò davanti ad una camera e bussò...


Mi ero persa nuovamente nei miei pensieri quando sentii qualcuno bussare alla porta..."Avanti" risposi mentre mi sedevo in maniera un po' più decente appoggiando la schiena su cuscini...

Entrò Yuko, con altre 4 persone... Erano una coppia di coniugi, una ragazza con i capelli rossi...doveva avere pressa poco la mia età...ed un altro ragazzo...aveva i capelli castani e gli occhi scuri, la corporatura atletica e lo sguardo sereno...no, non poteva essere lui...probabilmente dovevano essersi sbagliati...un ragazzo che soffre di cuore, non può avere quell'espressione così serena e tranquilla...

"Judy, lui è Julian, il tuo nuovo compagno di stanza..." lui si avvicinò sorridendo e mi tese la mano....io feci lo stesso..osservai le nostre mani, la sua era calda, forte...guardai la mia...pallida, gelida...debole....


Quando l'infermiera bussò sentii una voce flebile rispondere... entrai con i miei genitori ed Amy...osservai la stanza, era abbastanza ampia le pareti di un tenue azzurrino chiarissimo, dalla finestra leggermente socchiusa entrava la fresca brezza estiva...osservai i due letti, quello vicino alla finestra era vuoto, mentre nell'altro vidi la mia compagna di stanza...un brivido mi percorse la schiena...era incredibilmente magra, la pelle pallidissima, che contrastava incredibilmente con i suoi capelli corvini...gli occhi spenti, quasi senza vita...mi guardava stupita...

L'infermiera ci presentò...Judith si chiamava...le strinsi delicatamente la mano...sembrava così fragile....con tutta la fantasia che avevo non riuscivo proprio ad immaginarla correre palla alla mano, verso il canestro...devo ammettere che me la immaginavo diversa... mi avevano detto che era sempre stata una persona dall'incredibile forza morale, che nel gioco non molava mai, anche se erano sotto di 16 punti...invece no...non si può mai sapere come una persona reagisce alla malattia... io...io credo di essere stato fortunato...ho sempre avuto qualcuno ad incoraggiarmi...i miei genitori, Amy, i compagni di squadra, Philip, Holly...

Mia madre cominciò a sistemare le mie cose, mentre io seduto sul mio letto parlavo con mio padre ed Amy...mi sentii osservato...


Osservavo Julian...era davvero lui il ragazzo di cui mi avevano parlato...soffriva di cuore...incredibile, sprizzava vitalità e allegria da tutti i pori...osservai anche sua madre, con cura metteva in ordine la roba che c'era nel borsone, mentre suo padre e l'altra ragazza parlavano con lui...chissà se era il fatto di avere una famiglia così vicina e una persona che ti vuole bene vicino (avevo intuito che quella ragazza dai capelli rossi doveva essere la sua fidanzata, bastava guardare i loro sguardi per capirlo...) ti fa reagire meglio alla malattia...o forse ero io che non avevo avuto la forza per farlo....

Mentre li osservavo mi accorsi che Julian diverse volte aveva alzato gli occhi nella mia direzione...doveva essersi accorto che continuavo a guardare nella sua direzione...presi gli occhiali da lettura dal comodino e mi misi a leggere il libro che avevo cominciato la sera prima..."Lo Stralisco"...era la storia di un bambino molto malato, che non poteva vedere la luce del sole...allora il padre ricchissimo aveva chiamato un pittore perché dipingesse le sue camere...per farlo sentire all'aria aperta... Osservai la mia camera...quell'azzurrino mi faceva quasi venire la nausea...erano già 6 mesi che stavo in quella maledettissima stanza circondata da quel maledettissimo azzurro... Fosse stato un giorno qualunque probabilmente sarei scoppiata a piangere, o avrei tirato il libro contro il muro..mi capitava sempre più spesso di avere quegli scatti d'ira...ma quel giorno non potevo...probabilmente quelle persone provavano già abbastanza pietà per me, ci mancava solo che mi prendessero anche per una povera pazza....inspirai a pieni polmoni e sprofondai nuovamente nella lettura...da quando ero in quella maledetta clinica avevo letto un'infinità di libri...in effetti, non è che ci fosse molto altro da fare...


Mia madre finì di sistemare la roba, poi mi disse

"Bene Julian, noi andiamo..Amy, tu rimani qui?!"

"Si, signora Ross, poi torno a casa a piedi più tardi, non abito lontano!"

"Come preferisci...ciao Julian" si avvicinò e mi diede un piccolo bacio sulle labbra, mentre mio padre mi salutò con una leggera pacca sulla spalla...a volte mi innervosiva il loro atteggiamento iperprotettivo, ma erano fatti così...

Quando uscirono rimasi in silenzio...guardai Amy...mi accorsi che stava guardando la mia compagna di stanza...poi si girò verso di me...aveva una strana espressione...mi guardò negli occhi...capii immediatamente cosa voleva dirmi....le sorrisi, ormai la conoscevo da così tanto che non avevo bisogno che mi parlasse, capivo al volo cosa intendeva...mi feci coraggio...

"Judith?!"

Lei si girò verso di me...non capii bene quello sguardo....decisi di proseguire anche se ero indeciso su cosa dire...alla fine fu Amy a prendere la parola...

"Io non mi sono ancora presentata...mi chiamo Amy!" le disse sorridendo


Quella ragazza mi si avvicinò sorridendo e si presentò...mi sentii malissimo...

"Devo farvi proprio pena eh?!" le parole uscirono fuori da sole, senza che lo volessi...mi accorsi che Amy abbassò la mano che aveva teso verso di me e fece un espressione quasi imbronciata...

Riabbassai gli occhi e tornai alla lettura del mio libro...

"Judith.." questa volta era la voce di Julian...ma perché dovevano infierire in quel modo su una povera malata...alzai nuovamente lo sguardo...

"Perché pensi di farmi pena...la nostra situazione non è poi così diversa...io ti faccio pena?!"

Mi faceva quasi ridere..."Ma ti sei visto? Non sembri nemmeno malato...insomma, la nostra situazione non è affatto la stessa...proprio per niente...e ora lasciami in pace per piacere..."


Le sue parole mi ferirono...non poteva sapere tutto quello che aveva sofferto Julian...lo osservai...il suo sguardo era severo, poche volte lo avevo visto così...una delle ultime che ricordo è stato durante la partita con la New Team...quando avevo raccontato a Holly del suo male...quella volta non era arrabbiato, era proprio furibondo...e in quel momento aveva la stessa espressione..

"Hai ragione...la nostra situazione è diversa...stai lasciando che la tua malattia vinca, ma devi combatterla...forse se avessi rinunciato a tutto come hai fatto tu, probabilmente anch'io sarei sbattuto in un letto di ospedale ad elemosinare pietà!"

Le parole di Julian colpirono me...non voglio nemmeno immaginare quale potrebbe essere la reazione di Judith....


Questo era troppo...come poteva darmi lezioni di vita...a me la malattia ha tolto tutto... mi ha tolto la cosa che amavo di più... cosa ne sa lui di cosa significa rincorrere un sogno fino alla fine e poi veder tutto andare in fumo per una maledetta malattia...

"Lasciami in pace..." sentivo il calore delle lacrime rigarmi il volto "lasciami in pace..." ripetei nuovamente... hai ragione Julian...sono qui ad elemosinare pietà...vai al diavolo....

Mi vergognavo incredibilmente di aver mostrato tutta la mia fragilità a quel ragazzo che conoscevo da circa 10 minuti e che credeva di potermi dire come vivere....

Asciugai le lacrime e cercai di nascondere il volto nelle ginocchia....poi bussarono alla porta....avevano bisogno di parlare con Julian, lui uscì, mentre Amy rimase in camera....

"Tu...credi che Julian non abbia mai sofferto vero?!" mi disse Amy avvicinandosi...

Ci si metteva anche lei...mi ci mancava anche la sua di predica, poi ero a posto...."Senti, credi che io mi stia divertendo a sentirmi dire come mi dispiace...eppure eri una ragazza così forte...mi dispiace tanto per te...come farà la squadra?! Ne ho davvero abbastanza...mi piacerebbe sai, fare come Julian, illudermi che tutto va bene, ma...questa malattia mi ha tolto la cosa più cara che avevo, l'unica cosa che mi rendesse davvero felice...non riesco proprio a convincermi che io sono più forte...insomma, fino ad un anno fa passavo i miei pomeriggi a correre, adesso li passo chiusa in camera a leggere...non è facile..."


Sapevo come risponderle...avevo le parole giuste questa volta...Julian mi aveva detto che era una giocatrice di basket...ora mi viene in mente, ne avevo sentito parlare...su qualche rivista...mi feci coraggio...

"So che non è facile...anche per Julian è stata la stessa cosa...." lessi lo stupore nei suoi occhi...proseguii "Julian ha un grave problema al cuore...lo seppe a 10 anni...era il capitano di una squadra di calcio, era i migliore di tutti...ma poi dopo aver saputo della sua malattia i medici gli ordinarono di non giocare più a calcio...lui è testardo però..." mi veniva da sorridere...non so perché..."si impuntò e con il medico stabilirono che poteva giocare solo 15 minuti a partita...era soprannominato il principe del calcio..."


Ascoltai la storia di Amy...il principe del calcio...per poco non mi prese un coccolone, Julian...quello era davvero Julian Ross....credo di essere arrossita...strano ma la mia carnagione deve aver preso un po' di color nel profondo imbarazzo di quel momento...in effetti era un volto noto...ma stare in quel maledetto ospedale mi aveva resa talmente apatica da non accorgermi nemmeno di quello che mi capitava intorno...Julian Ross... alle scuole elementari nutrivo una profonda adorazione verso quel ragazzino della mia età che giocava solo 15 minuti a partita...a casa devo ancora avere la maglietta della Mambo con il numero 14...che ragazzina pestifera che ero....quasi sorrisi ripensadoci...anzi, no, sorrisi proprio, un po' per la vergogna, un po' per l'imbarazzo.

