No More Lonely Nights 

Questa la dedico a Micky Neko che continua disperatamente a mandarmi gli spezzoni della sua storia (so che l’inizio non è molto confortante!)

AVVISO IMPORTANTE PER TUTTI I LETTORI!

Vi consiglio di leggere prima la fan fiction di Micky Neko “What a strange thing!!!” altrimenti potreste non capire i commenti tra parentesi. La trovate sempre su questo sito!

2° AVVISO

Le date che sono riportare sono completamente inventate, e non sono per niente coerenti con la storia originale, chiedo perdono!!!!

 

CAPITOLO 1

É colpa mia

Era domenica mattina, e ad Amburgo, nel piccolo cimitero di periferia, la pioggia si confondeva con le lacrime dei presenti al funerale della giovane Lilian. Tra i presenti, uno in particolare, distrutto dal dolore, assisteva un po’ apatico alla cerimonia a qualche metro di distanza. Quando la funzione fu finita i presenti se ne andarono ed il ragazzo si avvicinò lentamente alla tomba, appoggiandovi sopra in giglio bianco (Giglio in inglese si dice Lily che può essere usato come diminutivo di Lilian n.d. Magda).

“Mi dispiace, non ho saputo proteggerti....” disse solamente con voce flebile. Quando stava per alzarsi sentì la mano di qualcuno poggiarsi sulla sua spalla. Si girò, era il parroco, che lo guardava tristemente.

“Figliolo, ora è in un posto migliore” gli disse.

Il ragazzo si alzò, poi disse “No, il suo posto era qui, con me....”

“Se il signore l’ha voluta con se, è giusto così”

“Mi dispiace, non è per niente giusto, non era così che doveva andare!” il suo tono della voce era duro.

Il parroco non riuscì più a dire nulla, ferito dallo sguardo accusatorio del ragazzo. Abbassò la testa e senza dire niente se ne andò.

Il giovane diede un ultimo sguardo alla lapide che su cui c’era scritto:

Lilian Perkins

10-01-1983 / 23-05-1999

Poi si girò e tornò a casa.

Arrivato si sedette sul letto, e con lo sguardo perso nel vuoto ripensò a quando l’aveva conosciuta.

Il giovane portiere giapponese Benjamin Price era arrivato ad Amburgo da meno di una settimana, e come spesso capita, quando si arriva in una nuova città, non è facile ambientarsi, specialmente a scuola.

Il primo giorno, veniva visto quasi come un alieno dai suoi compagni di classe, diciamo che socializzare si sarebbe rivelata un’impresa impossibile! Durante la pausa per il pranzo, Benji si sedette ad uno dei tavoli della grande mensa scolastica, continuava a chiedersi come diavolo facesse Tom Becker, che cambiava città quasi ogni sei mesi, ad ambientarsi facilmente con i suoi nuovi compagni. Beh, a dire il vero, sapeva benissimo che Tom era molto più socievole e disponibile di lui...

“Scusa? Sono liberi questi posti?” chiese una voce femminile alle sue spalle facendolo sussultare.

“Eh?” chiese lui un po’ stranito

“Ti ho chiesto se questi posti sono liberi”

“Ah...si, certo” rispose lui un po’ imbarazzato

La ragazza si sedette di fronte a lui, poi gli chiese

“Sei Price vero?”

“Si, siamo nella stessa classe vero?”

“Io sono Lilian Perkins, è un vero piacere” disse la ragazza allungando il braccio per stringergli la mano. Benji fece la stessa cosa, poi qualcuno chiamò Lilian.

“Lilian, vieni a sederti con noi, che fai li?” disse un ragazzo biondo e piuttosto attraente alla ragazza.

“No Karl, io resto qui”

“E dai! Almeno facciamo due chiacchiere!”

“Le faccio anche qui due chiacchiere, e smettila di insistere!”

“Fa come vuoi, andiamo Herman”

Mentre ascoltava la discussione fissava la ragazza. Aveva i capelli castani, molto lunghi e leggermente mossi, e gli occhi neri come la pece, non era molto alta e dal fisico si vedeva chiaramente che doveva praticare molto sport.

“Li hai riconosciuti Benji? Sono anche loro nella nostra classe. Sono Schneider e Strauss”

“Ah, si, li avevo visti....giocano nella juniores della città vero?”

“Si, Schneider è detto il Kaiser, sembra sia il miglior attaccante della Germania, Strauss, invece, è un potente centrocampista, è il “motore” della squadra, perché me lo chiedi?”

“Beh, il motivo per cui sono arrivato fin qui dal Giappone è perché ho intenzione di diventare il portiere titolare dell’Amburgo.”

“Cosa? Ho capito bene? Non sai quello che ti aspetta!”

“Perché?” chiese lui incuriosito.

“Perché sicuramente dovrai riuscire a parare i tiri di Schneider se vuoi avere la loro fiducia, e soprattutto il loro rispetto, e ti assicuro che non è una cosa facile!”

