You are not alone
Tu non sei sola
Vagava per le strade di Satan
City, assorta nei suoi pensieri. Non aveva una meta precisa né un posto dove
tornare.
Era sola.
L’unica cosa a cui pensava in
quel momento era la sua solitudine, sola e senza una casa dove tornare. Un mare
di ricordi l’assaliva internamente, possibile che tutto si fosse svolto in così
poco tempo? Sembrava avvenuto tutto nell’arco di molti anni.
Ricordava tutto alla
perfezione, il suo cervello aveva registrato tutto, persino ciò che provava, anche
se ancora non sapeva se avrebbe provato qualcosa oltre l’odio. Il dott. Gero
l’aveva programmata solo per quello, anche se molte cose erano sfuggite ai
calcoli dello scienziato. Non aveva calcolato, infatti, che i suoi due androidi
potessero unirsi per distruggerlo. Non si sarebbe mai pentita di quel gesto.
Il dott. Gero li aveva creati,
o meglio, li aveva trasformati in cyborg, ma con l’unico scopo di farli unire a
Cell per uccidere Goku e creare l’essere perfetto, per questo lo odiavano.
In compenso si era pentita di
molte cose, di aver distrutto città e ucciso persone, aveva capito che tutto
ciò che avevano fatto era stato inutile, distruggere non sarebbe servito a
farla sentire meglio o a farle tornare la memoria, solo ora se ne rendeva conto
e se ne pentiva.
Questo però non sarebbe
bastato a nessuno.
Ormai tutti la odiavano.
Lei era C18, il cyborg
spietato creato dalla mente malata del dott. Gero. Tutti le davano un’etichetta
guardandola dall’esterno, ma chi erano per giudicare le sue azioni? Che cosa
sapevano di lei? Niente. Perché dovevano indissolubilmente associarla al suo
creatore? In fondo l’aveva ucciso, lei e il suo gemello si erano ribellati a
lui.
Tutti quelli che le stavano
intorno e la fissavano. Di tanto in tanto riusciva a percepire qualche parte di
discorso spezzato.
<ma quella non è C18?>
<si, è proprio lei!!!ma non
si vergogna a girare così per le strade dopo tutto quello che ha fatto?>
<ma volete stare zitte!!!Se
vi sente potrebbe arrabbiarsi ed eliminarci tutte e tre, avete dimenticato che
è uno spietato cyborg?>
<di che ti preoccupi?Se lei
o suo fratello, C17, si azzardano ancora a dare problemi Mr Satan ucciderà loro
come ha fatto con Cell.>
<hai proprio ragione...>
“Spietato cyborg”. Lei non era
una ragazza manipolata e privata dei suoi ricordi, una povera ragazza
trasformata in cyborg e usata come macchina da guerra, no. Era uno“spietato
cyborg”, lei e C17 erano “due spietati cyborg”e niente di meno.
Suo fratello…Fino a qualche
giorno prima erano insieme, impegnati a distruggere qualche città e poi ecco
apparire gli amici di Goku e con loro quel piccoletto. Quel ragazzino pelato
era molto dolce a vederlo dall’esterno, forse era per quella sua docile
apparenza che aveva voluto dargli un bacio. Le aveva dimostrato di essere dolce
e gentile anche dentro, quando aveva distrutto il telecomando per disattivarla
e poi quando aveva chiesto al drago Shenron di togliere la bomba dentro il suo
corpo. Si era arrabbiata molto per quel gesto, odiava i gesti di pietà e quello
le dava proprio l’idea di esserlo. Poi, però, si era resa conto che Crillin era
l’unico umano che forse aveva un po’ di considerazione e rispetto per lei,
forse l’amava davvero. E forse era stata un po’ avventata.
Forse non avrebbe dovuto
trattarlo così male, voleva solo aiutarla, se avesse agito diversamente, ora
non sarebbe sola.