"Insomma...quello è davvero Julian Ross? Vuoi dirmi di essere la ragazza del grande Julian Ross?!" quasi mi stupivo nel pronunciare quelle parole..guardai Amy...era diventata tutta rossa...scoppiai a ridere..era da tanto che non ridevo così di gusto...nel vedermi anche Amy rise...

In quel momento entrò Julian...


Il direttore della clinica aveva bisogno di parlarmi, così andai da lui...dopo un breve discorso a proposito del trapianto tornai in camera mia...mi scocciava fare quel discorso tutte le volte...sentii delle risate provenire dalla mia camera...no, probabilmente mi sbagliavo...quando aprii la porta mi accorsi che Amy rideva come una pazza e che con lei, anche Judith rideva...rimasi in piedi come uno stoccafisso, e dovevo essere anche abbastanza buffo perché quando si girarono verso di me, probabilmente attirate dal rumore della porta risero ancora di più...

Mi diressi verso il mio letto e mi sedetti continuando ad osservarle...si, sapevo che quando Amy cominciava a ridere era dura che smettesse nel tempo limite di un quarto d'ora, ma pensare che avesse contagiato anche quella ragazza che sembrava potesse fare tutto tranne che essere felice, mi sembrava davvero incredibile...

Erp curioso di sapere il motivo di tutto quel divertimento da parte loro, stavo quasi per chiederlo, ma non volevo rovinare quel momento...ad un tratto mi sentii strano...da quando ero stato in ospedale per l'ultima volta mi capitava spesso di sentire il cuore mancare qualche battito...era per quello che avevamo deciso di ricorrere seriamente al trapianto...decisi che forse era meglio mettermi a letto e riposare un pochino...

Mi alzai e presi il pigiama dall'armadietto, mi accorsi che Amy e Judith avevano smesso di ridere...mi girai e vidi Amy che mi fissava...

"Julian ti senti bene?!" mi chiese avvicinadnosi...

La tranquillizzai..."Si, come al solito..."

"Mettiti a letto, non affaticarti" mi disse preoccupata....

Feci quello che mi disse, andai in bagno e mi cambiai, quando tornai in camera mi accorsi che Judith si era fatta portare da Amy la sua borsa...doveva essere fisicamente molto debilitata...quando Amy le appoggiò la borsa sul letto, notai che cercava qualcosa...


Era da tanto tempo che non mi sentivo così felice...forse...forse a volte stare in compagnia poteva essere anche...piacevole... chiesi gentilmente ad Amy di portarmi la mia borsa che era nell'armadietto...volevo fare vedere una cosa a lei e a Julian...non so perché lo feci, ma decisi che non volevo saperlo... stando in quella clinica pensavo troppo a quello che facevo e non era una bella cosa, pensavo troppo e alla fine trovavo solo i lati negativi, e non concludevo nulla...

Tirai fuori un album di fotografie...avevo chiesto a mia zia di portarmele prima di partire per le vacanze..anche quella era stata un'impresa, convincerla a fare un mese di vacanza con Josh, non voleva proprio saperne di lasciarmi da sola...cominciai a sfogliare le pagine dell'album, mi accorsi che Julian ed Amy mi guardavano incuriositi...

Prima di farle vedere le foto, spiegai ad Amy che i miei genitori erano malati di fotografie, nel senso che ogni volta che si trovavano con una macchina fotografica dovevano a tutti i costi scattare una fotografia....

"Questa..." dissi mostrandole una foto "me la scattarono durante una gara di atletica che ho fatto in prima media...la mia scuola non aveva le divise per le gare sportive, vivevo in Italia con i miei genitori, mi ero appena trasferita..."


Presi in mano la foto e scoppiai a ridere guardandola...non potevo credere che quella ragazzina con i capelli corti fosse davvero Judith...poi guardando la maglietta che indossava anche Julian dietro di me, si mise a ridere...era una maglietta molto familiare...era la maglietta gialla della Mambo...

"Che cosa ci facev con la maglietta della Mambo" le chiesi...

"In questa foto non si vede, ma se vai nella pagine dopo dovresti leggere anche il numero" mi disse lei...feci ciò che mi era stato detto e io e Julian cominciammo a ridere subito...14....

"Era la mia maglietta...." disse Julian, potevo sentire un velo di nostalgia..poi riprese.. "Come mai la indossavi?!"

"L'avevo comprata diverso tempo prima, quando vivevo qui a Tokyo...alle elementari eri l'idolo di noi ragazzine...io ero una di quelle pestifere che scavalcavano il recinto dei campi di allenamento..."

Julian rise ancora..."Il mio incubo..."


Ero felice...dopo tanto tempo ero felice...mi appoggiai stancamente al cuscino e respirai lentamente...

Parlammo del più e del meno per il resto del pomeriggio, poi venne ora di cena e Amy dovette andarsene..."Mi ha fatto piacere conoscerti..." le dissi, sinceramente, sorridendo...

"Anche a me...ci vediamo domani..."

"Ok..." le dissi...poi salutò Julian con un piccolo e dolce bacio sulle labbra e se ne andò...Domani...fino a quel giorno non aveva avuto nessun significato per me, da quando avevo saputo del mio tumore, domani aveva perso ogni senso...attendere il domani era una semplice routine, chi lo sa se il domani sarebbe davvero arrivato..nello stato in cui ero il pensiero più positivo che potevo avere era svegliarmi e scoprire di essere ancora viva...Forse sarebbe arrivato anche il momento il cui non mi sarei più svegliata...era la prima volta che aspettavo il domani per qualcosa che non fosse il semplice farsi trasportare dal corso della vita...

Mi girai verso Julian, lui era sdraiato nel suo letto, guardava un punto fisso nel muro davanti a se...

"Julian?!" lo chiamai...


Stavo pensando a chissà cosa, spesso mi capitava che fossero i pensieri a guidare la mia mente, non il contrario...mi sentii chiamare...

"Julian?!"

Mi girai verso di lei... "Cosa c'é?!" le dissi dolcemente, con paura di ferire la sua fragilità...

"Volevo sapere...come hai fatto...nel senso...a reagire in questo modo...quando hai saputo di non poter più giocare a calcio..."

Ci pensai un momento...pensavo che fosse quasi scontato...per orgoglio, per testardaggine...perché ero fiero di ciò che facevo...

"Quando ho saputo di non poter più giocare a calcio ho supplicato il medico di darmi un'alternativa, anche solo 1 minuto mi sarebbe bastato...il calcio è la mia vita, non vi rinuncerei per nulla al mondo..."

"Per questo hai deciso per l'operazione?" mi chiese...

"Si...è l'unica alternativa che ho per continuare a giocare....E tu?"


Io...pensai...pensai a quanto ero debole in confronto a lui...pensai che lui aveva avuto tutto il coraggio che io non ho mai trovato...forse non l'ho mai cercato...

"Io...quando mi hanno detto che non potevo più giocare a basket...io mi sono arresa..." sentivo nuovamente la spiacevole sensazione delle lacrime che scendevano senza che io potessi fare nulla per fermarle...ma questa volta non volevo fermarle... "non ho mai combattuto per ritrovare la forza di rimettermi un paio di scarpe da ginnastica e correre a canestro...forse è stata anche colpa dei dottori, mi hanno scoraggiata in tutto..."

Alzai gli occhi e mi accorsi che Julian aveva smesso di guardarmi...volevo chiedergli cosa pensasse, ma entrò Yukito, l'inserviente, con la cena....

Julian ringraziò cordialmente e si sedette al tavolino bianco dall'altra parte della stanza, poi Yukito si avvicinò a me e mi guardò..."Hai voglia di mangiare stasera?!" mi disse con gentilezza...ormai era diventato raro che io gli dicessi di si...per questo ero sempre piena di flebo...sembrava quasi una domanda retorica...la mia risposta era sempre la stessa...No grazie..non ho fame...


Mi sedetti al tavolino bianco, decisi di aspettare Judith per mangiare...mi girai verso di lei...sentii che l'inserviente le aveva chiesto se aveva voglia di mangiare quella sera...ne dedussi che di solito non mangiava...mi avvicinai a lei...dal suo sguardo capii che stava di nuovo per dire di no...

Le tesi la mano..."Vieni a farmi compagnia? Non sembra male il pesce..."


Stavo per rispondere di no per l'ennesima volta, quando Julian mi si avvicinò...

"Vieni a farmi compagnia? Non sembra male il pesce..." mi disse...

Sorrisi...anche Yukito sembrava stupido di vedermi sorridere...."Va bene.."dissi...

Yukito appoggiò sorridendo il vassoio sul tavolo e mi aiutò ad alzarmi...

"Faccio da sola..." disse alzandomi a fatica...

Mi sedetti al tavolino, Yukito uscì...

"Non mangi quasi mai vero?!" mi chiese Julian...

Abbassai lo sguardo..era una di quelle cose di cui mi vergognavo incredibilmente...

"Perché?!" mi chiese nuovamente....

Anche questa era una cosa a cui non avevo mai pensato...forse perché non ne valeva la pena...fino a quel giorno almeno...

Non risposi nuovamente...presi aria e cominciai a mangiare....poco...lentamente...ma alla fine sembrava che Julian fosse contento....

"Domani verranno dei miei amici..." mi disse....

"Sono felice per te..." gli risposi...che altro dovevo dirgli?

"Da quanto tempo aspetti per il trapianto?" gli chiesi a mia volta...

"Qualche mese..."

"Non ti innervosisce questa attesa?!" gli chiesi incuriosita...

"Abbastanza...ma...per quanto lo aspetti con ansia...so che qualcuno dovrà morire...perché io possa avere il suo cuore..."

Lo guardai....mi aveva rattristata quell'affermazione...qualcuno deve morire perché lui possa vivere...credo che non avrei mai concepito una cosa simile....

Mi alzai e mi rimisi nel letto...ero molto stanca...appoggiai la testa sui cuscini e chiusi gli occhi....anche lui fece lo stesso.... Poco dopo entrò nuovamente Yukito per portare via la roba....

