GLOBAL TV il media movimento

 

 

PER LA PRIMA VOLTA DALLA NASCITA DEL MOVIMENTO E’ ATATA CREATA UNA TELEVISIONE CHE HA RACCONTATO LE RAGIONI DEL MOVIMENTO E QUELLO CHE VERAMENTE STAVA ACCADENDO A FIRENZE NEI GIORNI DEL FORUM SOCIALE EUROPEO.

VENTI ORE IN DUE GIORNI DI TRASMISIONE SUL SATELLITE E DIVERSE FINESTRE APERTE SU VARIE EMITTENTE LOCALI

 

 

 

Venti ore di trasmissione sul satellite nel corso di due giorni, diverse finestre aperte nella programmazione del circuito di Europa7 su varie emittenti locali e un mucchio di segnali e messaggi arrivati da un pubblico che ha seguito le trasmissioni da tutta Europa, ma ance dalla Palestina e dall’Iraq. Il bilancio della prima esperienza della GlobalTV che ha preso corpo a Firenze nelle giornate del Forum Sociale Europeo, non potrebbe essere più positivo. Ma più che ai numeri è alle emozioni ed al significato complessivo di questa esperienza, che pensa già al futuro, che guardano i suoi protagonisti.

Articolata secondo l’idea di una serie di “isole”, che raccoglievano gruppi ed esperienze di lavoro sui/dentro ai media e la comunicazione, provenienti principalmente da Roma, Padova, Milano, Bologna ma anche da molte altre città, gli studi della GlobalTV sono stati allestiti durante il Forum presso l’Ippodromo delle Cascine, dove avevano deciso di incontrarsi i “disobbedienti”. Non a caso: il progetto della TV satellitare marciava parallelamente a quello della Global Radio e del magazine Global, il cui numero zero è stato diffuso proprio in occasione delle giornate del Forum, nell’ambito di una medesima proposta che proprio intorno alla comunicazione concentrava i propri sforzi. Ma il tentativo di costruire, sebbene per uno spazio e per un tempo necessariamente limitati, un media del movimento o meglio di fare del movimento stesso un media in grado di comunicare oltre i propri confini, si segnala fin d’ora come un’esperienza collettiva dai margini molto ampi.

“Il dato fondamentale dell’esperienza di GlobalTV- spiega Alessandra Ferraro di Riot Generation Video di Roma- è senza dubbio quello di aver messo a confronto esperienze ed orizzonti diversi uniti nella costruzione di un progetto comune: filmakers indipendenti che lavorano sulle nuove tecnologie, accanto a chi ha invece un percorso che potremmo definire più tradizionale…Inoltre si è trattato anche di un intreccio tra generazioni, dai diciottenni a chi ha più di 50 anni”.

Il palinsesto improvvisato da GlobalTV era articolato su tre livelli: un livello di materiale preesistente, di documentazione; poi le interviste girate al Forum per mettere in risalto i partecipanti e i temi dell’incontro; infine le dirette-leggermente differite- come nel caso del corteo di sabato. “Abbiamo cercato anche con questo strumento-aggiunge Alessandra – di controbattere a quanto stavano dicendo in quel momento sui media. In particolare questo è successo il nove, mentre Ferrara lanciava i suoi attacchi al movimento e al corteo, annunciando prossimi incidenti ogni momento, e noi raccontavamo invece ciò che stava accadendo davvero per le strade di Firenze”.

Dunque un progetto di comunicazione che rispondeva anche alle esigenze del clima di Firenze e che attraversava le generazioni e le competenze, mettendo in comune energie e capacità differenti che si sono poi rivelate fondamentali per la realizzazione di un lavoro comune.