Perché era sola poi? Aveva suo
fratello, anche se lui era voluto andare per la sua strada, da solo... Lui
poteva sopportare la solitudine, era solo per scelta, non per volere del fato.
Chiuse gli occhi, si sentiva
estremamente triste e depressa, doveva far sparire quei pensieri dalla tesa,
quello che era stato era stato, non poteva cambiare il passato, poteva solo
sperare che nel presente le succedesse qualcosa che cambiasse il suo futuro, per
lei ancora avvolto da una fitta nebbia.
Passò vicino ad un locale dal
quale proveniva una canzone a tutto volume.
Lì per lì non fece caso alle
parole, anche se nel suo cervello c’era un microchip che le permetteva di
capire tutte le lingue e quello era inglese.
When you are feel all alone
(quando ti senti tutta sola)
And the world has turned in back on you (e il mondo sta girando attorno
a te)
Give me a moment please
(dammi un momento per favore)
To tame you wild wild heart
(per calmare il tuo cuore agitato)
Furono le parole seguenti a
colpirla molto, a colpirla profondamente.
I know you feel (io so che
senti)
Like the doors are closing
in on you (come se le porte ti si chiudessero in faccia)
It’s hard to find relieve
(è difficile trovare conforto)
And people can be so cold
(e le persone sanno essere molto crudeli)
When darkness is upon your
door (quando il buio è dietro la tua porta)
And you feel like you can’t
take animore (e senti di non poter sopportare nient’altro)
Era proprio quello che
sentiva, ovunque passasse tutte le persone le lanciavano sguardi di ghiaccio
pieni d’odio, in qualsiasi negozio a cui si avvicinava le chiudevano le porte
in faccia e non aveva nessuno che la confortasse e che le desse la forza di
andare avanti. Sentiva il vuoto opprimerla e il buio invaderla dentro, era
davvero al limite della sopportazione e l’unica cosa che sentiva intorno a se
era odio e disprezzo.
Crillin stava volando verso
Satan City, era appena stato a casa del defunto amico SonGoku per fare le
condoglianze a Chichi e ora, per tornare a casa del maestro Muten, doveva
passarci sopra, era sempre stato riluttante però. In un certo senso odiava Mr
Satan e il genere umano che adorava quel buffone, tanto da rinominare una città
col suo nome. Lui non aveva fatto niente però era amato e rispettato da tutta
la popolazione della Terra.
Improvvisamente avvertì
un’aura familiare, non era molto espansa ma comunque percettibile. Era l’aura
di C18.
A questo punto il dilemma,
scendere o non scendere? L’ultima volta si era molto arrabbiata perché lui
aveva espresso quel desiderio riguardante il suo dispositivo di
autodistruzione, però l’aveva salutato con un “Ciao, ci vediamo”
Un po’ triste, ma comunque
aveva detto proprio così.
Si fece coraggio, atterrò nel
campo fiorito che stava appena lì fuori, ne raccolse un piccolo mazzolino ed
entrò in città.
Appena girato l’angolo ecco
C18 vicino ad un locale, assorta ad ascoltare la musica che ne usciva. Era una
canzone molto famosa, la conosceva persino lui. Se ne era talmente affezionato
che ne conosceva addirittura parole e traduzione a memoria.
Si fermò ad osservarla, era
davvero molto bella.
La ragazza-cyborg era talmente
assorta che non aveva percepito l’aura del ragazzo pelato, troppo concentrata
sulle parole della canzone.
Let me be the one you call
(fammi sentire il primo che chiamerai)
If you jump I’ll break you
fall (se salti io interromperò la tua caduta)
Lift you you and fly away with you into the night(Ti solleverò e volerò
con te nella notte)
Aveva veramente bisogno di qualcuno
che la sostenesse, che fermasse la sua caduta, qualcuno che volasse con lei. Si
sentiva veramente sola, come non era mai stata, per quello che ricordava.
<Ciao 18, come va?>
iniziò Crillin con il suo solito sorriso stampato sulle labbra.