“Non ho paura!”

“E invece credo che dovresti averne! La scorsa settimana, il loro secondo portiere si è rotto un braccio durante un allenamento, dopo aver tentato di parare un suo tiro!”

“Non mi interessa, io DEVO diventare il portiere dell’Amburgo, costi quel che costi!”

“Mi sembri un tipo abbastanza tosto! E va bene, a che ora avete gli allenamenti oggi?”

“Alle 16.30, appena usciti da scuola perché?”

“Perché verrò sicuramente a tifare per te!”

“Grazie!”

Passò qualche tempo, Benji e Lilian erano diventati ottimi amici, uscivano spesso insieme quando lui non aveva gli allenamenti, e spesso lui andava ad ascoltarla cantare nel locale di suo zio. Una di quelle sere lei, prima di cominciare a cantare gli disse: “Ho una sorpresa per te...” e senza che lui avesse il tempo di chiederle spiegazioni lei corse sul palco a cantare. Prima di cominciare a cantare l’ultima canzone, disse

“Questa canzone la dedico ad una persona molto speciale...”

Benji capì subito che quella era la promessa che la ragazza gli aveva anticipato. Era una canzone davvero stupenda, persino per lui, che non amava perdersi in sentimentalismi inutili. Quelle parole, quelle melodie, erano però molto più di una semplice canzone per Lilian, erano un modo per dimostrare a quel ragazzo quanto fosse importante per lui, per fargli capire che sin dalla rima volta che l’aveva visto, dalla prima volta che gli aveva parlato, si era guadagnato un posto speciale nel suo cuore, ed era arrivato il momento per mostrarglielo, e quella canzone era proprio ciò che ci voleva. Finita l’esecuzione ringraziò mentalmente McCartney per aver scritto un capolavoro come No More Lonely Night, e si diresse da Benji.

“Che te ne pare?” chiese lei

“Sei...sei stata magnifica...”

“Grazie...senti...”

“Si?” chiese lui

“Eh........no, niente, mi accompagni a casa?”

“Ok, non vuoi bere qualcosa prima?”

“No, domani mattina c’è la gita scolastica, non voglio mica arrivarci tutta rimbambita!”

“No, hai ragione, andiamo?”

“Ok”

Durante il breve tragitto che c’era dal locale a casa di Lilian, lei non poté fare a meno di chiedersi se Benji stesse solo facendo lo gnorri o se non aveva capito sul serio il significato di quella canzone.

Arrivati davanti al portone si salutarono come al solito e mentre lei apriva il cancelletto della sua abitazione lui laprese per un braccio e le disse:

“Aspetta....”

Lei si voltò, un po’ imbarazzata ed arrossì come una ciliegia guardandolo negli occhi...

Anche lui era visibilmente imbarazzato, non aveva nemmeno capito il motivo per cui aveva compiuto quel gesto, vedendola entrare in casa era stato quasi un riflesso incondizionato, ora la fissava, era così bella, la pelle bianca come quella di una bambolina di porcellana era leggermente rallegrata dall’imbarazzo.

“Volevo...volevo dirti che...ecco...quella canzone mi ha fatto capire....” (“che scena penosa” n.d. Milena “É sempre per la serie acchiappa sempre ovunque e dovunque.....hi hi hi....” n.d. Magda malefica)

Lei, che ora più che imbarazzata era piuttosto allibita, mise fine a quello scempio zittendolo con un bacio. (MITOOOOOO!!!!! n.d. Magda e Milena)

Poi allontanò le sue labbra da quelle del ragazzo che le disse “Ecco, intendevo esattamente questo”

Entrambi scoppiarono a ridere, poi si salutarono e lei entrò in casa.

Da quel giorno la loro storia d’amore continuò per due anni, poi una sera, come al solito, lei era a cantare nel locale di suo zio, mentre lui, come al solito, la guardava seduto a pochi metri dal palco.

Concluse nuovamente lo spettacolo con la splendida No More Lonely Nights, poi andò da Benji.

“Sono stata brava vero?”

“Come al solito!” disse lui baciandola sulle labbra

“Allora, facciamo quelli che se ne vanno a casa?”

“Sissignore” disse lui.

I due si diressero fuori dal locale, ma quella sera c’era qualcosa di diverso, si sentivano degli strani rumori provenire dalla parte in cui si dovevano dirigere loro.

“Benji, forse è meglio che cambiamo strada, che dici?”

“Ma no, figurati, che vuoi che sia!” disse lui

“Se lo dici tu...ma io non mi fido molto....”

I due ragazzi fecero la solita strada, mentre lei, inconsciamente, si stringeva un po’ di più al braccio di lui.

Arrivati sulla strada principale si accorsero che era in corso una lite tra dei ragazzi del posto e alcuni immigrati clandestini.

