La
Genetica dei Sogni
Scienza
e Credenza
Nel
secolare braccio di ferro tra Scienza e Credenza, la Scienza sta prendendo il
sopravvento grazie ai risultati pratici a cui è arrivata. Senza entrare qui in una
noiosa dissertazione storica, possiamo dire che il successo della Scienza
risiede nella sua umiltà. Tutte le "verità" scientifiche sono tali
solo in via temporanea, fino a quando qualche nuova teoria le soppianta con
"verità" più aggiornate. La Credenza (religioni, superstizioni ecc.),
invece, si basa su "verità" assolute ed indiscutibili, alle quali si
deve credere e basta. Mettere in discussione queste verità significa minare
l'essenza stessa della Credenza, mentre mettere in discussione le verità scientifiche
è proprio l'Essenza della Scienza.
La
Scienza ha fatto enormi progressi negli ultimi due secoli, producendo
quell'arte che oggi chiamiamo Tecnologia, l'applicazione pratica delle teorie
scientifiche. E la Tecnologia ha portato l'Umanità a realizzare sogni
millenari, come quello di raggiungere la Luna.
La
Tecnologia è un'arte ancora in fasce: basta guardare i progressi fatti negli
ultimi decenni, per capire che il futuro ci promette non solo quasi tutto
quello che gli scrittori di fantascienza ci propinano, ma anche qualche cosa di
più, qualcosa che oggi non sappiamo nemmeno immaginare.
A
differenza della Tecnologia, la Scienza, dopo essere progredita a passi da
gigante, ha probabilmente raggiunto il plateau, nel senso che branche come la
Fisica e la Chimica sono ormai arrivate a capire il mondo attorno a noi fino al
livello più particolareggiato, laddove le due scienze si confondono. Le grandi
domande scientifiche di oggi non tendono più a ricercare l'Origine delle Cose,
ma piuttosto a comprendere la complessità del mondo attorno a noi. La Scienza
di oggi, dopo aver creato la tecnologia dei computers, aiutata da questa, ha
cominciato a dedicarsi a scogliere pazientemente il nodo gordiano.
L'esempio
più attuale è il progetto, in cui gli scienziati di tutto il mondo stanno
unendo gli sforzi per decifrare il Genoma Umano.
La
complessità del mondo intorno a noi, e della Vita in particolare, tuttavia, non
nasce solo dall'enorme quantità di proteine e di geni, ma dalle loro
interazioni temporali: non basta sapere tutte le possibili combinazioni per
capire come queste combinazioni si siano... combinate nei secoli passati. Dal
punto di vista della Tecnologia Genetica ci stiamo avvicinando a grandi passi a
comprendere l'hardware della vita, ma siamo ancora lontanucci dal capirne il
software.
Gli
enormi progressi della Scienza e della Tecnologia derivano dal Metodo
Scientifico, che si propone, in una parola, di capire il come delle
cose reali, secondo la logica di causa-effetto, a differenza della Credenza,
che si propone di spiegare il perché delle cose ed il loro fine
ultimo.
Sia
la Scienza che la Credenza cercano di rispondere alle mille domande che hanno
assillato da sempre l'uomo. All'inizio le domande erano molte e le risposte
poche, per cui gli uomini dettero il benvenuto a chiunque potesse dare una
risposta, anche se dogmatica. A quanto pare la psicologia umana non ama
l'incertezza: meglio avere una risposta falsa, piuttosto che restare nel
dubbio. Poi la Scienza, piano piano, ha trovato tante di quelle risposte, che
oggi spesso e volentieri "Credenza" è diventato sinonimo di
"Ignoranza". Ma c'è qualcosa che la Scienza non può togliere alla
Credenza: l'Esperienza Millenaria.
Il
metodo scientifico, quando non può portare dati precisi, si avvale della
statistica, accettando delle verità "con una certa probabilità".
Questa incertezza deriva dall'influenza dei fattori ignoti: il mondo reale è
troppo complesso per poter tenere conto di tutto. Per risolvere un problema è
necessario fare delle semplificazioni che, necessariamente, lasciano sempre
fuori qualche fattore determinate. Questi fattori estranei, lo sappiamo dalla
statistica stessa, influenzano i risultati dell'analisi in direzioni diverse
tra di loro, e la loro influenza diminuisce se il campione è molto grande.