“Si è trattato di un’esperienza davvero emozionante, di una sperimentazione straordinaria -dice Paolo Pietrangeli che, insieme a Andrea Soldani, ha curato dal pulmino regia allestito davanti alle tribune dell’ippodromo fiorentino la regia e la messa in onda di tutte le trasmissioni della GlobalTV-, c’è stata una collaborazione orizzontale che ha funzionato come meglio non ci si poteva augurare, in qualche modo si può dire che tutti hanno fatto tutto, con uno scambio straordinario sul piano umano e delle conoscenze. Non potendo usufruire di una vera diretta, ci siamo organizzati con questo sistema: gli operatori giravano per la città riportando le cassette che venivano montate all’istante e mandate in onda”.

Ma GlobalTV non attraversava solo il Forum raccontandone i momenti ed i temi, ma scorreva all’interno stesso del dibattito delle giornate fiorentine. “Chi girava per GlobalTV interagiva con quanto stava accadendo in città-aggiunge Paolo Pietrangeli- ne faceva parte, ne faceva parte e questo dava un’ulteriore senso di diversità a tutto il nostro lavoro, rispetto ai modelli di comunicazione a cui siamo abituati specie in TV. Spesso si assisteva a dei veri dibattiti e discussioni tra chi riprendeva e chi veniva ripreso come è accaduto ad esempio quando abbiamo intervistato Giulietto Chiesa. Questa modalità rendeva in un breve spazio la complessità e le diverse facce dei temi che stavano affrontando. Ci siamo interrogati su come raccontare dall’interno i movimenti, come comunicare la ricchezza di Firenze e credo che siamo arrivati ad un risultato che ha avuto un senso non solo per noi che ne siamo stati direttamente coinvolti. In ogni caso negli ultimi anni, è stata una delle esperienze più ricche che ho fatto…”.

“C’è stato un livello di contaminazione molto grande fra le diverse “isole” che producevano già per conto loro materiali video, tra i mediattivisti e che da tempo lavorano nel mondo della comunicazione, come Pietrangeli o Soldani o Wilma Labate che ha partecipato al montaggio di molti documenti- dice Daniela Santoni dell’esecutivo Nazionale dei Giovani Comunisti- all’inizio c’era parecchia diffidenza reciproca, che poi si è sciolta nel lavoro comune”. “Si tratta inoltre di un’esperienza che si è vista anche all’esterno, basti pensare che un terzo di “Blob” di sabato sera era fatto con pezzi di GlobalTV. Credo che si possa davvero parlare di una sfida portata all’interno dei mezzi di comunicazione, usando il digitale ed il satellite per farci la TV che vogliamo.

Da questo punto di vista con GlobalTV abbiamo aperto una porta che anche altre realtà del  movimento stanno già considerando”.

“Da questa prima esperienza comune-conferma Alessandro del Tpo di Bologna- possiamo già dire di aver imparato molto anche sulle dinamiche della comunicazione. Soggetti differenti che condividono esperienze concrete hanno imparato qualcosa gli uni degli altri, costruendo una forma anticonformista di gestione collettiva del mezzo. Ogni isola si portava il materiale su cui già aveva lavorato in passato, così per noi si trattava in particolare di video sui migranti, per i Romani sul lavoro fatto sulla Palestina. Così su uno scheletro di trasmissione base, con servizi già montati, si inserivano le cose fresche che arrivavano in diretta, come ad esempio il corteo di sabato”.

“L’idea di fondo-racconto Sergio del progetto Padovano di Sherwood tv- era quella di impossessarsi della comunicazione in modo “altro” rispetto ai canoni a cui siamo abituati, intersecando tutte le esperienze che lì erano riunite. Questo era più complessivamente l’obiettivo dell’attenzione portata dai Disobbedienti al tema della comunicazione anche attraverso le radio ed il magazine. Si è trattato di tornare anche all’esperienza di Genova, della necessità di raccontare quanto stava avvenendo. Mi viene da pensare cosa sarebbe accaduto nel ’77 se quando è stata ammazzata Giorgiana Masi avessimo potuto raccontare così, in diretta, le cose…”.

 

 

Da “LIBERAZIONE” del 13/11/2002