I due ragazzi passarono cercando di mostrare una certa indifferenza, ma uno dei giovani delinquenti smise di torturare il povero extra-comunitario (RAZZISTA!!!!!! n.d. Micky Neko “Milly sicura che non sia Schneider?” n.d. Salvatore Gentile “Che c‘entra?” n.d. Magda “Rancore per il Mister Profondo sud...niente di particolare....” n.d. Micky Neko)

e vedendo Lilian, disse agli altri ragazzi

“Hey, molla il negro! C’è altro con cui divertirsi!”

I ragazza si incamminarono verso i due fidanzati che avevano accelerato il passo.

“Benji” disse lei “io ho paura...”

“Non preoccuparti, allunga il passo...” disse lui

Ma non fecero abbastanza veloce, perché si trovarono ben presto faccia a faccia con i tre malviventi.

“Ma che bella signorina, amico ce la presti per piacere?”

“Sparite!” disse Benji.

“Beh, se con le brave non va bene, ce la prendiamo con le cattive!”

Quasi terrorizzato da quello che aveva appena udito Benji si parò davanti alla sua ragazza e con voce ferma disse:

“Non ci provare”

I tre non se lo fecero ripetere de volte e in men che non si dica cominciarono a tirare pugni a destra e a manca, e, anche se il giovane giapponese si difendeva bene, loro erano pur sempre in tre.

Con uno scatto rapido quello che sembrava essere il capo afferrò Lilian per un braccio e nella frazione di un secondo le puntò un coltello alla gola e disse:

“E adesso? Come la mettiamo?”

Benji si bloccò di scatto, che doveva fare? “Lasciala!” gridò forte, ma quel tizio sembrava non averlo nemmeno udito. Poi lo squillo di una sirena, l’auto della polizia che si avvicinava, il giovane cominciò ad imprecare, disse qualcosa, Benji non aveva capito bene, poi l sangue, il corpo di Lilian accasciarsi a terra mentre i tre ragazzi correvano via. Inutili i tentativi di rianimarla, di fermare il sangue che continuava ad uscire come un fiume in piena, un ultimo sospiro “Ti amo...” poi la fine della pellicola, l’ambulanza, l’ospedale, il medico che con lo sguardo triste gli diceva “Mi dispiace”.

Era con questi ricordi che Benji ormai da tre sere a quella parte doveva fare i conti, con il rimpianto di non essere stato in grado di proteggerla, perché non aveva cambiato strada come gli aveva detto lei? No, non poteva andare avanti così, si sentiva così inutile, così debole, ma soprattutto colpevole. Persino i genitori della ragazza, che fino a quel giorno l’avevano trattato quasi come u figlio, ora provavano solo disprezzo nei suoi confronti, nei confronti del ragazzo che aveva portato via la loro bambina....

Si alzò dal letto e guardò dalla finestra, continuava a piovere, stava per uscire per andare chissà dove, quando squillò il telefono.

“Pronto?”

La sua faccia si fece più seria, dall’altra parte un poliziotto gli comunicava che avevano preso dei ragazzi che stavano importunando una coppia di fidanzati pochi isolati più lontano dal luogo dove era stata uccisa Lilian, Gli aveva detto che avrebbe dovuto raggiungere il distretto al più presto, per sapere se erano gli stessi disgraziati di qualche sera prima. Benji annuì, attaccò il telefono ed uscì di casa senza prendere nemmeno l’ombrello, incurante del tempo che faceva fuori. Dopo circa mezz’ora arrivò, bagnato fradicio. Due uomini in divisa lo accompagnarono dentro, dove incontrarono il commissario. Era un uomo di mezza età, con i capelli biondi e gli occhi chiari, con un forte accento della Baviera gli disse di guardare attraverso il vetro che gli indicò. Benji fece apaticamente quello che gli era stato detto, riconobbe chiaramente i tre ragazzi dall’altra parte...ecco...era lui il bastardo che aveva ucciso Lilian.

Disse all’uomo accanto a lui che erano loro, ne era certo....

Il commissario ringraziò e disse che se avessero avuto nuovamente bisogno di lui l’avrebbero chiamato. Poi Benji lasciò il distretto e si diresse nuovamente verso casa. Durante il tragitto passò davanti al “Kaiserkeller” il locale dove cantava Lilian, ed una fitta di nostalgia lo colpì in pieno stomaco. Poi proseguì verso casa. Passò tutto il pomeriggio a letto, pensando...I rimpianti ricominciavano a farsi spazio nella sua mente....fuori continuava a piovere...

 

CAPITOLO 2

Non voglio deluderti

Passò ancora qualche tempo, non si era nemmeno più presentato agli allenamenti dell’Amburgo, non ne valeva più la pena, ormai tutto aveva perso valore, e quel giorno, i cui tutto sembrava estraneo, una telefonata cambiò le cose.