Molte
credenze popolari sono vecchie di millenni. Prendiamone due che la Scienza ha
tartassato a più non posso: la Trasmigrazione delle Anime e l'Intrepretazione
dei Sogni.
Queste
due credenze, insieme alla Predizione del Futuro e ad altre simili amenità,
fanno parte di quelle che sono definite "Scienze Occulte".
Tutti
i tentativi di riconciliare queste "Pseudoscienze" con il metodo
scientifico moderno sono fallite. La Scienza non riconosce la realtà
"fisica" dell'Anima e, tantomeno può accettare la possibilità che
quest'anima se ne vada in giro di qua e di là. Contro l'interpretazione dei
sogni e la predizione del futuro, due pseudoscienze strettamente collegate tra
loro, la Scienza Ufficiale oppone il metodo statistico: se non prendiamo solo i
risultati buoni, ma controlliamo un gran numero di tentativi di interpretare i
sogni e di fare previsioni per il futuro, ed esaminiamo il risultato, è chiaro
che nella maggior parte dei casi le predizioni fanno cilecca.
Eppure
l'arte di intepretare i sogni è antichissima. Chi ci può dire che la Credenza
non sia il risultato di una "Statistica Millenaria"? Anche la Trasmigrazione delle Anime è una
credenza che trae le sue origini dalla Preistoria. Forse in questa credenza c'è
un fondo di verità, che sfugge alla Scienza Moderna.
Memoria
Evolutiva
Le
due credenze potrebbero diventare scientificamente accettabili, se le
modifichiamo, proprio alla luce delle scoperte scientifiche e tecnologiche più
"calde": il Codice Genetico ed il Computer, unite alle nostre attuali
conoscenze di Embriologia.
Partiamo
proprio da quest'ultima scienza: L'embrione umano, si sa, all'inizio del suo
sviluppo ha le branchie e la coda. Più in là queste degenerano. Quando il neonato
viene alla luce comincia subito ad usare i polmoni e non... scodinzola...
Una
cosa, però, è certa: lo sviluppo embrionale dell'uomo ripercorre tutta
l'Evoluzione dei nostri antenati, pesci, anfibi ecc. Questo fatto costringe la
scienza ad accettare l'esistenza di una "memoria" genetica. Nel
nostro DNA oltre ad essere codificati tutti gli enzimi della respirazione, è
rimasta impressa tutta l'Evoluzione di miliardi di anni. In pratica si può
affermare che questa evoluzione si ripete di nuovo ad ogni gravidanza. La
differenza sta solo nella sua velocità: il processo è estremamente più rapido.
Dunque
la Scienza non mette in discussione che esista una "memoria"
dell'hardware umano: nel DNA ci sono geni che determinano non solo le
componenti (diodi, transistors ecc) del nostro meraviglioso robot, ma anche i
piani di costruzione. Non solo: sembra che il nostro genoma sia restio a
buttare i piani vecchi e preferisca, invece, ripetere ogni volta de
novo tutte le modifiche applicate nei millenni. Un metodo dispendioso,
ma sicuro: Per creare l'uomo prima si comincia da pesce, poi...
A
prima vista sembrerebbe quasi assurdo pensare che milioni di anni di Evoluzione
siano codificati e ripetuti con precisione ogni volta, ma in effetti le cose
non sono tanto complicate come sembrano: facendo l'analogia con i computers,
potremmo ipotizzare che nel genoma non sia scritta solo l'hardware, ma anche il
programma. Per completare il lavoro di creare un embrione forse bastano poche
migliaia di "istruzioni". Rimane però l'insoluto problema del
"Timing": come fanno gli ipotetici geni "software" a
matenere con precisione la sequenza temporale? La risposta ce la dà la
tecnologia dei computers stessa: basta avere a disposizione un orologio.