Passo ancora qualche ora, in cui parlammo di diverse cose...poi mi addormentai....

Il mio sonno fu agitato come al solito, tossivo e sentivo a volte il respiro venirmi a meno...era già da qualche settimana che la mattina quando mi alzavo trovavo la federa del cuscino macchiata di sangue..brutto segno...sentivo dire le infermiere quando venivano la mattina....

"Ti senti bene?!" era Julian...


Non riuscivo a prendere sonno, sarà stato per il letto, era parecchio duro, ma ormai mi ero abituato a cambiare materasso...

Stavo quasi per addormentarmi, quando sentii Judith tossire insistentemente...quel tumore doveva essere parecchio grave...e forse ...no, a che diavolo stavo pensando...non è da me avere questi pensieri...cominciai a preoccuparmi...

"Ti senti bene?!" le chiesi...

Tossì ancora...mi alzai e mi avvicinai al suo letto..."Vuoi un bicchiere d'acqua?!" mi sentii quasi stupido a farle quella domanda...

Accesi l'abat-jour...la guardai in volto, aveva le labbra sporche di sangue... "Hai..hai bisogno di qualcosa...vuoi bere?!"

Mi sentivo incredibilmente impacciato e la cosa non mi capitava spesso...

Vidi che cercava di pulirsi le labbra e le porsi un tovagliolo di carta...

"Grazie..." mi disse soltanto...poi le chiesi nuovamente se voleva bere...questa volta mi rispose di si, e abbozzò un mezzo sorriso...

Le versai l'acqua in un bicchiere di plastica dalla bottiglia appoggiata sul suo comodino, gliela porsi e lei bevette lentamente... mi ringraziò di nuovo..."Va meglio?!" che stupido...come fa ad andare meglio solo perché ha bevuto un bicchiere d'acqua...

"Si, sei stato molto gentile.."


Julian si preoccupò subito di darmi da bere, per alleviare un pochino la mia sofferenza...fisicamente non stavo affatto meglio, ma vedere il suo guardo sollevato nel momento in cui gli ho detto che stavo meglio, fece stare meglio anche me...

Mi riappoggiai ai cuscini...sentivo la fronte sudata...il petto mi faceva male...respirai lentamente...

"Sei...sei sicura di stare meglio?"

Lo guardai e sorrisi..."Si, sto...sto meglio..." non dovevo essere affatto convincente...proprio per niente...perché lui mi disse "Vuoi che chiamo qualcuno?!"

"Non sono una gran  bugiarda eh?!"

Sorrise..."No..infatti..."

"Non preoccuparti Julian, sto meglio, sul serio...torna a letto..."


Non stava meglio, per quanto cercasse di convincermi, non ci riusciva...poi mi arresi alla sua insistenza..."Se hai bisogno di qualcosa dimmelo"

Fece cenno di si con la testa, così spensi la luce e mi rimisi a letto....

Cercando di riaddormentarmi non potei fare a meno di pensare a quello che era appena successo...mi venivano ancora i brividi...solo ora...forse...cominciavo a capire quanto io potessi essere fortunato in confronto a lei...io con un trapianto sarei tornato come prima...ma probabilmente era altro quello di cui aveva bisogno...

Mandai via quei tristi pensieri dalla testa e cercai di addormentarmi...mi accorsi che anche lei dormiva...sentivo il suo respiro lento e regolare, interrotto da qualche rauco colpo di tosse...

Finalmente ripresi sonno....


Mi svegliai molto presto...Julian dormiva ancora...chiamai Ukyo con il pulsante che stava accanto al mio letto, l'infermiera che era di turno quella mattina. Omai era talmente tanto tempo che vivevo quell'esistenza così monotona che conoscevo a memoria tutti i turni degli infermieri...Entrò e mi salutò dolcemente, gli infermieri e i medici erano sempre molto gentili e disponibili con me....forse sapevano che non sarebbe stato ancora per molto...

Si accorse del tovagliolo sporco sporco di sangue...

"Stanotte non hai sporcato la federa...come mai?!"

"Sai Ukyo...stanotte sono stata male di nuovo...Julian si è alzato e mi ha dato una mano...tutto qui..."

Ukyo sorrise...poi mi diede una mano ad alzarmi e mi condusse in bagno, mi aiutò a lavarmi e mi riaccompagnò a letto...a volte mi sentivo proprio una moribonda, un'invalida...

"Ukyo...sai qualcosa per il cuore..per il cuore di Julian..."

Ukyo mi sorrise dolcemente..."Mi dispiace...io purtroppo non ne so niente..."

"Non importa" sorrisi...Ukyo sembrava felice di vedermi sorridere...non so...se le era mai capitato...

Mi rimisi nel letto..."Ukyo!" la chiamai senza fare troppo rumore per non svegliare Julian

"Cosa c'é?"

"Ukyo...volevo sapere..." esitai un po'....  quasi imbarazzata nel fare quella domanda così stupida... "la mia pelle....è così bianca, è tutta rovinata..." poi abbassai lo sguardo...ma che razza di cavolate mi mettevo a dire...stupida stupida stupida!!!!

"Sai, stamattina sei meno pallida del solito...la pelle è un po' screpolata, ma se aspetti ti porto della crema...."

Alzai lo sguardo..."dici sul serio?"

"Certo!" disse sorridendo "aspettavo che fossi tu a chiedermelo, aspetta un attimo!"

Rimasi immobile...mi girai verso il letto di Julian...dormiva ancora...si vede che era abituato a dormire fino a tardi...poi tornai a pensare a Ukyo...era una ragazza molto giovane, erano circa tre mesi che lavorava in clinica. Era alta circa quanto me, aveva i capelli rossi e gli occhi verdi, non doveva essere giapponese, o almeno di origine... Era l'infermiera più giovane, ma era una delle poche, con Yuko, Yukito e Anna di cui avevo più fiducia, anche tra i medici ce n'era qualcuno che mi piaceva particolarmente, come la dottoressa Kasuko e il dottor Hagawa...

Mentre ero immersa nei miei pensieri tornò Ukyo con un tubetto in mano...sembrava dentifricio....

"Che è?!" chiesi indicando il tubetto...

"É la crema che ti avevo detto...se la spalmi sul volto tutte le mattine e tutte le sere, tra poco dovrebbero andare via tutte le screpolature!" disse dandomi il tubetto.

"M...ma non posso mica usarla tutte queste volte! E tu come fai?!"

"Ah...non preoccuparmi, io ne ho un'altro tubetto di là, questo l'avevo comprato per te tempo fa, quando mi ero accorta di tutte quelle screpolature...solo che pensavo ti offendessi..."

Arrossii... "N..non so come ringraziarti..." dovevo avere la faccia di uno stoccafisso....

Ukyo sorrise..."É un piacere, non vorrei sbagliarmi...ma da quando è arrivato Julian mi sembri più felice...non è che ti piace?!"

"Ma che dici!!!" divenni ancora più rossa "no, non è che mi piace, però se mi fosse capitato qualche tempo fa, credo che solo a vederlo sarei guarita! É un ragazzo molto gentile, tutto qui...e poi ha la ragazza!"

"Ah...ho capito...beh, ora ti saluto, vado a vedere se hanno bisogno di me fuori, ciao!"

Salutai Ukyo poi mi diressi verso il bagno di nuovo, mi guardai allo specchio e misi la crema...prima di entrare in ospedale la mettevo tutti i giorni, avevo la pelle molto sensibile e di inverno ero tutta screpolata...

Quando uscii mi accorsi che finalmente Julian era sveglio.


Che dormita che avevo fatto, quando mi svegliai mi accorsi che Judith non era più nel suo letto, per un attimo mi preoccupai..magari mentre io dormivo, lei si era aggravata...no...non era possibile...

Mentre cercavo di scacciare quel pensiero dalla testa la vidi uscire dal bagno, quando mi vide mi sorrise...tirai un sospiro di sollievo, le sorrisi anch'io...

"Ma...puoi camminare...nel senso, non hai bisogno di qualcuno?!"

Mi guardò fisso negli occhi con lo sguardo severo...che diavolo mi era saltato in mente di dirle?? Stupido....

"Scusami...mi dispiace, non intendevo..."

Si sedette sul suo letto, probabilmente le girava la testa, poi si mise nuovamente sotto la coperta... "Non preoccuparti...è normale...molti pensano che io da sola non sia in grado di camminare...si, faccio fatica, è vero...ma non eri tu a dire che non devo arrendermi alla malattia?!"

Aveva ragione...aveva proprio ragione...prima le dicevo di reagire, di non scoraggiarsi...poi appena vedevo che sembrava migliorare...le chiedevo se ne fosse in grado...

"Julian?!" mi sentii chiamare, le risposi con la mia consueta gentilezza...

"Julian..non ti capita mai, quando sei in ospedale, di voler uscire, prendere un pallone e corrergli dietro per ore e ore fino a cadere a terra dalla stanchezza?!"

"Si, mi capita spesso, anche adesso...perché?!"

"Io...io vorrei uscire, scendere nel giardino e cominciare a correre dietro al mio pallone arancione per tutto il pomeriggio, fino a stare male talmente sono esausta..."

Mentre parlava vedevo i suoi occhi illuminarsi di una luce che prima non avevo notato, quando parlava di quello sport, il basket, sembrava un'altra persona...

"Sai Julian, quando cominciai a giocare a basket, non era un periodo felice della mia vita, i miei genitori hanno una catena di alberghi, in tutto il mondo, e si trasferivano in una nuova città, praticamente ogni anno...e io con loro..non era facile fare nuovi amici, e spesso quel pallone arancione era il mio unico amico...il mio migliore amico..."

Il mio migliore amico...sorrisi al pensiero...mi ricordava incredibilmente Holly...il pallone è il mio migliore amico...sorrisi ancora, e se ne accorse

"Che hai da ridere...non è così anche per te?!"

"Si...si, è così, scusa se ho riso, ma mi ricordavi una persona...piuttosto...ieri ti ho detto che oggi verranno dei miei amici?!"

