la mia città

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B O L O G N A

 


Una rievocazione della nevicata che il 25 e 26 novembre 1977 mise in ginocchio il bolognese, vista da uno che c'era.

Anche questo articolo è di Massimo Parmeggiani ed è stato pubblicato sulla rivista telematica di meteorologia www.meteogiornale.it come "Racconti di neve".

Bologna 25/26 novembre 1977: la MALANEVE

Cronaca di un'eccezionale nevicata che colpì l'alta pianura emiliana con epicentro Bologna: 40 cm. che isolarono la città e tagliarono in due l'Italia per alcuni giorni.

Nel primo pomeriggio di venerdì 25 novembre 1977 mi stavo recando dal mio paese (Anzola dell'Emilia) all'Università di Bologna per assistere ad alcune lezioni, quando vidi cadere dal cielo color acciaio i primi deboli fiocchi di neve.
Lì per lì non ci feci tanto caso, ma dopo poche ore, quando la luce del giorno stava ormai svanendo, la situazione era ormai radicalmente cambiata: ora nevicava fittamente; una neve acquosa, pesante, che per la violenza della precipitazione si accumulava sempre più.
D'accordo con mio, fratello, che era con me, decidemmo di tornare subito a casa: dovevamo fare circa 20 km d'auto (una FIAT 500) su strade che diventavano sempre più difficili.Arrivammo a casa appena i tempo; alle 18 la situazione era ormai precipitata: ora imperversava la bufera, la neve turbinava impetuosa ed i fiocchi si vedevano al buio senza bisogno del classico lampione.
Dopo le 21 l'atmosfera era diventata irreale: era saltata la corrente elettrica, la tormenta imperversava violentissima e si udivano forti tuoni, cosa che mi riempiva di stupore (mai avevo sentito tuonare durante una nevicata).
La via Emilia era ormai ricoperta da uno spesso strato di neve e non passava più alcun veicolo.
La mattina dopo (sabato 26 novembre) mi alzai alle 7 e vidi un paesaggio veramente fiabesco: scattai qualche foto, misurai lo spessore (40 cm.) ed iniziai a spalare un po' di neve. Il paese era quasi bloccato, le strade impraticabili, la via Emilia deserta, la corrente elettrica sempre mancante.
Ancora più impressionante fu giare per la campagna il giorno dopo, quando l'intervento degli spazzaneve ed un repentino, ma breve disgelo avevano reso le strade praticabili: i pali della luce in cemento e gli enormi tralicci dell'alta tensione erano spezzati in due come stuzzicadenti a causa del peso della neve sui fili e giacevano distesi sui campi imbiancati.
I titoli di testa del Resto del Carlino di domenica 27 novembre, a caratteri cubitali, erano veramente eloquenti: "L'EMILIA PARALIZZATA DALLA NEVE" " AL FREDDO, SENZA LUCE, SENZ'ACQUA" " FERMI I TRENI,CAOS SULLE AUTOSTRADE" "BOLOGNA: UNA CITTA' IN GINOCCHIO".
Altri titoli erano da tempi di guerra, come ad es.: "DOVE SI PUO' ACQUISTARE PANE FRESCO".

Ma cos'era accaduto?
Una rimonta dell'Anticiclone delle Azzorre in pieno Atlantico fino alla latitudine della Groenlandia aveva provocato la discesa di un nucleo di aria artica sull'Europa, verso l'Italia.
L'Emilia Romagna dal pomeriggio del 25 era stata investita direttamente dal fronte d'irruzione, con effetto stau contro la barriera appenninica e la conseguente formazioni d'intense formazioni nuvolose anche di tipo temporalesco.
Una caratteristica particolare della nevicata fu la presenza di fiocchi molto grandi e pesanti: la presenza d'imponenti cumulonembi, infatti, con forti correnti ascensionali al loro interno e temperature delle nubi non eccessivamente basse, avevano favorito l'aggregazione di fiocchi molto grandi e pesanti.
In più, la presenza di forti raffiche di vento aveva fatto sì che ostacoli come cavi, fili, antenne catturassero e facessero aderire una maggiore quantità di fiocchi aumentando notevolmente la resistenza aerodinamica del deposito con conseguenti rotture e piegamenti delle strutture.
La nevicata interessò, oltre ovviamente l'Appennino, la pianura emiliana delle province di Bologna ,Modena, Reggio, fino a una distanza di 30-40 km dai primi contrafforti collinari.
L'epicentro si registrò proprio a Bologna e nel suo hinterland, ove caddero 40 cm di neve in 15 ore.
A Modena l'accumulo fu di 20-25 cm, mentre a Reggio città caddero solo 11 cm, in quanto gran parte della precipitazione fu in forma liquida.
I limiti occidentale ed orientale della nevicata furono rispettivamente le città di Parma e Faenza, entrambe con pochi centimetri.
Questa nevicata è da allora rimasta nella memoria collettiva dei Bolognesi come "la malaneve".
Massimo Parmeggiani