Gli
orologi biologici non sono un novità: basti pensare al ciclo giornaliero della
melatonina. Questo ormone è prodotto dall'epifisi (da non confondere con
l'ipofisi), una ghiandola posta in prossimità della nuca e detta anche "il
terzo occhio". La produzione della melatonina è sensibile alla luce:
l'ormone si accumula di notte e viene distrutto dalla luce del sole. Di
conseguenza il suo livello è più alto d'Inverno, quando le giornate si
accorciano, e più basso d'Estate. Il livello della melatonina, o forse la sua
derivata, la velocità di cambiamento del livello, determina tra l'altro il
momento in cui certi animali vanno in letargo e la sindrome, chiamata in
Inglese SAD, nella quale molte persone diventano tristi di Inverno ed amano
rimpinzarsi di carboidrati sul far della sera. Proprio come avrebbero dovuto
fare se fossero stati... Orsi! La scoperta del ciclo della melatonina è una
bella spiegazione scientifica di come il ciclo annuale del sole e delle
stagioni possa "influenzare" il comportamento umano. Nell'antichità
non si conosceva la chimica degli ormoni, ma si era già capito empiricamente
che il sole aveva qualche effetto diretto sul carattere umano. Il problema di
un orologio biologico che potrebbe determinare l'evoluzione embrionale non è
dunque un assurdo: probabilmente si tratta solo un meccanismo molto più
complesso e miniaturizzato, tale da nascondersi ancora ai vigili occhi degli
scienziati.
La
straordinaria complessità della presunta "memoria evolutiva" ci fa
pensare che tale memoria non può essere semplificata a livello di proteine e di
orologi biologici giornalieri od annuali, ma che essa sia composta anche da
qualche altra componente speciale, come un "orologio biologico
superlento" capace di tener conto dei secoli. Se esso esiste, non solo non
l'abbiamo ancora trovato, ma non sappiamo nemmeno dove cercarlo. O meglio, dove
cercarlo lo sappiamo: sempre nel solito DNA. Gli esperti di Genetica ci dicono
che la maggior parte del contenuto dei cromosomi non codifica un bel niente:
solo una piccola percentuale di esso forma i geni veri e propri, il resto è
semplicemente là e non ha nessuna funzione, se non quella di
"proteggere" i geni veri e propri, "assorbendo" la maggior
parte dei danni causati dai raggi ultravioletti e dalle sostanze chimiche.
Pensate ai raggi ultraviolettoi come ad un cecchino che spari a casaccio contro
una fila di soldati. Se fossero tutti soldati veri, qualcuno ci lascerebbe
sicuramente la pelle, ma se nove su dieci sono manichini, la probabilità del
cecchino scendono immediatamete del 90%.
Questa
bella spiegazione scientifica è ottima per capire come mai la maggior parte
dei "soldati", i geni, riesca
a sporavvivere a lungo nella linea evolutiva, ma... non ci dice ancora se quei
"manichini", senza essere "soldati" abbiano un'altra
funzione ben definita, a noi ancora ignota...
Gli
scienziati anglofoni chiamano extrons le sequenze del DNA che codificano i geni
veri e propri ed introns i nostri "manichini". Alcuni scienziati
hanno avanzato l'ipotesi che questi "introni" codificano in qualche
maniera la "memoria evolutiva". In fondo, tra tutte le ipotesi, è
proprio quella più logica. Quello che resta da fare, ora, è di decifrare il
codice degli introni, anche se la cosa prenderà molto tempo... dopotutto gli
scienziati hanno già un bel da fare a completare la lista del contenuto degli
"extrons", i geni veri e propri, di cui perlomeno conoscono già il
codice. Prima si dedicheranno alla Medicina, poi, semmai alla... Storia...
Ammesso
che l'ipotesi della "memoria evolutiva" negli introni sia giusta, gli
scienziati prima o poi troveranno il codice. È solo questione di tempo.
L'Anima
Neuronica
A
questo punto il lettore si chiederà giustamente "Cosa c'entra tutto questo
con la trasmigrazione delle anime e con l'interpretazione dei sogni?".
La
domanda è pertinente. Cercheremo di dare una risposta, ma prima chiediamo al
lettore di distaccarsi dai due concetti "filosofici" così come li
accetta ora, e di definire, momentaneamente, i concetti Anima e Sogno come farebbe la Scienza. Questo
"cambiamento di dischetto" è necessario, per rimanere sulle solide
basi del metodo scientifico.
La
Scienza accetta solo le entità fisiche e reali, perciò non può prendere in
considerazione il concetto di anima, così come lo definiscono le religioni.