"Si, me ne ricordo...sono anche loro calciatori come te?!"

"Si, sai se seguivi i tornei nazionali ai tempi in cui giocavo nella Mambo, dovresti averne sentito parlare..."

"Julian...io non guardavo i tornei, guardavo te!"

La sua spontaneità mi mise in imbarazzo...credo di essere anche arrossito...

"Ti ho sconvolto??? Allora, vuoi dirmi chi sono questi tuoi famosi amici?!"

La sua curiosità mi fece piacere...così decisi di dirglielo subito "Hai mai sentito parlare della Flynet?!"

"Uhm....aspetta un momento..."


Ci pensai un po' su...Flynet...ne avevo sentito parlare...ma la mia memoria si era un po' arrugginita da quando ero entrata li...poi mi venne in mente...

"Dev'essere la squadra di Hokkaido...come si chiamava il suo capitano...era molto carino...di sicuro avevo il suo nome scritto da qualche parte..."

"Si chiama Philip Callaghan..." mi disse quasi esasperato dalla mia ingenua ignoranza...

"Ecco!" si, mi era venuto in mente "è vero, Philip Callaghan, cavolo che carino che era! Mi piaceva quasi quanto te, come ho fatto a dimenticarmene! É qualche suo compagno di squadra?!"

Vidi Julian ridere...e ora che c'era da ridere...perché ho detto che mi piaceva? Ma si...è vero...perché non avrei dovuto dirglielo...non era mica...No...arrossii tutto d'un colpo...non avevo ma preso tanto colorito da quando mi ero ammalata...cercai di dire qualcosa, ma mi vergognavo troppo...

"Scusa, avrei dovuto dirtelo subito che era Philip a venire" non voleva smettere di ridere!

Giuro che l'avrei ammazzato...che figuraccia colossale!!!! Ma non potevo pensarci prima di parlare? Non ero più abituata a fare quelle figure, stando da soli in una stanza, non era facile fare gaf simili...veramente non era facile fare nulla....

"Non preoccuparti" mi disse "non gli dirò nulla!"

"Ci mancherebbe altro..."dissi io, un po' imbronciata...

Per il resto della mattinata Julian dovette fare alcune visite, e io mi rimisi a leggere il mio libro...ero in ritardo rispetto alla mia media, era il terzo giorno che avevo quel libro e non l'avevo ancora finito...e che era molto breve, basti pensare che in 180 pagine circa, c'erano tre racconti...il primo era proprio "lo Stralisco"...era molto bello, da una parte mi sarebbe dispiaciuto non finirlo, ma la mia lettura venne nuovamente distratta, questa volta dai miei pensieri...si stava bene in compagnia, mi ero quasi dimenticata di quanto potesse essere piacevole...Grazie Julian...


Passai il resto della mattina a fare alcune visite, a mio parere inutili, conoscevano il mio cuore, ormai, come le loro tasche, quel medico mi aveva visitato già altre volte fuori dalla clinica.

Tornai in camera che ormai era mezzogiorno, tra poco avrebbero portato il pranzo...quando entrai mi accorsi che Judith era nel letto che leggeva lo stesso libro del giorno prima.

Dopo una decina di minuti portarono il pranzo, lei mangiò poco, come la sera prima, ma comunque a guardare lo sguardo dell'inserviente, doveva comunque essere migliorata, almeno da questo punto di vista...

Dopo pranzo si rimise a letto...quel silenzio stava diventando imbarazzante per me, mentre lei, non sembrava affatto disturbata da questa totale assenza di dialogo.

Cercai di spezzare il silenzio... "Tra poco arriva il tuo idolo!" le dissi con ironia. Sorrise...

"Immagino che tu abbia proprio voglia di farti due risate oggi pomeriggio...eh?"

"No...no..." guardai l'orologio...tra circa un'ora e mezza sarebbe arrivata Amy con i miei amici, Philip, Holly e altri. Non aveva voluto dirmi con precisione chi ci sarebbe stato, aveva detto che era una sorpresa, così non feci troppe domande. Immaginavo però che sarebbero stati in tanti, infatti quella sera stessa si sarebbe giocata l'ennesima partita di qualificazione per i mondiali, qui a Tokyo, e penso che a molti avrebbe fatto piacere vedermi. O forse no... ad un tratto i venne in mente una cosa...il mio atteggiamento era cambiato da quando avevo conosciuto Judith, sembrava quasi che avessi assorbito parte della sua negatività, quella stessa mattina, pensavo che fosse stata male quando non l'ho vista, poi le chiedo se può camminare da sola,  i pensieri sulla gravità del tumore di Judith...no Julian, non va bene...cercai di convincermi...ho sempre avuto pensieri positivi, adesso che la possibilità di avere una vita normale s avvicinava, cominciavo ad avere pensieri funesti....

Sentii di nuovo quel piccolo fastidio al petto, mi sdraiai sul letto, appoggiandomi mollemente sui cuscini. Girai la testa verso Judith, di nuovo quel libro...la osservai in viso...era diversa dal giorno prima, quel pallore quasi disumano era sparito, non c'era più quel grosso contrasto con i capelli, forse perché li aveva raccolti, o forse perché mi ero abituato alla vista di quella pelle bianca come il latte...


Ero rimasta molto colpita da quel capitolo, finalmente ero riuscita a trovare un momento da dedicare alla lettura senza che i miei pensieri mi distrassero dai miei intenti. Il piccolo Maduren, il protagonista del libro, il piccolo malato, aveva chiesto al pittore di dipingere una delle sue tre stanze come un prato, un prato che viveva...All'inizio era un praticello primaverile, poi l'erba era cresciuta e spuntavano i primi fiori, le prime farfalle. Anche il bambino aveva cominciato a dipingere, tante spighe dorate...lo stralisco, che brilla nelle notti serene...

Rimasi impressionata della vena quasi poetica di quella narrazione, andai avanti con il racconto....poi mi venne uno strano desiderio...avevo voglia...avevo voglia di disegnare...che buffo...era da tantissimo tempo che non prendevo in mano una matita... forse volevo disegnare anch'io il mio stralisco, per farlo brillare nelle notti serene...mentre ero assorta nei miei pensieri mi assopii senza accorgermene...

Feci un sogno strano, camminavo a piedi nudi in un immenso prato fiorito...era un sogno che avevo già fatto un'altra volta, ma quella volta il prato non era fiorito, era coperto di una corta erbicella umida...questa volta no, c'erano dei bellissimi fiori colorati l'erba mi arrivava agli stinchi, era piacevolissimo stare in quel modo, tastare il terreno con i piedi, l'altra volta invece era stata una situazione spiacevole, si sentiva a disagio li, scalza, in quell'enorme prato...questa volta non se ne sarebb andata per nulla al mondo...sarebbe rimasta li in eterno...

Venni svegliata da una voce femminile aprii lentamente gli occhi...i capelli rossi...Amy...

Mi alzai lentamente e mi sedetti, mi sfregai un po' gli occhi... "Ciao Amy!" le dissi sorridendo.

"Buongiorno dormigliona!"

Feci una veloce calcolo mentale...se c'era Amy...dovevano esserci anche quegli amici di Julian...compreso Philip...arrossii involontariamente...

Mi guardai intorno diverse volte, no...non c'era nessuno...o meglio...qualcuno c'era era Julian che mi guardava con uno sguardo talmente divertito che mi veniva voglia di picchiarlo...

"Beh...che è quella faccia?!" gli dissi

"Niente" mi rispose "Amy, quando hanno detto che vengono gli altri?!"

"Dovrebbero arrivare a minuti, a meno che non si perdano per strada!"

Salva...ero salva... ma salva da cosa...non ero mai stata in imbarazzo come da quando Julian era entrato in quella maledetta clinica...stavo diventando davvero scema!!!

"Amy, da quanto sei qui?!"

"Una decina di minuti!"

"Ah...da poco quindi...." stavo per dire qualcos'altro, quando bussarono alla porta.


Ci misi un po' a trovare, la stanza, non è che Amy si fosse spiegata poi così bene! Osservai tutti i numeri delle stanza...

"Callaghan, è possibile che tu non abbia capito?!"

Mi girai verso Mark con lo sguardo più cattivo che avessi mai avuto... "Certo che ho capito!"

"Scusa l'ignoranza"mi disse la ragazza che stava accanto a me "ma non mi sembra che tu abbia capito bene Philip...è la terza volta che passiamo per questo corridoio".

Si chiama Leila, l'ho conosciuta circa tre mesi fa dopo gli allenamenti. Quel giorno mi ero allenato come un dannato e stavo finalmente tornando a casa, ero di corsa perché nevicava molto. Ad Hokkaido nevica sempre molto...mentre correvo senza guardarmi troppo intorno girai l'angolo, mi accorsi che una bicicletta procedeva velocemente verso di me, mi bloccai all'istante e mi spostai, lei girò di colpo e sulla neve la bici scivolò a terra. Feci in tempo ad afferrarla per un braccio... prima che si facesse male...

"Ehi! guarda dove vai!" mi disse arrabbiata.

"Calmati, non ti ho vista!"

"Si, certo...diamine! Sono in ritardo!" disse guardando l'orologio, poi sena salutarmi si rimise in sella alla sua bicicletta e sfrecciò via...Il nostro primo incontro non era certo stato romantico! Il giorno dopo andai di nuovo ad allenamento con la squadra. Mentre cercavo di togliere un po' di neve dal campo con i miei compagni mi accorsi che qualcuno correva intorno al campo. Non ci diedi peso e continuai quello che facevo...chi poteva essere così pazzo da correre in mezzo a quella neve...

Quando la vidi passare per la sesta volta decisi di fermarla... "Ehi!"

Si fermò e mi guardò..."Ma sei tu!!!"

Io non capii e mi avvicinai un po'...allora la riconobbi..."Sei la ragazza di ieri vero?!"

"Esatto, che ci fai con sto freddo fuori?!"

Io no capii...ormai era diventata una routine per me allenarmi nella deve...piuttosto lei....

"E tu invece?!"