C18 sussultò, l’aveva colta di
sorpresa, si era girata di scatto e si era messa sulla difensiva. Appena mise a
fuoco chi era si calmò subito.
<Ah, Ciao Crillin, sei
tu...>
“non sembra molto contenta di
vedermi...”pensò Crillin, ma non si fece scoraggiare.
<Ecco io...Tieni!Questi
sono per te. Scusa se non sono ben legati ma...io...Li ho raccolti adesso
apposta per te.>
<Grazie Crillin, sono...molto...molto belli.> Squadrò un momento il mazzetto di fiori di campo, raccolti così, alla bene e meglio e un lampo di felicità apparve negli occhi della giovane ragazza che le illuminò il viso e lo sguardo.
Era passato tanto tempo dall’ultima volta che qualcuno si era mostrato gentile con lei. Talmente tanto che non riusciva a ricordarlo; o forse non lo ricordava perché, nella sua vita da cyborg, non era mai capitato.
Da un momento all’altro sembrava che il mondo, che le stava crollando addosso, le stesse sorridendo.
Poco dopo, però, il suo
sguardo tornò il solito, freddo e gelido.
Crillin capì subito il
problema e il disagio che la ragazza provava apprezzò molto quel sorriso
forzatamente nascosto.
C18 tornò ad ascoltare la
canzone, anche se aveva perduto un pezzettino.
When you are feel all alone
(quando ti senti tutta sola)
And a loyal friend is hard
to find (e un amico fedele è difficile da trovare)
You're caught in a one way street(intrappolata in una strada)
With the monsters in your head(con i mostri nella tuaTesta)
When hopes and dreams are
far away (Quando le speranze e i sogni stanno andando via)
And you feel like you can't face the day (Senti che non puoi affrontare
il giorno)
Let me be the one you call... (fammi
essere il primo che chiamerai...)
Il suo unico amico fedele era
suo fratello C17, l’unico che sapeva capirla e che la teneva su. Nessuno, come
lui, sapeva cosa aveva passato, come ci si potesse sentire a non essere più del
tutto umani, ad essere cyborg...Non avrebbe mai trovato un’altra persona con
cui condividere i suoi sentimenti come lui...
Era intrappolata nel suo
passato, nessuno avrebbe mai dimenticato ciò che aveva fatto, era come avere
dei mostri nella testa che non ti permettono di continuare a vivere, che non ti
fanno affrontare la vita, il giorno...
Il ragazzo notò con quanto
trasporto 18 ascoltava la canzone e prese un’importante decisione.
<Vieni, voglio portarti in
un posto!>
La prese per un braccio e la
trascinò in un vicolo.
La ragazza non oppose
resistenza fisica, non aveva più nulla da perdere; decise di controbattere a
parole.
<Hei!Dove vuoi
portarmi?> il tono era un po’ duro, ma non voleva veramente esserlo.
Lui iniziò a levitare,
tenendola per mano, fino a che non levitò anche lei e cominciò a trascinarla
fuori dalla città.
Crillin continuava a tenerla e
per la ragazza era molto.
Non ricordava che qualcuno
l’avesse mai presa per mano, sicuramente era successo nella sua vita umana, ma
non poteva ricordarlo, il dott. Gero aveva cancellato tutti i suoi ricordi
umani.
Quel contatto le dava delle
strane sensazioni, delle emozioni che le erano sconosciute nella sua vita da
cyborg. Sentiva un calore umano che non provava da tempo, una pace interiore e
una sicurezza mai provata, si sentiva protetta.
Non che non fosse capace di
proteggersi da sola, era molto forte, la protezione che provava era mentale,
protetta dalle parole degli altri, che a volte feriscono più di un pugno ben
assestato.
La portò su un piccolo
promontorio, ricoperto di piccole margherite. Non c’erano sentieri che
portassero là su e le pareti erano molto ripide, l’unico modo per arrivarvi era
volando, ma nemmeno un elicottero sarebbe riuscito ad atterrarvi, lo spazio era
troppo ristretto.