Proprio come non può accettare che il pensiero (ed il sogno, che è una forma
particolare del pensiero) sia un'entità indipendente dal corpo. Per quanto ne
sanno gli scienziati sia "anima" che pensiero sono dei processi
fisiologici che avvengono nel nostro cervello, e sono causati dal passaggio di
corrente elettrica tra i vari neuroni. Per quanto riguarda il pensiero, gli
scienziati sono addirittura riusciti a fare una mappa delle varie zone del
cervello, stabilendo con una certa precisione dove avvengono certi tipi di
processi cerebrali. Questa mappa è, però, limitata alla corteccia cerebrale,
dove avvengono i processi collegati ai cinque sensi ed alle azioni fisiche, due
cose che si possono misurare. Con terminologia presa dall'informatica, potremo
dire che gli scienziati sono in grado di misurare parzialmente quei processi
cerebrali che rispondono ad un input dall'esterno e che causano un output
misurabile all'esterno del processo cerebrale stesso. Le cose si complicano
quando gli scienziati tentano di misurare l'entità dei processi cerebrali che "non
escono fuori dal cervello". Il meglio che sono riusciti a fare è stato
misurare un po' di corrente elettrica, cioè una "certa attività
neurologica" in certe "zone", specialmente durante il sonno,
quando il cervello attorno alle zone in esame fa meno "rumore".
Insomma, finora gli scienziati sono
stati solo in grado di dirci che quando l'uomo pensa e sogna, lo fa
probabilmente col cervello. Grazie tante... forse sarebbe il caso di chiedere
agli scienziati se lì, tra gli elettrodi, non abbiano scoperto anche...
l'America!
Ma
non denigriamo troppo la Scienza. Dopotutto gli studiosi del cervello umano e
delle sue funzioni hanno a che fare con ben dieci miliardi di cellule, un terzo
di tutte le cellule del corpo umano. E queste cellule sono in pratica i diodi,
i condensatori e anche tutti i fili che li collegano, di quel meraviglioso
computer che è il cervello umano. Il lavoro degli scienziati nel tentativo di
comprendere il funzionamento del pensiero al livello dei neuroni, potrebbe
essere paragonato a quello di un tecnico che cercasse di capire il testo di un
word processor od il programma stesso, osservando a casaccio la struttura di
qualche chip al microscopio e misurando le microcorrenti qua e là, senza avere
la minima idea se esse abbiano a che fare o meno con il programma che interessa
a lui.
Stando
così le cose, la guerra è persa in partenza, a meno che non cerchiamo di
semplificare le cose, andando avanti per approssimazione e soprattutto facendo
qualche ipotesi azzardata, che ci consenta di andare avanti. Se poi,
approfondendo il problema, ci accorgeremo che l'ipotesi non regge ai fatti,
allora tenteremo di modificarla o, al peggio, la butteremo via e dichiareremo
il nostro insuccesso.
Le
ipotesi in questione sono:
1. Una
certa struttura neurologica, (o se vogliamo usare il paragone dei computers, un
chip di memoria/calcolo), anche se molto grande e complessa,
compie una certa funzione, che grossomodo è sempre simile
a se stessa.
2. Una
determinata struttura neurologica (hardware) può contenere intrinsecamente
gran parte parte dell'informazione (software e dati)
elaborata dalla struttura stessa.
Se
riusciremo a mostrare che queste ipotesi sono plausibili, ci sarà possibile
formulare la teoria dell' Ereditarietà del Pensiero secondo la quale i
pensieri possono essere trasmessi geneticamente e, cosa più interessante,
proprio come il colore degli occhi, possono "riemergere" dopo diverse
generazioni, dandoci la sensazione che i nostri antenati ci hanno trasmesso la
loro "Anima".
Parimenti,
ci sarà possibile formulare l'ipotesi che
un tipo particolare di pensiero, il sogno, è proprio quello che si
trasmette meglio di generazione in generazione, portando con sé, in codice, la
storia dell'uomo.
Il
Caos Attraente
Prendiamo
per il momento per buona la seconda ipotesi senza discuterla. Anche in questo
caso la prima ipotesi si scontra subito con il cosiddetto "effetto
farfalla" della Teoria del Caos che dice: "... Il battito di
una farfalla in Cina provoca uno spostamento atmosferico che produce, alla
fine, un uragano in Nordamerica... ". Più in generale: piccolissimi
cambiamenti nelle condizioni iniziali di un processo, producono col tempo
cambiamenti enormi e, soprattutto, incontrollabili dei risultati del processo
stesso, percui la maggior parte dei processi diventano imprevedibili e non
tornano mai su se stessi, anche se le condizioni iniziali sono molto simili.