"Ehi, non fare il furbo, non si risponde ad una domanda con un'altra domanda...comunque...io mi sto allenando, non è che mi metto ad annastapare nella neve con venti gradi sotto zero per puro divertimento!"

"Venti gradi sotto zero...che esagerazione..."guardai le sue gambe coperte da un paio di pantaloncini corti che ne lasciavano intravedere buona parte...erano abbastanza muscolose... "Che sport pratichi?!"

"Secondo te? Vabbè, lasciamo perdere, pratico atletica...e tu? Non ti hanno insegnato l'educazione? Anch'io ti ho chiesto che stavi facendo!"

"Ah...già, io mi sto allenando con la squadra..." le dissi indicando i miei compagni che spalavano la neve...

"Capisco" mi disse, poi allungò una mano "Io mi chiamo Leila, è un vero piacere!!"

Mi presentai anch'io, solo allora mi accorsi di quanto fosse bella, aveva i capelli corti e castano/rosso, gli occhi verde intenso...

Da quel giorno la incontrai sempre più spesso, fino a quando non mi decisi a chiederle di uscire...come mi vergognavo!

"Leila, per piacere...non ti ci mettere anche tu" le dissi quasi esasperato...

"Quanto sei distratto Philip..." mi disse portandosi una mano alla testa, poi fermò un'infermiera.... le vidi dialogare, poi la ringraziò e si diresse verso di noi..."Philip...hai sbagliato piano, è al secondo piano, non al primo...forza, sbrighiamoci..."

"Complimenti Callaghan...da quando ti sei fidanzato sei diventato più addormentato di Atton!" mi disse Mark...sorrisi...in effetti era vero, avevo completamente perso la testa....

"Che vuoi dire Mark?!"

"Non preoccuparti Holly, tra qualche anno capirai...."

Risata generale...scendemmo le scale e finalmente trovammo la camera. Amy mi aveva raccontato che Julian aveva una compagna di stanza...quando la vidi ebbi un balzo al cuore...era proprio lei! L'avevo vista su una rivista sportiva del mio mister...non era stato facile riconoscerla, me la ricordavo diversa in quella foto...aveva un fisico molto atletico e il volto sorridente...Judith si chiamava, era il capitano della squadra di basket femminile di Tokyo...

"É permesso?!" dissi ormai entrato.


Mi girai di scatto in direzione della porta e ne entrò un ragazzo che mi sembrava di aver già visto, era indubbiamente molto bello, gli occhi e i capelli scuri, il fisico atletico...assomigliava un po' a Julian...eccolo, quello era Philip Callaghan...mi accorsi che dietro di lui spuntò una ragazza, aveva i capelli corti e un po' scombinati rosso scuro, gli occhi verdi leggermente all'insù, mi accorsi dai suoi lineamenti che non doveva essere giapponese, rimasi un pochino delusa. Al loro seguito entrarono altri cinque o sei ragazzi, nel vederli li riconobbi, avevo visto alcune loro fotografie e comunque giocavano in nazionale, sebbene il calcio non mi interessasse affatto, era impossibile non riconoscerli...Oliver Atton, Benjamin Price, Mark Lenders, osservai con un po' di attenzione gli altri due, non li riconobbi subito. Li vidi dirigersi verso il letto di Julian e salutarlo allegramente...Oltre alla prima ragazza ce n'era un'altra che non conoscevo...dopo averci pensato mi venne in mente il nome degli altri due sconosciuti...dovevano essere Tom Becker e...come si chiamava...cavolo, con una faccia così scema non potevo dimenticarmene....Bruce...Bruce...Bruce Arper...è vero! Fui quasi sorpresa di vedere che il mio cervello funzionava ancora bene...il resto invece....

"Judith!!!" sentii una vocina femminile chiamarmi.....mi girai e mi trovai occhi negli occhi con quella che doveva essere la ragazza di Philip...

"Tu sei Judith Starkey vero??? Certo che sei tu!"

"E tu come fai a conoscermi?!"

"Ma come!!! in seconda media abbiamo partecipato insieme alle gare regionali di atletica! Nel salto in lungo e nel 100 metri eravamo arrivate tu seconda e io prima, mentre nella staffetta la tua squadra aveva vinto alla grande!"

Ci pensai un po'...è vero, in seconda media avevo partecipato a delle gare di atletica...ma quella ragazza proprio non mi veniva in mente...aspetta, aveva detto di aver vinto il lungo e i 100 metri...è vero! Me la ricordo, solo che un tempo lei aveva i capelli molto più lunghi...

"É vero! Adesso mi ricordo! Ti chiami Leila vero?"

"Esatto! Sapevo che ti eri trasferita in Giappone con i tuoi, ma non speravo di incontrarti di nuovo!"

"Già...tu che ci fai in Giappone?! Non sapevo che avessi legami con questa terra..."

"Infatti, solo che poi hanno offerto a mio padre di allenare alcuni atleti del posto e visto che lui è indubbiamente il migliore e che come posto non è male, ci siamo trasferiti...non ci crederai, ma quegli atleti hanno vinto gare su gare da quando mio padre li allena!!!"

"Come vedo la modestia è sempre il tuo forte!" le dissi per prenderla in giro...l'avevo conosciuta in Italia. Io abitavo a Venezia e lei era di un paesino nei pressi di Verona...la conobbi circa un mese prima delle gare per pura casualità, suo padre era un atleta molto famoso ed era venuto nella nostra scuola non mi ricordo a fare cosa...visto che non me ne poteva fregare di meno mi ero messa come al solito a guardare dalla finestra, e la vidi fare degli allunghi...il mio spirito di competizione era talmente forte che mi sono iscritta alle gare di atletica della scuola...i vincitori avrebbero partecipato alle regionali...mi sarei confrontata con lei! chiesi di andare in bagno e scesi in cortile. Cominciammo a parlare, scoprii che era di Verona, non è che abitassimo proprio vicino, ma dopo aver scoperto di avere la stessa passione per la corsa, decidemmo di allenarci insieme, che buffo, eppure saremmo state rivali...


Ricordavo bene come c'eravamo conosciute, mi sentii quasi male a vederla buttata in quel letto d'ospedale, mi rattristai molto...basta, se mi rattristavo io, allora lei che avrebbe dovuto fare??

Sentii la voce di Philip "Leila, non sapevo che la conoscessi, perché on me la presenti?!" guardai Philip...ogni volta che ero con lui, avevo la sensazione che niente sarebbe potuto andare male...

"Certo, dissi, lei è Judith...lui è Philip!"

"Ma non è giusto! Avrei dovuto farle io le presentazioni!" era Julian...mi girai verso di lui "Uffa che noioso che sei...ci sono talmente tanti ragazzi qui! Presenta loro!"


Fu così che conobbi di persona Oliver Atton, e Patty, a quanto capii lei era la sua ragazza, Tom Becker, Bruce Arper e Mark Lenders....Stringendogli la mano ebbi l'impressione che fosse quasi impressionato...sono sincera, mi diede subito l'impressione di essere una persona molto forte e rude, ma appena gli strinsi la mano, mi sembrava di averlo quasi sconvolto...sembrava aver quasi paura della mia malattia... tra tutte le reazioni che avevo letto negli occhi di coloro che mi incontravano, avevo letto pietà, pena, dispiacere, ma mai paura...

A distrarmi dai miei pensieri fu Leila...cominciò a raccontarmi tutta la sua vita, al contrario di quanto io stessa avrei pensato, non mi annoiai come avrei fatto un tempo, anzi, la riempivo di domande, ero piena di interesse, non solo nei suoi confronti, ma anche verso tutti gli altri, sebbene gli avessi appena conosciuti, mi sembrava quasi che mi considerassero già loro amica...al contrario...Mark Lenders mantenne le distanze, quasi non mi guardò nemmeno...aveva così paura? O forse gli facevo impressione? Un po' mi ferì....


Quando la vidi fui percorso da un brivido...la guardavo li, in quel letto, ridere, scherzare, eppure aveva un tumore...mi sentii ferito... ricordo ancora quando tornando a casa dagli allenamenti la mia sorellina parlava con alcune amichette di una ragazza, una certa Judith...mia sorella ne era affascinata, e un po' anch'io. La sentivo con le altre bambine parlare di questa o quella partita, la considerava un eroe, quasi come considerava me... La curiosità fu troppo forte per resistere, e poi mia sorella era così "innamorata" di quella ragazza che non resistetti alla tentazione di portarla a vedere una partita. Quando la vidi giocare capii perché era diventata così popolare. Avanzava ad una velocità incredibile, saltava altissimo, seppur non fosse molto alta... Riuscii pure a fare in modo che mia sorella avesse l'autografo...Non doveva essere abituata ad essere considerata famosa, perché quando mia sorella le si avvicinò lei arrossì come un semaforo... Ne rimasi impressionato.. cominciai a seguire per quello che mi fosse possibile la sua carriera. Un giorno portai mia sorella a vedere un'altra partita, era la finale e la bambina era tutta un fremito. Mancava poco alla fine, la squadra di Judith vinceva, quando la vidi perdere l'equilibrio, sembrava, e cadere a terra.

Da quel giorno i giornali ne pubblicarono di cotte e di crude, fino alla notizia definitiva...un tumore...

Per diverso tempo non ne seppi più nulla fino ad oggi...Volevo non pensarci, trattarla come una persona qualunque, ma non riuscivo a fare come gli altri, ad essere indifferente. A quanto capii a parte la ragazza di Callaghan nessuno l'aveva vista mai prima d'oggi...forse era dovuto da quello...forse averla vista sempre correre per quel campo mi impediva di accettarla in quelle condizioni.... pensare che nemmeno la conoscevo! Mi facevo tanti problemi per una persona che nemmeno conoscevo...che stupido...

Ross si accorse del mio atteggiamento..."Mark, che fai li?!"

Mi resi conto di essere sembrato scortese...maleducato e strafottente...come sempre dal resto, ma quel giorno ci tenevo a fare una bella figura...che pensieri cretini... Mi sentii per un attimo in confusione...non ero mai stato troppo socievole...adesso perché avrei dovuto mutare il mio carattere...Presi una decisione.