La ragazza era senza parole.
<sai...>cominciò lui
<ho trovato questo posto un po’ di tempo fa e...tutte le volte che mi sento
solo e triste vengo qua a guardare il tramonto. Da qui fa molto effetto e...ci
tenevo a condividere con te questo perché...tu...tu mi piaci molto e...tengo
molto a te e...>
<non mi conosci >
rispose lei fredda <cosa sai di me?come puoi dire di tenere a me?>.
Crillin cominciò ad essere
teso, non tanto per la domanda di per se, quanto per il fatto che non era mai
stato pravo a dire ciò che provava e, ora, era della massima importanza
riuscirci. Stavolta era davvero innamorato e, se non fosse riuscito a farle
sapere cosa provava, non se lo sarebbe mai perdonato.
<io...è che...è stato un
po’ come un...un colpo di fulmine, ecco!E poi...l’ho capito subito che...ti si
vede in faccia che...tutti ti hanno messo un’etichetta ma...io lo so che
tu...si, tu sei diversa da come vuoi far credere...>non sapeva come continuare,
ma perché era così difficile dirle che l’amava?
C18 non fece più caso alle sue
parole e cominciò a scrutare il vuoto. Crillin la studiò molto mentre la
ragazza era intenta a guardare sotto di loro. Fissò il suo sguardo, profondo e
maturo. I suoi occhi erano di un azzurro freddo, trasparenti, come se potesse
leggere il suo animo tramite i suoi occhi. Poteva vedere molte cose tramite
quei vetri cristallini, sofferenza, angoscia, solitudine, nostalgia...Chissà
quante cose avevano visto quegli occhi, quali segreti, quali orrori e quali
sofferenze custodivano.
Si stava facendo sera e una
leggera brezza cominciava a soffiare. La ragazza chiuse gli occhi, le sembrava
di essere sull’orlo poter precipitare da un momento all’altro. Respirò
profondamente, per la prima volta, nella sua vita da cyborg, cercava di
reprimere le lacrime, cercava di mandare giù un nodo alla gola che non voleva
passare. All’improvviso disse:
<Crillin io...io ho
paura...>si mise seduta sull’orlo del precipizio, con le gambe raccolte in
petto. Il ragazzo le si avvicinò e le mise timidamente un braccio intorno alle
spalle. Tra i singhiozzi 18 continuò.
<Non ce la faccio a stare
da sola...non posso...>gli buttò le braccia al collo e lasciò che lui
l’abbracciasse e la stringesse forte.
Pianse, pianse come mai prima,
pianse tutta la sua sofferenza, lasciò che il dolore le scivolasse via dagli
occhi e cadesse giù.
Crillin, con fare stranamente
dolce gli disse.
<se tu vorrai...se...se me
lo permetterai io...io ti starò vicino >
Rimasero per un lungo momento
uniti in quell’abbraccio, l’uno bisognoso del calore dell’altra.
Improvvisamente Crillin si
staccò dicendo:
<hei 18, guarda!!!> la
fece voltare verso il precipizio. Sotto di loro c’era una folta foresta e dopo
un’enorme spiaggia. In quel momento il sole stava tramontando sul mare, creando
strani riflessi e stupendi effetti.
I due si misero seduti
sull’orlo del burrone a guardare la scena, lei sulla spalla di lui, che teneva
ancora il suo braccio intorno alle sue spalle.
Mentre guardavano lui cominciò
a cantare:
<let me be the one you call, if you jump I’ll break you fall, lift
you up and fly away with you into the night>
<stai vaneggiando
Crillin?> chiese 18 con aria divertita. Lui gli mise un dito sulla bocca
impedendole di parlare e continuando a cantare.
<if you need to fall apart, i can mend a broken heart, if you need to
crash then crash and burn>pausa< you are not alone>
<e cosa vorresti dire con
questo?> chiese di nuovo con aria divertita.