Ritornando
alla nostra struttura neurologica, all'inizio presa in piccolo, possiamo dire
che anche se essa contiene intrinsecamente una serie di inputs
molto simili tra loro, e li elabora in maniera simile ogni volta, i risultati
saranno ogni volta un po' diversi. La diversità di questi risultati aumenterà enormemente mano a mano che essi
saranno trasmessi a strutture adiacenti collegate alla prima. Se prendiamo una
struttura neurologica sufficientemente grande e composita, la probabilità di
ottenere risultati simili anche partendo da punti di partenza intrinseci
simili è praticamente nulla.
Dunque
sembra che la prima ipotesi cada soprattutto a causa di quel grande e
complessa.
Ma
non perdiamo le speranze: curiosamente è proprio la stessa Teoria del Caos a
venirci in aiuto, con il concetto chiamato "attrattore strano".
L'attrattore strano è un concetto matematico-topologico nato negli anni '70,
per descrivere alcuni aspetti della Fisica dei Sistemi Turbolenti, detti anche
Sistemi Caotici (movimenti atmosferici, idrodinamica ecc.). Questi sistemi
fisici sono generalmente descritti da sistemi di equazioni iterative a molte incognite.
Prendendo, per esempio, la posizione un numero non grande di molecole d'aria
vicine tra di loro, possiamo applicare le leggi della gravitazione e
dell'attrazione chimica sul loro movimento e calcolare, grazie alle equazioni,
la loro nuova posizione relativa dopo un brevissimo lasso di tempo. Le nuove
posizioni sono riintrodotte nelle equazioni e così via, dandoci come risultato
la posizione delle molecole dopo un tempo più lungo. Basta cambiare di poco la
posizione iniziale di qualche molecola, per ottenere una posizione finale
completamente diversa. Per molti anni gli studiosi di questi sistemi dinamici
caotici si sono trovati nell'impossibilità di studiarli "a tavolino",
fino a che l'introduzione dei supercomputers ha permesso loro di creare delle
simulazioni contenenti un numero sufficiente di molecole e di iterare le
equazioni un numero sufficiente di volte da simulare lo scorrere del tempo
reale. In pratica i supercomputers sono
stati costruiti in origine proprio per studiare la turbolenza dell'atmosfera,
il sistema caotico per eccellenza.
I
sistemi turbolenti possono essere rappresentati in forma grafica. Ogni nuova
soluzione dell'equazione è rappresentata da un punto del piano (o dello spazio
pluridimensionale). Variando di poco il valore di una delle incognite, il
sistema cambierà di poco, ed il prossimo punto sarà vicino a quello precedente,
ma riiterando l'equazione molte volte, ci si aspetta di osservare una
"macchia" di punti, "sparpagliati" sul grafico: una tipica rappresentazione
randomizzata.
Giocando
con i supercomputers, però, gli scienziati fecero una scoperta inaspettata:
certi sistemi venivano rappresentati da anelli, da forme ad "otto", o da forme chiuse più
complesse, ma egualmente "ordinate". Seguendo la dinamica dei punti, ci
si accorse che, dopo un certo numero di iterazioni apparentemente casuali,
alcuni sistemi tornavano "molto vicino" alla situazione iniziale, per
poi continuare il loro "girotondo" di nuovo allo stesso modo
randomizzato di prima. l'analisi matematica rivelò che questi particolari
sistemi caotici "giravano" attorno ad una linea chiusa, senza mai
combaciare completamente con essa. Quindi, pur rimanendo caotici e randomizzati
e pur non tornando mai esattamente alle loro condizioni iniziali,
venivano "attratti" vicino a delle posizioni molto simili
tra loro, in maniera all'incirca ciclica. Le linee chiuse attorno
alle quali "giravano" i sistemi vennero chiamate "attrattori
strani". I Matematici ed i Fisici,
giocando con i computers, videro che iterando certi sistemi, poteva succedere
che il grafico improvvisamente cambiasse da una forma ad un'altra, mostrando un
"passaggio di fase" in quello che chiameremo "l'ordine del
disordine". Un certo sistema, nella sua caoticità, procedeva a salti:
l'attrattore poteva per un certo tempo sembrare un anello, poi improvvisamente,
raggiunti certi valori, un otto, e poi trasformarsi in un ... bel casino, senza
né ordine, né... attrattore.