Osservai Lenders...lo vidi confuso...se non voleva stare li aveva solo da andarsene...o aveva paura di offendermi a causa della mia malattia...che rabbia...eppure mi sembrava di averlo già incontrato prima...ma quando...dove....

Che stupida che sono, magari l'avevo semplicemente visto in qualche rivista sportiva...mi accorsi che aveva preso una sedia e si era messo accanto a Becker...

"Se non vuoi non sei obbligato, non voglio farti pena" no...le parole erano di nuovo uscite da sole....non avrei voluto dirlo...perché....

"Non mi fai affatto pena" mi rispose...Che ipocrita...si vedeva lontano un miglio, voleva forse negarlo? No....non poteva...

A salvarmi da quella sorta di imbarazzo/vergogna/rabbia fu Yukito che entrò nella stanza.

"Judy ti vuole il dottor Hagawa vieni" mi disse. Mi alzai a fatica e mi sedetti sulla sedia a rotelle che aveva portato...perché si...fino in bagno erano due passi, ma sentivo di non poter fare di più. Salutai i ragazzi.

Il dottor Hagawa era abbastanza giovane, aveva i capelli castani e gli occhi verde scuro. Portava un paio di occhiali dalle piccole lenti rotonde. Era un tizio simpatico e disponibile, sempre pronto al dialogo. A volte quando ero particolarmente giù di morale mi raccontava delle solite litigate con la sua fidanzata...

"Come mai vuole parlarmi dottore?" chiesi...ero nervosa, sfregavo le mani una con l'altra...

Prese un respiro...sembrava fosse qualcosa di molto serio..."Judith" mi disse "mi rendo conto che forse avrei dovuto parlarne prima con i tuoi genitori, ma forse loro vivendo all'estero non so quanto comprenderebbero la situazione"

Avevo paura...tanta paura...il cuore mi batteva fortissimo...tremavo quasi....

"Judith...ho letto il risultato delle analisi che hai fatto tre giorni fa...." non mi piaceva la sua faccia....sospirò ancora... sentivo tutte le parole uscire dalle sue labbra ad una lentezza incredibile "il tumore è peggiorato...si è allargato anche al fegato..."

Perché si fermava ogni due parole che diceva...sembrava quasi che volesse attendere la mia reazione...che reazione dovevo avere...stavo morendo...e questo basta....respirai lentamente...una domanda uscì involontaria dalle mie labbra

"Sto morendo...vero?" mi stupii di me stessa per la freddezza con cui lo dicevo...sembrava quasi che la cosa non mi riguardasse...

Il dottor Hanawa cominciò a giocare con le parole, fece un discorso confuso, mi stava innervosendo... "Dottore sia chiaro..."

Sospirò di nuovo...lessi la preoccupazione riflessa nei suoi occhi...avevo paura, troppa paura della sua  risposta... "Judith... non credo ce ci siano cure..."

Rimasi in silenzio...sentii gli occhi gonfiarsi di lacrime...tante volte avevo pensato alla morte...ma sentirselo dire era così diverso... cercai di trattenere il pianto e dissi con voce tremante "quanto tempo mi rimane...quanto..."

Hanawa scosse la testa "Non lo so Judith, non me la sento di fare previsioni...davvero... "

"Va bene...c'è altro?"

"No...niente altro...."

"Allora...vorrei tornare in camera mia...se non le dispiace....."

"Se avessi bisogno di qualcosa....io..."

"Non si preoccupi" cercai di essere convincente "me lo aspettavo...un po'...."

Il dottore annuì, poi chiamò Yukito che mi riaccompagnò in camera....

Quando entrai mi accorsi che alcune persone se n'erano andate...erano rimasti sono Leila, Philip e Mark...naturalmente c'erano anche Amy e Julian.

"Cosa ti ha detto?!" mi chiese subito Leila

"Niente di particolare, visite di routine..." risposi sapendo di mentire...a giudicare dallo sguardo di Julian capii che se n'era accorto...gliene avrei parlato dopo...di lui ed Amy mi fidavo....

"Be, ora noi andiamo, che dici Philip?!" la voce squillante di Leila risuonò nella mia testa. Lui annuì, ci salutarono e se ne andarono. Mi accorsi che Mark non era andato con loro...

"Come sta la tua famiglia?" gli chiese Julian

"Bene...bene..."

Mi ritornò la stessa impressine di quando l'avevo visto appena era entrato...l'avevo già visto....ecco! Mi era venuto in mente, in anno prima, aveva accompagnato una bimba a vedere una mia partita, poi lei mi aveva chiesto l'autografo...che carina quella bambina...lui me lo ricordo..devo ammettere che la prima impressione che mi aveva dato era quella di una persona mooolto affascinante...

"Tu hai una sorella?" gli chiesi.

"Si" mi rispose girandosi verso di me.

"Mi ricordo ti te...o meglio di tua sorella.

Rimase molto sorpreso a giudicare dalla sua faccia...continuai..."eravate venuti a vedere una mia partita vero?"

"Si, mi sorprende che tu te ne ricordi" mi disse sorridendo.

Io non mi dimentico delle persone che mi piacciono gli avrei detto se non ci fossero stati gli altri..."Ho una buona memoria.."

"Dimmi una cosa" mi disse "non vedi l'ora che me ne vada, vero?!"

"Cosa?" non capii

"Era una balla quella della visita e non vedi l'ora che me ne vada per parlarne con loro...tolgo il disturbo!"

Rimasi senza parole...aveva capito tutto...e magari non era difficile pensare che avesse capito anche cosa mi aveva detto Hanawa...scoppiai a piangere...


Stavo per andarmene...avevo capito che quello che le aveva detto il medico e non doveva essere niente di bello. Aprii la porta poi mi girai per salutare Julian, la sentii piangere.

Ebbi l'istinto di tornare indietro e cercare di consolarla...e anche questa volta fu l'istinto a decidere. Tornai velocemente indietro e mi sedetti sul suo letto. L'abbracciai. Sentii le sue lacrime bagnare la mia maglietta...tremava...

"Sto morendo Mark...sto morendo...."

Mi sentii incredibilmente inutile...inutile e fuori luogo...


Non mi aspettavo una frase simile da Mark, non pensavo fosse così perspicace...lo vidi dirigersi verso la porta. Feci un cenno della mano per salutarlo, anche Amy fece lo stesso. Mentre stava per uscire Judy scoppiò a piangere..non capii il perché...non sapevo che diavolo le avesse detto quel medico, stavo per alzarmi e andare vicino a lei,e anche Mark fece lo stesso. Sentii la mano di Amy prendere la mia...mi sedetti nuovamente sul mio letto, poi sentii Judy dire una frase, che mi colpì direttamente al cuore...

"Sto morendo Mark...sto morendo..."

No...non era possibile...non era giusto...lei non doveva morire...guardai Amy...non capii la sua espressione...piccole lacrime cominciarono a uscire dai suoi occhi...si appoggiò a me...


Che reazione stupida...mettermi a piangere in quel modo per una cosa che già mi aspettavo....che già sapevo...

Affondai il volto nel petto muscoloso di Mark...seppure non lo conoscessi...mi sentivo protetta...mi strinsi un po' di più a lui

"Tu non morirai...non accadrà..." lo sentii dire...alzai il volto e mi asciugai gli occhi..."E tu che ne sai..."

Mi sorrise...e mi carezzò il viso..."Lo so...basta..."

Sorrisi anch'io...sapevo che non era vero...ma mi rassicurò...

Passarono circa due mesi...Mark veniva molte volte a trovarmi, mi trovavo bene con lui...

Era domenica...come tutte le domeniche Julian usciva con Amy, usciva la mttina e tornava la sera, probabilmente tornava a casa... Stavo leggendo per l'ennesima volta "Lo Stralisco"...l'avevo letto tante volte, ma continuava a piacermi...

Sentii bussare alla porta. "Avanti" dissi.

Era Mark. "Ehilà!" dissi sorridendo..."siamo un po' in ritardo eh?!"

"Chiedo perdono, il treno ha fatto ritardo" mi disse avvicinandosi.

"Ok...sei perdonato..."

Col passare del tempo, mi ero accorta di quanto la vita potesse essere bella...seppure malata, avevo dei buoni amici, e avevo trovato una persona che forse mi voleva davvero bene...Avevo deciso di vivere bene, quello che mi rimaneva da vivere...curavo il mio aspetto esteriore, c'era stato anche un periodo in cui avevo anche ricominciato a camminare per distanze un pochino più lunghe, ma la mia malattia, al contrario dei miei intenti, continuava a peggiorare, e ora facevo fatica persino a fare quei famosi quattro passi fino al bagno, o al tavolino dall'altra parte della stanza.

Quel giorno poi, mi sentivo particolarmente debole, non ero riuscita nemmeno ad alzarmi per mangiare.

"Il tempo è bello, ti va di andare a fare un giro fuori?!" mi disse Mark

"Stai scherzando? Non sto affatto bene oggi..anzi..."

"Rifiuti anche se ti porto qui sotto?"

"Hai voglia di metterti a spingere la sedia a rotelle?!"

"Ok capo, chiamo l'infermiera"

Mark uscì e poi tornò poco dopo con la sedia a rotelle. Cercai di alzarmi con fatica, ma mi accorsi che la forza nelle braccia mi veniva a meno. Mark se ne accorse e mi sollevò leggermente, appoggiandomi poi sulla sedia.

Scendemmo nel giardino. L'aria era fresca ma non umida. Facemmo avanti e indietro per diverse volte e parlammo tanto, di molte cose.

"Sai Mark...mi sono accorta che sto diventando sempre più debole...."

Lui non mi rispose io continuai ingenuamente "Sono già passati due mesi da quando l'ho saputo..."

"Possiamo palare di altro?!" mi disse...

Sorrisi...era buffo...potevamo anche non parlarne, ma tanto sapevo cosa sarebbe successo...e lo sapeva anche lui...