Benji si alzò di malavoglia dal letto, che ormai era diventato il posto dove trascorreva quasi interamente le sue giornate, e rispose al telefono. Dall’altra parte sentì una voce molto conosciuta....

Era l’allenatore dell’Amburgo, che chiamava ormai per l’ennesima volta per cercare di riportare Benji alla vita che aveva condotto fino a poco tempo prima, ma si sentì rispondere come già era successo altre volte

“Lasciatemi in pace”

Ma questa volta non aveva alcuna intenzione di mollare, sapeva quanto fosse importante per Benji il calcio, e sapeva anche quanto amasse Lilian.

“Non credevo che fossi così debole Price! Abbiamo sbagliato a riporre in te la nostra fiducia. La scomparsa di Lilian ci ha insegnato che persona sei davvero, sei solo un perdente, un fallito, Lilian non meritava un uomo come te!”

No, questo non era vero, non era un debole.....Lilian non si sarebbe mai innamorata di una persona simile....

Attaccò il telefono con rabbia....ma poi pensò....Perché Lilian lo amava....Se l’avesse conosciuto in quello stato, probabilmente non si sarebbe mai innamorata di lui....

Era ora di darsi una svegliata, era ora di tornare ad essere la persona forte che Lilian amava tanto... in men che non si dica si infilò sotto la doccia, si vestì e dopo aver preparato il borsone corse verso il campo di allenamento dell’Amburgo. Nessuno si aspettava di vederlo, era tornato il Benji di sempre, finalmente.... Ogni tanto mentre giocava porgeva lo sguardo a bordo campo, gli sembrava di vederla, bella come sempre incoraggiarlo, e lui dava sempre il massimo per non deluderla, e non l’avrebbe delusa nemmeno quella volta.

I mesi passarono in fretta, l’Amburgo aveva vinto il campionato nazionale e tra poco sarebbero iniziati i mondiali di calcio.

Era il 23 maggio, Benji si era svegliato di buon ora per recarsi al campo di allenamento, ma prima c’era qualcosa che doveva fare. Mentre stava facendo colazione qualcuno suon il campanello. Benji si affacciò alla finestra del vecchio stabile in cui abitava al terzo piano e vide che sotto due ragazzi biondi gli facevano segno di scendere.

“Arrivo!” disse semplicemente lui.

Uscì distrattamente di casa, dando un’ultima occhiata all’irreale caos che regnava nel suo appartamento.

Un tempo era Lilian che ogni tanto, conoscendo le abitudini del giovane, andava a dare una riordinata alla casa, sapeva bene che Benji era incredibilmente distratto e disordinato, ma ahimè ora, ad un anno esatto dalla scomparsa della ragazza, Benji non aveva cambiato le sue abitudini, con il risultato che il suo piccolo appartamento era davvero invivibile! Sospirando uscì. Scese velocemente i tre piani di scale ad arrivò sotto.

“Scusate il ritardo” disse ai due ragazzi.

“Nessun problema, vogliamo andare?” disse il più alto.

I tre ragazzi si incamminarono lentamente poi Benji disse:

“Schneider, hai avvisato l’allenatore?”

“Non ti preoccupare, ci ha pensato Herman” disse il giovane Kaiser indicando l’amico

I due camminarono per circa venti minuti poi Benji si fermò ad un fioraio.

“Che fai Price?” chiese Strauss all’amico

“Devo prendere una cosa, aspettate un attimo”

Benji uscì dal piccolo chiosco con in mano un giglio bianco, lo stesso di quella domenica mattina, quando per l’ultima volta aveva detto addio alla sua Lilian.

Era passato un anno, un anno lungo e difficile, un anno pieno di dolore, di nostalgia, di rimpianti, un anno per ricominciare, un anno anche per dimenticare e per ricordare. Ed ora era lì, un anno dopo in quel vicolo dove il suo sogno era finito, dove gli avevano portato via ciò che aveva di più caro, dove aveva perso parte di se...Sapeva bene che se solo avesse fatto come aveva detto lei, se avesse cambiato strada, ora potrebbe ancora godere dei suoi sorrisi, dei suoi piccoli incoraggiamenti, di tutti quei piccoli gesti che lo rendevano così felice.

E adesso era lì, immobile, mentre calde lacrime gli rigavano il volto, mentre nella sua mente tornavano, nitide come in un film, le stesse immagini, e più cercava di dimenticare, più si facevano posto nella sua memoria con prepotenza, come per continuare a scaricargli addosso tutte le responsabilità della scomparsa di Lilian....

“Price?”

Benji fu con forza tirato fuori dai suoi ricordi dalla voce si Schneider.

“Pensavo volessi andare al cimitero...”

“No...se volete andare voi, andate pure, io non posso...”

“Perché?”

“Di sicuro stamattina ci saranno li i suoi genitori, non credo che abbiano piacere di vedermi...”