La
Teoria del Caos e la scoperta degli attrattori strani hanno solleticato la
fantasia degli studiosi di branche scientifiche molto disparate, giacché i
sistemi caotici si trovano un po' dovunque: non solo in Meteorologia, ma anche
tra gli alti e bassi della Borsa Valori e, naturalmente, in molti aspetti della
Biologia. Piano piano si sta scoprendo che queste teorie possono portare a dei
risultati pratici molto utili. L'esempio più lampante in Medicina è la
previsione degli attacchi cardiaci. Il battito cardiaco e la sua
rappresentazione grafica, l'elettrocardiogramma, hanno una nota regolarità. Se,
però osserviamo il grafico di una persona in salute, vediamo che questa
regolarità è molto "irregolare". anche in stato di riposo, infatti il
lasso di tempo che trascorre tra un battito e l'altro è estremamente variabile.
Eppure in questa "irregolarità della regolarità" esiste una
"regolarità": se osserviamo l'andamento per un tempo sufficientemente
lungo, vediamo che il battito cardiaco si comporta come un sistema caotico con
attrattore strano. Però il grafico relativamente ordinato può cambiare aspetto,
saltando improvvisamente ad un'altra forma, che a volte sembra
"sdoppiata", a volte "troppo" regolare. Questo cambiamento
è un brutto segno: il cuore non si sta più comportando in maniera randomizzata,
e ciò è il segnale di un attacco cardiaco imminente. A volte l'attesa è di
qualche settimana, a volte addirittura di qualche mese, ma il segnale è chiaro,
molto prima che l'elettrocardiogramma dia segni percepibili. Per questo oggi i
medici spesso attaccano ai malati di cuore un trasmettitore di elettrocardiogramma
e lo fanno andare per giorni: non solo per "cogliere" il momento
dell'attaco cardiaco, ma anche per vedere se il battito ha avuto un "salto
di fase" premonitore...
Un
altro aspetto interessante della Teoria del Caos, certamente più bello dal punto
di vista grafico, è il meraviglioso mondo delle Frattali, di cui il set di
Mandelbrot è la rappresentazione più nota. Per non dilungarci troppo ci
soffermeremo su una particolare caratteristica di queste figure
matematico-geometriche: la autosomiglianza a tutti i livelli. Gli esempi più
noti sono la forma delle coste e dei grafici in ... borsa. Se osserviamo una
costa frastagliata fotografata da diversi chilometri di altitudine, essa
rassomiglia ad un merletto. Se ci avviciniamo o ingrandiamo la fotografia, la
forma a merletto non cambia. Tale forma si conserva in modo molto simile a se
stessa anche se osserviamo il "bagnasciuga" restando sulla spiaggia
con i soli calcagni a mollo o, addirittura, se osserviamo il confine tra acqua
e spiaggia con la lente di ingrandimento.
La
forma Frastagliata della costa nasce, ai vari livelli di
"ingrandimento" da cause diverse: la linea del bagnasciuga è fatta
così, perché le molecole d'acqua sono spinte con velocità diverse tra loro
contro la spiaggia, mentre a livello macroscopico la costa è frastagliata come
conseguenza della lentissima erosione provocata dal mare e dal vento. le cause
sembrerebbero diverse, ma in effetti non
è possibile distingure dove finisca l'influenza del movimento delle molecole e
dove cominci quella dell'erosione vera e propria: i due processi sono, in
pratica un tutt'uno. Anche osservandoli separatamente si può vedere che hanno
in comune la caratteristica di essere Sistemi Fisici Turbolenti. La linea
"a merletto" è simile a tutti i livelli di ingrandimento, perché è il
risultato dell'azione continuata di forze fisiche randomizzate, che hanno,
però, sempre valori relativamente vicini tra loro.
Se
questi valori cambiano improvvisamente di molto (per esempio a causa di un bel tsunami),
può verificarsi un cambiamento macroscopico improvviso del panorama, ma, a
tsunami ritirato, la costa riprenderà di novo il suo aspetto "a merletto".