"Ti ho portato una cosa" mi disse

Ero curiosa...in effetti avevo notato che doveva aver portato qualcosa in quella sacca che teneva in spalla, ma non ci avevo fatto troppo caso...

"Cosa?" gli chiesi. Ci fermammo davanti ad una panchina sotto un grande ippocastano, lui si sedette e aprì la sacca. Quando vidi cosa mi aveva portato, non capii bene quali furono le mie emozioni...erano così tante...Mi porse il suo regalo...era un pallone....un pallone da basket...trattenevo a fatica le lacrime... "Grazie..." riuscii solo a dire...


Quando vide il mio regalo le si illuminarono gli occhi...avevo deciso di comprarglielo il giorno prima. Avevo visto dei ragazzini giocare a basket in un campetto vicino casa e non avevo resistito alla tentazione di regalarle quel pallone.

"Questo è..." mi sentivo un po' imbarazzato, ma decisi di proseguire "è un augurio...mia sorella vorrebbe rivederti in campo..."

La vidi sorridere...mi accorsi che non sapeva come rispondere...

Rimanemmo li, in silenzio per qualche minuto...solo allora mi accorsi di quanto mi fossi affezionato a lei...di quanto avrei sofferto se se ne fosse andata...alzai lo sguardo...mi accorsi che mi fissava...non capii il suo sguardo...mi sentii confuso...

Guardavo i suoi occhi castani...quasi rossi...i capelli lucidi che le ricadevano in maniera disordinata sulle spalle, gli altri raccolti distrattamente con una pinza... la pelle bianca, leggermente rosata sulle guance...la sua fragile bellezza che mi piaceva già da tanto tempo....


Rimasi a fissarlo in silenzio... mi faceva piacere stare a guardarlo, mi accorsi che si guardava intorno, ora guardava in basso, spostava nervosamente gli occhi da una parte all'altra senza soffermarsi mai su qualcosa, senza soffermarsi mai su di me.... poi alzò gli occhi e finalmente mi fissò... aspettavo qualcosa, non so cosa...volevo dire qualcosa, per spezzare quel silenzio quasi imbarazzante...ma fu lui a parlare per primo.

"Chiudi gli occhi" mi disse. Io risi..."Perché dovrei chiudere gli occhi?"

"Fa come ti dico, chiudi gli occhi" insisté.

"Ok...chiudo gli occhi" feci come mi disse, non capivo che cosa aveva in mente.

Lo sentii alzarsi...ma dove voleva andare? Capii che si avvicinava a me, il cuore mi batteva forte.

Poi...poi sentii il calore delle sue labbra appoggiarsi alle mie...ero confusa, non subito, ma dopo qualche istante ricambiai quel bacio dolcissimo. Quando si allontanò riaprii gli occhi...non ebbi il coraggio di guardarlo in faccia... roteavo gli occhi guardando in giro...proprio come aveva fatto lui poco prima...dovevo essere arrossita...


Mi decisi a baciarla... era già da un po' che avevo preso quella decisione...la vidi arrossire..che carina...  non sapevo cosa dire, era una situazione piuttosto imbarazzante, poi lei parlò.

"Ti mancherò?" mi chiese.

Non seppi cosa rispondere, sapevo che mi sarebbe mancata molto, e sebbene cercassi di non pensarci, sapevo anche che non le rimaneva molto tempo...non volevo pensarci...

"Si...mi mancherai..." le dissi...

Mi sorrise...non me lo aspettavo...poi disse ancora "Si dice che una persona muore solo...quando viene dimenticata"

Rimasi in silenzio, non avevo le parole da giuste da dire...

"Se tu ti ricorderai di me.... io non morirò... me lo prometti?"

Parlava sorridendo, non era affatto turbata dal pensiero di andarsene...io si...io avevo paura...l'unica esperienza che avevo avuto di morte di una persona che amavo era stata quella di mio padre, ma era ormai passato tanto tempo, i ricordi apparivano come sfocati...

"Si, te lo prometto..."

"Ora sono felice..."


Da quel giorno sono passati circa due mesi...sono sempre più debole, ora anche quei famosi due passi erano diventati quasi impossibili da percorrere...

"Judith, oggi Mark non viene?"

"Non lo so Julian, ma credo che se verrà, arriverà più tardi..."

Quello era uno dei pochi momenti della giornata in cui ero viva veramente...ero perennemente stanca, a pezzi...dormivo per la maggior parte della giornata...

Ad un certo punto qualcuno aprì la porta con forza, mi alzai di botto...entrò Yukito, che cavolo stava succedendo...

"Forza Julian! Sbrighiamoci, sembra che abbiano trovato un cuore per te!" 

Guardai Julian, il suo volto si illuminò. Si diresse verso la sedia a rotelle che aveva portato Yukito, ma prima si fermò accanto al mio letto...

"Sono davvero felice Julian" gli dissi, ed era vero...avrei voluto abbracciarlo, ma non riuscii ad alzarmi "Mi dispiace" dissi dopo l'ennesimo tentativo.

"Non importa..." mi accorsi che era preoccupato... 

"Non aver paura Julian...tra poco sarai fuori di qui..." ma dal suo sguardo capii che non era quello che si voleva sentir dire... "E...e poi io ti aspetterò qui...te lo prometto..."

Julian mi sorrise..."Va bene" e mi accarezzò il volto, poi Yukito lo portò via...

Affondai nuovamente la testa nel cuscino...mi accorsi che fuori pioveva molto, il cielo era cupo...era una delle tante fredde giornate di novembre...pensai alla promessa che avevo fatto a Julian...non credo che sarei riuscita a mantenerla...ma volevo provarci...

Bussarono alla porta...entrò qualcuno, aprii gli occhi...vidi una cascata di capelli castano chiaro procedere verso il mio letto "Ciao Rachel" le dissi con un filo di voce.

"Ehilà bimba! come va oggi?"

Cercai di sorridere "Meglio..." se penso ora a tutte le volte che ho detto meglio...se fosse vero sarei già guarita...

"Dov'è finito il tuo compagno di stanza...Julian"

"É stato fortunato...hanno trovato un cuore per lui...credo che tra poco arriverà all'ospedale qua vicino...sono 5 minuti a piedi..."

"Capisco...oggi non viene il tuo principe azzurro?" cercai di immaginarmi Mark vestito da principe...mi venne da ridere...

"Non lo so..."

Poi bussarono nuovamente alla porta...sentii una voce conosciuta..."É permesso?"

"Amy...entra pure..."

"Ehi, dov'è finito Julian?"

"In ospedale ormai..."

"Cosa??? Che cosa gli è successo???" era tutta agitata... "Per adesso niente...hanno trovato un cuore per lui"

Guardai Amy...mi fissava incredula.... balbettò qualcosa di incomprensibile, poi si riprese un attimo e disse "Non posso crederci..." stava quasi per mettersi a piangere...

"Credo che abbiano avvertito già i suoi genitori..." non feci in tempo a dirlo che il cellulare di Amy cominciò a squillare. Dopo aver parlato brevemente con la persona che l'aveva chiamata attaccò e mi disse

"Erano i genitori di Julian...sono qui all'ospedale...ti dispiace se io..."

"Vai Amy, non devi mica chiedermelo"....ma lessi nei suoi occhi la stessa paura di Julian..."Non preoccuparti per me....ho già promesso a Julian che l'avrei aspettato..."

Amy sorrise, poi mi salutò e corse via....ora erano due le persone che avrei deluso...chiusi gli occhi...rimasi così per qualche minuto, sentivo Rachel accanto a me...mi strinse la mano...la guardai negli occhi...neri come la pece.... era preoccupatissima...sapeva meglio di me che non avrei mantenuto quella promessa...stava per piangere....

"Rachel...se ti metti a piangere non vale però...."

"Lo so...hai ragione....è solo che..."

Non riuscì a finire la frase, fu interrotta da qualcuno che bussava alla porta...senza chiedere nemmeno chi fosse, capii che era Mark...

"Ciao Mark...." gli dissi aprendo gli occhi.

Lui si avvicinò a me e ricambiò il saluto...

"Ora...vi lascio soli..." disse Rachel, sapevo che era una scusa, non voleva che la vedessi piangere....

Quando uscì Mark mi disse "É molto preoccupata..."

"Lo so...lo so...."

"A proposito...dov'è Julian? Non lo vedo..."

Sorrisi...era la terza volta che dovevo spiegarlo...lo feci con piacere

"Sono venuti a prenderlo, hanno trovato un cuore per lui.."

"Dici sul serio?"

"Sono così poco credibile?" Mark rise..."Sai Mark...gli ho promesso che l'avrei aspettato..."

Non mi rispose...era una delle tante volte in cui dicevo qualcosa che non aveva risposta..."Ti voglio bene Mark..."

"Anch'io...."


"É sempre valida la promessa?"

"Cosa?" non capivo di cosa stesse parlando...

"Mi hai promesso...che non mi avresti lasciata morire...che non ti saresti dimenticato di me...."

Sentii un gran vuoto dentro.....sentivo che era una delle ultime volte che potevo parlare con lei...sentire la sua voce dolce e sottile...avrei voluto andarmene con lei...

"Si...me lo ricordo..."

"Sono una gran bugiarda..." mi disse quasi sorridendo "Ho promesso a Julian e a Amy una cosa che non potevo mantenere..."

Quelle parole mi colpirono come un pugno in pieno stomaco...perché...non deve dire queste cose...non può...

"Mi sarebbe piaciuto...mi sarebbe piaciuto vedere Julian giocare di nuovo a calcio..."

Assistevo impotente, volevo parlare, ma non c'erano parole....mi sentivo così stupido...stupido e inutile....

"A dire il vero...ci sarebbero state tante cose che avrei voluto fare...Mark...mi fai un favore..."

"Cosa c'è?"

"Chiedi scusa a Julian e a Amy da parte mia...non ho mantenuto la promessa..."

"No, non puoi andartene adesso..." le dissi...non poteva lasciarmi adesso...non doveva...