“Forse capirebbero”

“No, non capirebbero, mi considerano il responsabile della morte di loro figlia, non avrebbero avuto alcun piacere di vedermi, persino al suo funerale ho dovuto sopportare per tutto il tempo il loro sguardo accusatorio, non credo che sopporterei nuovamente”.

“Come vuoi, se ti va possiamo andare questa sera, dopo gli allenamenti” intervenne Strauss.

“Grazie....ma se non vi dispiace, vorrei andarci da solo...”

“Va bene, come preferisci”.

La giornata continuò come al solito, poi, all’imbrunire, quando la zona a luci rosse della città comincia ad animarsi, Benji, si incamminava verso il cimitero della città. Su entrambi i lati della Grosse Freiheit lampeggianti luci al neon pubblicizzavano i vari divertimenti a disposizione, mentre donne scarsamente abbigliate sedevano impassibili nelle vetrine, in attesa di clienti. Il ragazzo camminava lentamente, guardandosi ogni tanto intorno. Non aveva mai frequentato quella zona di sera, gli sembrava così estranea quella città, dove ormai viveva da poco più di tre anni, che gli aveva dato tanto, ma che lo aveva anche separato da tutto ciò che aveva di davvero importante.

In poco tempo arrivò al cimitero, con il solito giglio bianco in mano. Dopo averlo appoggiato sulla lapide, rimase lì in silenzio, per un po’, a pensare, da un anno a quella parte, calcio escluso, era la cosa che occupava la maggior parte del suo tempo.

Tornò a casa che era già diventato buio da qualche ora, non si era reso conto di quanto tempo aveva passato al cimitero....entrò i camera da letto e si accorse che la spia gialla della segreteria telefonica lampeggiava.

Schiacciò il pulsante e si sedette sul letto ad ascoltare i messaggi. Il primo era del suo allenatore. Visto che era andato via prima dagli allenamenti voleva avvisarlo che da li ad una settimana avrebbero giocato la partita con la nazionale Giapponese, in preparazione ai campionati mondiali. Il secondo invece lo lasciò sorpreso.

“Benjamin sono Gwyneth, la sorella di Lilian, ho bisogno di parlarti, possiamo incontrarci domani mattina a scuola, io frequento l’ultimo anno, te ne ricordi vero? É davvero importantissimo ti prego”.

Benji rimase immobile, poi fece un piccolo sorriso.... “Gwyneth...”

La mattina successiva, durante l’intervallo Benji uscì dalla sua classe, percorse il lungo corridoi della sua scuola.

“Benji, sono qui!”

Il ragazzo di diresse verso la giovane fanciulla che l’aveva chiamato. Era una giovane alta ed esile, con i capelli neri tagliati a caschetto e gli occhi azzurro-grigio. Non assomigliava per niente alla più giovane Lilian, nemmeno caratterialmente, Gwyneth era molto timida e riservata, sempre dolce e gentile, Lilian diceva sempre che litigare con lei era davvero impossibile, e non poteva dire lo stesso di se stessa, sempre lunatica e testarda....

“Ciao Benji”

“Ciao, che è successo?”

“Eh?...”

“Mi hai fatto preoccupare, che cos’è successo?”

Gwyneth diventò rossa come un semaforo portandosi una mano davanti alla bocca.

“Scusami....ti ho davvero fatto preoccupare? Mi dispiace!”

“No, non preoccuparti, allora?”

“Ecco, ieri mattina sono passata con i miei genitori dal luogo dov’è successo....ecco, abbiamo trovato il tuo giglio, erano commossi, mi hanno confessato che sono dispiaciuti per averti addossato tutte quelle colpe, solo che sono troppo orgogliosi per dirtelo, non pensare male di loro, non hanno una cattiva opinione di te, sanno quanto amavi Lilian”

“Grazie, di loro che mi dispiace, mi dispiace davvero tanto di non aver potuto fare niente...”

“Non preoccuparti....grazie...”

“E per cosa?”

“Per esserti ricordato di lei, anche dopo tutto questo tempo”

“Non credo che potrei mai dimenticarla...mai” (“sigh sigh....che scena triste....” n.d. Magda in lacrime per essersi accorta di avere un cuore “ehm...non esagerare però!” n.d. Milena)

“Hai ragione....ora devo andare, è suonata la campanella”

“Ok, ci vediamo”

La partita con il Giappone arrivò in fretta e la vittoria dell’Amburgo fu, come sapete, schiacciante. A fine partita Benji si trattenne a parlare con il suo caro amico Oliver Atton.

“Allora Benji, è da parecchio tempo che non parliamo un po’, vero?”

“Hai ragione...”

“Non mi racconti niente di nuovo? In tre anni saranno successe molte cose, vero?”

“Diciamo di si....ma non mi va di parlarne adesso....”

“E dai....cos’è qualche faccenda amorosa? Guarda che a me puoi dirlo!”