Una rievocazione dell'inverno nella Bologna della prima metà dell'Ottocento.

L'articolo è di Massimo Parmeggiani ed è stato pubblicato sulla rivista telematica di meteorologia www.meteogiornale.it.

Anni di ghiaccio

Il gelido inverno 1829-1830: 324 ore di neve!

L'inverno 1829-1830 fu per la città di Bologna il più freddo del XIX secolo. Un articolo pubblicato sul Resto del Carlino nel gennaio '85 e conservato nei miei archivi ci fa rivivere quelle lontane giornate rievocando le pittoresche cronache dell'epoca.

 

Quando martedì 17 novembre 1829 i bolognesi videro fioccare la prima neve della stagione non potevano certo immaginare di essere all'inizio di uno degli inverni più freddi della storia della città, tale da rendere dura la vita anche agli uomini di quel tempo, ben più avvezzi di noi ai rigori del clima.

I cronisti del tempo ricordano che le precipitazioni nevose si susseguirono
dal 17 novembre 1829 al 21 febbraio 1830 per un totale di 324 ore di neve, con un massimo di 113 ore in dicembre.

Sembra che in quel mese fossero già caduti 12 piedi di neve (4,56 metri !!). Le descrizioni della città sommersa dalla neve sono veramente impressionanti: tre altissimi cumuli di 19 metri di altezza vennero eretti in via dell'Archiginnasio e in Piazza Galvani; altri cumuli imponenti furono eretti in molte altre vie e piazze cittadine, nonchè in chiostri e giardini.

Ben 74 cumuli in forma di gigantesche colonne furono innalzati lungo la via Emilia (attuale via Mazzini) fra Porta Maggiore e la chiesa degli Alemanni. Sembra inoltre che i cumuli di neve ostruissero completamente le arcate dei portici, i quali rimanevano al buio anche di giorno.

"Siamo condannati a vivere fra montagne di neve" scrive la Gazzetta di Bologna il 16 febbraio 1830. A ricordo di questo inverno i bolognesi realizzarono, nello stesso 1830, una serie di dieci stampe popolari, molto pittoresche, che mostravano la città sommersa dalla neve (ormai introvabili, furono ripubblicate nel 1984 in forma di cartolina).

Fin qui le cronache dell'epoca. Vediamo ora in dettaglio lo svolgersi di quel memorabile inverno, avvalendoci dei dati pubblicati dall'osservatorio meteorologico dell'Università di Bologna (situato in pieno centro città), le cui serie storiche risalgono al 1813-1814.

Come detto, il grande freddo iniziò attorno al 17 novembre 1829 e già nella terza decade del mese si toccarono livelli termici veramente bassi (minime fino a -5.5°C e massime non superiori allo zero).
Dopo una breve attenuazione del freddo fra il 26/11 e il 3/12 (quando tutti i valori divennero positivi), il 4/12 tornò il grande freddo che durò in pratica fino a fine febbraio. In dicembre le temperature rimasero molto basse, ma non da record (media del mese 0.3°), poi subirono un tracollo ed iniziò il periodo più freddo: dal 29/12 al 14/1 la temperatura rimase costantemente sotto zero (per 17 giorni consecutivi), con valori fino a -16.9°C di minima e -9°C di massima il 12/1.

Dopo un breve periodo in cui le massime tornarono di poco sopra lo zero, dal 27/1 al 4/2 ci fu una nuova serie di nove giorni di ghiaccio consecutivi con punte di -11.3°C per le minime e -6.5°C per le massime.

Il freddo rimase intenso fino a tutta la seconda decade di febbraio (-11.6 il 16/2), per poi attenuarsi finalmente nella terza: il 27/2 le temperature tornarono definitivamente sopra lo zero.

 

28 Dicembre 2002, ore 07:32

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