Sorrisi...giuro che nemmeno io me ne sarei voluta andare...mi sarebbe piaciuto vivere una vita normale, proseguire gli studi...mi ero iscritta al liceo scientifico, sarei voluta diventare infermiera....aiutare gli altri...e poi chissà, sposarmi...avere una famiglia, dei figli...diventare un punto di riferimento per qualcuno...lo so...nei miei piani dimenticavo il basket...avrei comunque continuato a giocare...ma i miei piani sono andati in fumo troppo presto...

"Non posso oppormi...." sentivo la vita abbandonarmi pian piano...sentivo la morte sempre più vicina...ti amo Mark...volevo dirgli....

"Mark...fammi un favore...accendi lo stereo...c'è un CD dentro...metti la 21 per piacere....


Feci quello che mi era stato chiesto un po' titubante...era una canzone dolcissima....


Hey Jude, don't make it bad
Take a sad song and make it better
Remember to let her into your heart
Then you can start to make it better...

Ehi Jude, non prendertela
Prendi una canzone triste e rendila migliore
Ricorda di farla entrare nel tuo cuore
Allora puoi cominciare a renderla migliore...

Era sempre stata la mia canzone preferita...chiusi gli occhi mentre la ascoltavo...cercai la mano di Mark e la strinsi forte...mi era stato vicino...mi aveva dimostrato di essere importante per lui...mi aveva sempre trattata con dignità...e io lo stavo abbandonando...


Hey Jude, don't be afraid 
You were made to go out and get her
The minute you let her under your skin
Then you begin to make it better

Ahi Jude, non aver paura
Sei stato fatto per uscire e andare a prenderla
Nell'attimo in cui la lasci entrare sotto la pelle
Allora puoi cominciare a renderla migliore....

Mi trovavo di nuovo senza parole di fronte alla sua debolezza, alla sua fragilità, al suo orgoglio...cercavo di incoraggiarla, speravo che non mi avrebbe abbandonato....non volevo che finisse tutto così...era troppo importante...


And anytime you feel the pain 
Hey Jude refrain, 
Don't carry the world upon your shoulder
For well you know that it's a fool who plays it cool
By making this world a little colder


Ogni volta che senti fatica
Ehi Jude, fermati
Non caricarti il mondo sulle spalle
Perché sai bene che è uno stupido, chi fa l'indifferente
Rendendo il suo mondo un po' più freddo

Mancava poco...le mie forze si stavano esaurendo..."Mark...voglio dirti una cosa..."


Hey Jude don't let me down
You have found her, now go and get her
Remember to let her into your heart
Then you can start to make it better

Ehi Jude, non deludermi
L'hai trovata, ora vai a prenderla
Ricorda di lasciarla entrare nel tuo cuore
Allora puoi cominciare a renderla migliore

La sentii parlare, la sua voce era flebile e sottile...voleva dirmi qualcosa... Non parlare, non affaticarti...volevo dirle...che senso avrebbe....forse si sarebbe concessa due secondi in più di vita...volevo sapere cosa volesse dirmi..."Cosa c'é?"


So let it out and let it in
Hey Jude begin
You're waiting for someone to perform with
And don't you know that it's just you.
Hey Jude you'll do
The movement you need is on your shoulder

E allora lasciala entrare e uscire
Ehi Jude, comincia
Stai aspettando qualcuno con cui suonare
E non sai che sei proprio tu
Ehi Jude, lo farai
Il movimento di cui hai bisogno è sulle tue spalle

Era ora...dovevo dirglielo...ma forse già lo sapeva...oppure certe cose non si sanno finche qualcuno non ce le dice...presi aria... poi lo guardai negli occhi... "Mark...io ti amo"

Hey Jude, don't make it bad
Take a sad song and make it better
Remember to let her into your heart
Then you can start to make it better...

Ehi Jude, non prendertela
Prendi una canzone triste e rendila migliore
Ricorda di farla entrare nel tuo cuore
Allora puoi cominciare a renderla migliore...

"Mark...io ti amo" lo sapevo...avrei voluto sentirmelo dire in un'altra circostanza...le risposi "Anch'io...ti amo".


Chiusi gli occhi, mentre le parole di Mark mi risuonavano nella testa..."Grazie" gli dissi. Quante domande nascevano nella mia mente...ma non era quello il momento per cercare le risposte....

Mentre ascoltavo la lunga coda della canzone che era sempre stata la mia preferita mi abbandonai completamente...sentii Mark avvicinarsi un po' a me..sentii le sua labbra appoggiarsi sulle mie con la stessa dolcezza del nostro primo bacio...


La baciai ancora una volta...forse l'ultima...sentii la stretta della sua mano indebolirsi, sparire...la strinsi un po' di più, illudendomi che avrebbe ricambiato

La guardai...il suo volto non mostrava segni di sofferenza, ma solo di pace e serenità...piansi...piansi come un bambino, non mi capitava mai di piangere...affondai il volto nel cuscino, accanto al suo volto, per nascondere il mio dolore...


Pensai che forse era ora di tornare in camera...mi ero tranquillizzata, non volevo che la mia Judy mi vedesse piangere... nel momento stesso in cui appoggiai la mano ebbi la strana sensazione che Judith non fosse in quella stanza, mi sembrava che fosse accanto a me....mi guardai intorno diverse volte, mi diedi della stupida...decisi di entrare.

Judy era immobile nel letto, Mark le stringeva la mano con il volto nascosto nel cuscino...no....Judy...

Rimasi in piedi davanti alla porta...non riuscivo a fare nulla, ogni azione mi sembrava stupida e inutile...la mia Judy. Scoppiai a piangere, Mark alzò il volto...aveva gli occhi rossi dal pianto...


Erano già passati tre giorni dalla morte di Judith eppure ovunque andassi sentivo la sua presenza accanto a me...passavo interi pomeriggi a rigirarmi tra le mani il pallone che le avevo regalato...continuavo a farmi domande insensate senza trovare risposte...

Avevo saputo che l'intervento di Julian era andato bene, oggi avrei dovuto andare a trovarlo. 

Quando entrai nella sua camera mi accorsi subito della presenza di Amy, gli era sempre accanto...anch'io vorrei una persona che mi ami così tanto...

"Ciao Julian" dissi entrando.

Sia Julian che Amy mi salutarono, poi mi sedetti accanto al letto di Julian. Mi accorsi che entrambi avevano qualcosa da dirmi...nessuno aveva il coraggio di parlare...

Chiedi scusa a Julian e Amy da parte mia.....non ho mantenuto la promessa

Quelle parole mi tornarono in mente improvvisamente, come se le avessi risentite...Mi feci forza e parlai...

"Judith..mi ha detto di chiedervi scusa...per non aver mantenuto la sua promessa..."

Vidi Amy rattristarsi....mentre Julian sorrise...

"Non deve scusarsi di nuovo...l'ha già fatto di persona..."

Non capii...ma che voleva dire Ross...glielo chiesi "Che significa?"

"Mentre ero sotto anestesia...ho incontrato Judy, mi ha chiesto scusa per non aver mantenuto la promessa...poi abbiamo parlato a lungo..."

Mi venne da sorridere...anche a me sarebbe piaciuto rincontrarla...invidiai Julian per un attimo...


Ero indeciso se dirglielo o no, fin dal momento in cui avevo visto Mark entrare in camera mia...ma quando mi disse di Judith decisi di raccontarglielo...

Contrariamente a ciò che credevo lo vidi sorridere...

"Ieri pomeriggio c'è stato il funerale...c'erano anche i suoi genitori..."

Non dissi niente, aspettai che Mark finisse la frase.

"Non hanno versato una lacrima...sono stati molto freddi...sembrava quasi che la cosa non li riguardasse"

"Mark credo che le persone reagiscano in modo diverso al dolore..."

"Non saprei...sono arrivati a Tokyo ieri mattina...alle sei di ieri pomeriggio erano già in aeroporto...sua zia mi ha detto che non avevano voglia nemmeno di venire..."

Non sapevo perché Mark mi raccontasse quelle cose, poi pensai a quanto io fossi fortunato, forse per i miei genitori...forse per Amy...non so se lui intendeva questo, ma mi sentii più forte, ed allo stesso tempo mi sentii quasi più importante...

Mi venne in mente un discorso che avevamo fatto io e Judith poco dopo essere entrato in clinica...

"Ti invidio sai?" mi disse lei

Le chiesi il motivo e lei mi rispose con una serenità che mi fece quasi paura...

"I tuoi genitori ti amano molto...io credo di essere quasi un perso per i miei...non sai come ti invidio..."


Vidi Julian riflettere...mi chiesi diverse volte quella mattina il motivo per cui avevo il bisogno di raccontargli quelle cose, ma decisi di farlo comunque, senza chiedermi troppo perché...sapevo che Judith ne sarebbe stata contenta....

Dopo poco tempo decisi di tornare a casa, salutai Julian e mi diressi verso la stazione. Quando arriva mi fermai un momento a guardare delle ragazzine giocare a basket in un campo poco lontano casa mia... poi ricomiciai a camminare verso casa. Appena mi allontanai mi sentii chiamare...

"Scusa! Mi puoi passare la palla per piacere?!"

Mi girai e vidi una ragazzina con i capelli neri e gli occhi castani...quasi rossastri...rimasi lì impalato senza dire niente...

"Cosa?!"

Mi sorrise..."La palla"

Abbassai gli occhi e mi accorsi che era accanto ai miei piedi...la raccolsi e gliela porsi..."cco, scusa..."

"Di niente..." mi disse sorridendo dolcemente dirigendosi verso il campo...

Mi giari per tornare a casa...poi mi rivolsi di nuovo verso di lei.

"Aspetta" dissi girandomi...guardai verso il campo...non la vidi più...osservai attentamente le altre ragazze...no, non c'era....non c'erano nascondigli e comunque il primo palazzo era abbastanza distante, nemmeno correndo sarebbe riuscita a raggiungerlo... sospirai...poi senza farmi troppe domande tornai a casa...ero felice...

The end