“Cosa?!” per Benji quella frase fu come un pugno in pieno stomaco, si, aveva indovinato, erano successe molte cose, ma quello non era il posto in cui parlarne.

“Andiamo a fare due passi?”

Atton annuì. Si allontanarono dal campo e si ritrovarono a camminare per le vie di Amburgo. Benji raccontò tutto ciò che gli era successo in quei tre anni.

Gli raccontò di aver conosciuto una ragazza meravigliosa, era bellissima, era dolce e gentile, anche se era anche un vero peperino, a volte era tanto lunatica che nemmeno lui riusciva a sopportarla! Cantava nel locale di suo zio, era magnifica, il suo cantante preferito era Paul McCartney, cantava solo ed esclusivamente le sue canzoni, e questo era molto apprezzato, nella città dove i Beatles avevano fatto i primi concerti, e che aveva conservato sempre un certo amore per quei quattro ragazzini inglesi che erano diventati i migliori al mondo. Poi però l’aveva persa, l’avevano uccisa davanti ai suoi occhi, gliel’avevano portata via senza che lui potesse fare nulla. Era cominciato un periodo triste per lui, fatto di rimpianti e di dolore, poi però aveva reagito, si era fatto forza ed aveva continuato con la sua vita...

Oliver Atton lo guardava....poteva scorgere negli occhi dell’amico tanta malinconia e tanto dolore....

“Mi dispiace....” fu tutto quello che riuscì a dire.

 

CAPITOLO 3

Ricominciare a vivere

 

Passò del tempo, e Benji si era unito alla squadra giapponese. Una sera, dopo i consueti allenamenti, i ragazzi decisero di passare la serata in albergo, visto che il tempo era praticamente penoso. Uno dei camerieri disse che la sera veniva un gruppo a suonare lì in albergo, e che probabilmente poteva essere di loro gradimento.

I ragazzi si diressero nel salone indicato dal cameriere e si sedettero ai piccoli tavolini circolari che riempivano la sala. Dopo una decina di minuti il gruppo salì sul palco...per Benji fu quasi un dejà vu. Osservò la cantante...non assomigliava affatto alla sua Lilian, ma aveva qualcosa di strano, quasi di familiare.... Era una ragazza alta, con i capelli biondi lunghi fin sotto le spalle, gli occhi scuri ed uno sguardo strano, era tra il dolce ed allo stesso tempo quasi....malizioso...era davvero strana. Benji la osservò ancora...no, non aveva proprio niente a che fare con lo sguardo timido ed ingenuo che aveva Lilian quando saliva sul palco per cantare....

I musicisti cominciarono a suonare....bastarono poche note per far capire a Benji che canzone fosse....era una di quelle che Lilian cantava spesso, “Hi Hi Hi” si intitola, ricordava bene lo sguardo a volte imbarazzato di Lilian quando cantava, visto che i versi di quella canzone erano i classici “sesso, droga e rock and roll” come li definiva lei. Ma quella ragazza non sembrava per nulla inibita, sembravano quasi un invito quelle parole uscire dalle sue labbra.... “Che tipo!” pensava Benji mentre guardava la ragazza che aveva già fatto andare in fibrillazione gli ormoni dei suoi compagni di squadra.... “Persino quel bestione di Lenders sta sbavando....” (“Eh eh eh....” n.d. Magda “Perché metti in bocca a Gen-chan parole tue? É poco professionale!” n.d. Milena pignola “Sorry, è stato più forte di me....” n.d. Magda).

Ma il divertimento durò poco, e la tristezza invase la mente del giovane portiere quando si accorse che tutte le singole canzoni del gruppo erano tutte di McCartney....gli sembrava di rivivere le serate passate al Kaiserkeller a guardare Lilian cantare. Holly, seduto accanto a lui, ci mise poco ad accorgersi del disagio dell’amico.

“Tutto bene?” chiese

“S...si... credo...”

Intanto, la giovane ragazza sul palco, osservava il suo pubblico....

Uhm.....devono avere pressa poco la mia età.... ma guarda che facce allupate...... ho voglia di divertirmi ancora un po’....

La giovane Julia conosceva bene l’effetto che faceva sull’altro sesso, e spesso ne approfittava per divertirsi un po’....e conosceva anche bene il potere seduttivo della sua voce, riusciva ad usarla come più preferiva, e aveva fatto innamorare diverse persone, cantando.....Guardò ancora un po’ il suo pubblico.... Si accorse che tra gli sguardi allupati di tutti quei ragazzi ce n’era uno diverso...... era triste, malinconico, sembrava quasi fuori dal mondo....

Era giunto il momento di chiudere lo spettacolo, ed ironia della sorte la canzone con cui avrebbe concluso era proprio No More Lonely Nights, la canzone con cui Lilian aveva fatto innamorare Benji, e nel sentire quelle note e quella melodia, in Benji si scatenarono centinaia di pensieri, di sensazioni. Ascoltò la canzone con nervosismo, ma alla frase finale non ce la fece più, ed uscì velocemente dalla stanza.