<voglio solo dirti che, se
avrai bisogno di aiuto o di conforto, io sarò sempre con te, non ti lascerò.
Qualsiasi cosa succeda io cercherò di aiutarti sempre e non lascerò mai che
qualcuno ti ferisca. Quando ti sembrerà di cadere dovrai solamente chiamare e
io sarò lì...perché io...IO TI AMO. Si, io ti amo anche se tu non provi i miei
stessi sentimenti, l’unica cosa che voglio è vederti sorridere, voglio solo che
tu sia felice e niente di più >
<grazie, sei...sei...>le
era difficile dirlo <sei molto gentile >
Diventarono tutti e due rossi,
si erano sfogati finalmente.
Nel cuore si stava piano
facendo strano un nuovo, strano sentimento, diverso dall’odio, il disprezzo,
diverso anche dalla paura o dal coraggio. Era caldo come il sole in primavera,
buono e dolce come una cioccolata calda d’inverno, piacevole come una brezza
estiva, bello come il tramonto ma, soprattutto, la rendeva felice. Aveva
cominciato a sentirsi così quando Crillin si era dichiarato e le aveva promesso
che non sarebbe più stata sola. Da all’ora un senso di pace e di sollievo si era
unito a tutto il resto ed era nato quello strano sentimento dentro lei.
Sorrise al ragazzo che le era
accanto, arrossirono di nuovo, poi disse:
<Crillin
io...credo...cioè...Io ti voglio bene > prese l’iniziativa e si abbassò su
di lui, si unirono in un casto bacio, per evitare di dire altro.
Due anime sole si erano unite,
non erano più sole e non lo sarebbero mai più state.
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Un anno dopo, casa del maestro
Muten, è quasi sera. Dei vagiti provengono dall’abitazione.
La piccola Marron aveva appena
un mese di vita e molte cose erano cambiate. C18 non era più fredda come una
volta, era cambiata. Ora provava molti più sentimenti, ora, oltre all’odio provava
anche l’amore.
<Hei 18, ti ricordi che
giorno è oggi?>
<Ma come Crillin?non hai
più la cognizione del tempo?oggi è giovedì!>
<vieni con me, te lo spiego
strada facendo > il piccoletto, non più pelato, cercava di trascinare la
ragazza fuori dalla porta.
<Ma come?E Marron?> ora
aveva una figlia a cui pensare
<per un’oretta possono
pensarci Muten e Olong, vieni!>
La prese in braccio di prepotenza e la portò levitando su un piccolo
promontorio fiorito, lo stesso dell’anno prima.
Posò gentilmente la moglie a
terra, giusto in tempo perché lei si voltasse e riuscisse a vedere ancora una
volta lo spettacolo dell’anno precedente.
<...è passato giusto un
anno...>disse nostalgico Crillin
<ti sei
ricordato...>disse 18 incantata dalla vista che le si presentava davanti,
uno splendido tramonto.Si misero seduti sul limite del burrone, come la prima
volta.
<nessun rimpianto?sei
ancora in tempo per cambiare idea...sei ancora giovanissima e ormai nessuno si
ricorda più di C18 il cyborg...se vuoi...puoi ancora cambiare vita.>
concluse tristemente.
<perché dovrei voler
cambiare vita?...Ho una casa, una figlia...> poi guardando verso di lui
<un marito a cui tengo moltissimo e che mi vuole bene a sua
volta...>pausa <prima avevo solo C17, ora ho una famiglia... perché dovrei
voler, cambiare vita?>
<Cara, io ti amo ancora
come la prima volta ma...io lo so, tu sei uno spirito libero, io non voglio
rinchiuderti in una gabbia come un uccello...lo sai, io voglio solo che tu sia
felice.>
Lei sorrise.
<Solo ora sono felice.>
gli diede un bacio sulla guancia <sono cambiata da allora. Ora non sono più
sola, vero?>
<no, tu non sei più sola e
non lo sarai mai più.>
FINE