Julia lo vide, posò il microfono sull’asta e tra lo stupore di tutti, in particolare di Holly, gli corse dietro. Non sapeva come mai lo stava facendo, non aveva mai visto quel ragazzo in vita sua, eppure sapeva che avrebbe dovuto seguirlo. Arrivò nel grande giardino dell’hotel, si guardò intorno diverse volte, era sicura di averlo visto andare da quella parte.

“Chi cerchi?”

La ragazza si voltò di scatto e si trovò faccia a faccia con Benji.

“Va al diavolo, mi hai fatta spaventare! Sto cercando te, mi dici perché cavolo sei corso via in quel modo?”

“Non sono affari tuoi!”

“Beh, sai com’è, io sono una cantante, e solitamente la gente non scappa quando canto, di solito faccio un altro effetto sai?”

“Cos’è, sei abituata a vedere i ragazzi che strisciano ai tuoi piedi? Che fai, ne miri uno e poi cerchi di sedurlo in tutti i modi per poi calpestare i suoi sentimenti? Mi dispiace, non funziona!”

“Ma per chi diavolo mi hai presa? Non ti permetto affatto di parlarmi in questo modo, e poi no sono affatto interessata a te!”

“E allora che ci fai qui?”

Julia non sapeva rispondere, in effetti non c’era una spiegazione razionale a ciò che aveva fatto....

“Visto? Ho indovinato.....non sei degna di cantare quella canzone!”

“Ma sei scemo te? Non sono certo McCartney, ma credo di avere tutte le carte in regola per cantare le sue canzoni caro mio!”

“Tu non sei come lei.....”

Benji era diventato triste, guardava verso il basso, e ripeteva nuovamente “Non sei come lei.....”

Ma è scemo sto tipo.... (“ehi amica piano con le parole!” n.d. Magda furiosa perché hanno offeso Benji “Chi la fa l’aspetti” n.d.Micky Neko) McCartney non era una LEI....

“Solo Lilian può cantare così....”

“Lilian? Chi è Lilian?” chiese lei incuriosita

“Niente...fa finta che non abbia detto niente” disse lui, con un velo di tristezza.

Julia era rimasta immobile, a guardarlo, si era resa conto del turbamento del ragazzo, forse sarebbe stato meglio non infierire, continuare la sua vita come sempre, ma questa volta sapeva che non avrebbe dovuto rimanere indifferente.

“Sei sicuro di non volerne parlare?” disse dolcemente, appoggiando una mano sulla spalla del ragazzo.

Lui si girò a guardarla in volto, normalmente non avrebbe mai parlato degli affari suoi ad un’estranea, ma lo sguardo della ragazza diffondeva in lui una strana sensazione di serenità e fiducia, un po’ titubante cominciò a parlare

“Lilian era...”

“Aspetta,” disse lei “Non qui, seguimi” e prendendolo per mano lo portò in una zona un poco più isolata, si sedettero su una piccola panchina in pietra, sulle rive di un piccolo laghetto ornamentale pieno di ninfee.

“Qui, possiamo parlare più tranquillamente” gli disse.

Allora lui cominciò a raccontare la sua storia.

“Lilian l’avevo conosciuta ad Amburgo, ero appena arrivato li dal Giappone. A scuola non fu facile conquistare l’amicizia dei miei compagni, e devo ammettere che inizialmente, ero piuttosto diciamo isolato, dal resto della classe. Poi arrivò lei, bellissima, e con gentilezza mi chiese se poteva sedersi accanto a me in mensa, era stata così gentile...eravamo amici, uscivamo spesso insieme, pensa che anche lei come te, cantava in un gruppo, cantava solo canzoni di McCartney....Poi ci eravamo fidanzati, era stata proprio una canzone a farci innamorare...quella che hai cantato poco fa....”

“No more lonely nights? Ma perché parli al passato? Era...eravamo....”

“É morta....Lilian è stata uccisa....”

Julia si portò la mano davanti alle labbra....”Mi dispiace...scusami....”

“No, non ha importanza, non potevi immaginarlo”

“Immagino che sia stato molto difficile per te....”

“Si, ma non mi va di riparlarne....mi farebbe tornare in mente ricordi troppo tristi....”

“Hai ragione, scusami” disse lei sorridendo.

“Tu piuttosto, non mi hai nemmeno detto come ti chiami”.

“Ah, già, che sbadata....io sono Julia, piacere”

“Io mi chiamo Benjamin Price, ma chiamami pure Benji”

“Ok... Beh, io ora torno dentro, mi staranno cercando, ci vediamo!”

“Aspetta” disse lui, fermandola mettendole una mano sulla spalla

“Cosa c’è?”

“Volevo chiederti scusa per quello che ti ho detto prima, sono stato scortese, mi dispiace”

Lei si rattristò un po’, abbassando lo sguardo poi disse “No, figurati...in fondo avevi ragione....” e si allontanò.

“Che vuoi dire?” chiese lui, ma ormai lei era già lontana.

Julia si diresse velocemente verso la sua camera, alcuni ragazzi cercarono di fermarla, ma lei sembrava non esserci per nessuno, aprì velocemente la porta della sua camera e si chiuse dentro....

Quel ragazzo aveva indovinato in pieno....era vero....aveva sedotto molti ragazzi, con i suoi modi provocanti e maliziosi, con quel fare affascinante che la rendeva quasi preziosa agli occhi di tutti quei ragazzini che aveva fatto innamorare e che aveva illuso di avere una piccola speranza.

Era ora di fare un bell’esame di coscienza, anche se non sarebbe stato proprio facile.....

Fece la doccia e si mise a letto con un forte mal di testa, la mattina successiva sarebbe stata meglio.

Benji invece, un po’ confuso da quello che era appena successo, cominciò a camminare nervosamente per il giardino, poi per le strade intorno all’albergo, mentre quelle parole riecheggiavano nella sua mente....In fondo avevi ragione.....

Era inutile continuare a pensarci, ora la cosa migliore era tornare in camera, fare una bella dormita e prepararsi per gli allenamenti del giorno successivo.

Quella notte dormì in una maniera talmente tranquilla che la mattina non ci credeva nemmeno. Era parecchio che non passava una nottata così tranquilla, non turbata dai fantasmi della sua memoria che lo torturavano ogni qual volta tentava di chiudere occhio. Si guardò intorno, Holly e Tom dormivano ancora. Si infilò silenziosamente in bagnio e fece la doccia, quando uscì i suoi due compagni erano svegli.

“Ciao” disse lui torturando con l’asciugamano

Holly ancora mezzo addormentato fece una piccola smorfia che era un misto tra un saluto e un “mamma ancora 5 minuti” mentre Tom salutò con la sua proverbiale cordialità.

Benji uscì rapidamente dalla camera e cominciò a vagare per i corridoi. Fece avanti e indietro per diverse volte...Non sapeva nemmeno lui cosa stava cercando. Poi una porta si aprì proprio dietro di lui, ne uscì una figura alta e slanciata, che si dirigeva con molta fretta verso gli ascensori. Benji non ci mise molto a riconoscerla.

“Julia?”

Lei frenò la sua corsa e si girò distrattamente, fece un sorriso ed un cenno della mano, poi imboccò le scale accanto all’ascensore.

“Certo che è strana...come fa a fare le scale con quei trampoli?” si chiese ripensando alle scarpe col tacco che indossava la ragazza.

Si decise ad andare a fare colazione, era come se avesse fatto ciò che doveva, anche se in effetti non aveva fatto un beato niente.

Intanto la ragazza, con il fiatone si fermò un momento a prendere fiato nella hall dell’albergo. Si era fatta nove piani di scale a piedi con quelle maledette scarpe poi....Perché diavolo si era messa a correre a quel modo....non avrebbe potuto aspettare l’ascensore? In fondo non c’era nessuna fretta, ma quando aveva visto Benji, passare davanti alla porta di camera sua, dallo spioncino, aveva avuto l’istinto di scappare, sperava di non doverlo nemmeno salutare...Ahia...lo stomaco cominciava a brontolare, era meglio andare a fare colazione....

Entrò nel bar dell'hotel, e camminò verso il bancone. I ragazzi della nazionale giapponese erano poco lontani da dov'era lei. Il primo a girarsi fu Bruce, quella figura longilinea, i capelli biondi che si appoggiavano sulla camicietta di lino azzurro, le lunghe gambe fasciate da una sottile longuette nera con un minuscolo ricamo floreale al fondo. Era di sicuro la cantante della sera precedente!

"Ragazzi! Guardate chi c'è!"

I ragazzi si voltarono in contemporanea...."Che visione divina!" era stata la reazione istantanea di Ted Carter.

Julia si sentì un tantino osservata.... abbassò sugli occhi gli occhiali da sole e si voltò...ah, erano i ragazzi della sera prima...cominciò a cercare Benji...no, non c'era, fortunatamente! Nemmeno il tempo di girarsi che vide la figura imponente del portiere dirigersi con passo deciso verso il gruppo...Ecco, parli del diavolo..... "David" disse rivolta al barista "lascia stare quel cappuccino, io devo scappare"

"Come vuoi Julia, ma è successo qualcosa?"

"No, non preoccuparti...ora scappo, ciao!"

"Ehi! Dove va quella???" chiese Bruce

"Quella chi? Ah...è Julia..." Benji non capiva bene....prima l'aveva vista correre via di fretta, poi, appena lui era entrato al bar lei se n'era andata di nuovo....certo che è strana....