Gira
e rigira nella mente
Dopo
aver girato fin troppo a lungo nelle vicinanze della costa, immergiamoci
finalmente nelle profondità del cervello umano, laddove miliardi di cellule a
contatto le une con le altre si passano incessantemente i loro messaggi a base
di correnti elettriche. Facciamo un tuffo ancora più in fondo, tra quei neuroni
che non ricevono direttamente gli stimoli esterni. Prendiamone un mazzetto a
casaccio. Una parte degli impulsi nervosi arriveranno da cellule che si trovano
"fuori dal mazzo", così come una parte di essi usciranno dal mazzo in
direzione di cellule esterne, ma una buona parte degli impulsi continueranno a
girare "dentro il mazzo", portando con loro qualche forma di
informazione, in un giro vizioso. Gli impulsi, presi a livello di mazzo, non
saranno mai esattamente gli stessi, comportandosi in maniera randomizzata. A
causa, però, dei limite fisico rappresentato dai confini del mazzo stesso, i
"messaggi" portati dagli impulsi, saranno quasi sempre simili a se
stessi. Anche se non abbiamo prove tangibili, non saremo molto in errore, se
accetteremo l'ipotesi che gli impulsi di ogni mazzetto di neuroni si comportano
come un attrattore strano. Se ora osserviamo un gruppo di mazzetti vicini,
possiamo ipotizzare che tale gruppo, benché in maniera più complessa, si
comporti nella stessa maniera. ci ritroviamo di nuovo sulla costa, con il
nostro "merletto di pensieri".
In
conclusione l'infinità di circuiti cerebrali che continuando a girare
viziosamente, proprio per il fatto di essere randomizzati e non deterministici,
permette di conservare l'informazione in maniera molto simile a se stessa,
anche se mai perfettamente uguale. Ciò vale a tutti i livelli: non solo a
quello di un mazzetto di pochi neuroni, ma anche a sistemi neuronici molto più
grandi, occupanti un discreto pezzetto di cervello.
Da
notare che quanto detto sopra non si riferisce alle note strutture anatomiche
organizzate, come i lobi cerebrali della materia grigia, ma al cervello in
generale ed alle "zone recondite" ed indefinite in particolare,
quelle che non hanno un contatto diretto con l'esterno. Per le zone
anatomicamente organizzate, gli studiosi hanno la possibilità di misurare
l'imput/output con l'esterno e, quindi, dal nostro punto di vista, non possiamo
parlare di impulsi cerebrali randomizzati, ma deterministici.
Arrivati
a questo punto, dunque, possiamo accettare l'ipotesi che "Una certa
struttura neurologica, anche se molto grande e complessa, compie
una certa funzione, che grossomodo è sempre simile
a se stessa".
Questa
funzione è, ovviamente, quella di conservare i pensieri per un tempo molto lungo,
tramite il "giro vizioso" ad attrattori strani, degli impulsi
nervosi.
Passiamo
ora alla seconda ipotesi, quella che una determinata struttura neurologica
(hardware) può contenere intrinsecamente gran parte parte
dell'informazione (software e dati) elaborata dalla struttura
stessa.
L'ipotesi
sembra, a prima vista, piuttosto ovvia, quasi un assioma, ma invece è proprio
quella che potrebbe far cadere tutta la nostra bella teoria. Per spiegare la
problematica useremo un'altra analogia con i computers, questa volta per
renderci la vita più difficile.
Il
nostro PC arriva dalla fabbrica con tutte le strutture elettroniche belle e
pronte e, come abbiamo visto per il cervello, con la capacità di immagazzinare
i dati per un tempo molto lungo. Insomma, la struttura hardware c'è, ed è
pronta a funzionare. Cosa ci resta da fare? "Inserire la spina"
direte voi (in termini di biologia: far nascere il bambino...). Provateci e
vedrete che non succede un bel niente! Il monitor resta nero e il vostro PC non
fa ssolutamente nulla! Questo perché,
per funzionare, il computer ha bisogno del primo, essenziale, input: quello
dell'Operating System!
Solo
dopo aver "formattato" il disco rigido e "caricato" il
disco del "Windows" o del "Linux", il nostro computer comincerà a fare il suo
lavoro. Il Sistema Operativo non fa parte dell'hardware che arriva dalla
fabbrica, ma è un software vero e proprio, che deve essere inserito, tramite
un'operazione di imput dall'esterno. Non è, perciò, una caratteristica intrinseca
del nostro computer.
Tornando
all'analogia con il nostro cervello, diremo che non basta l'esistenza di una
struttura neuronica per far funzionare il cervello, e non basta nemmeno
"attacare la spina", alla nascita (o al concepimento, se vogliamo),
ma bisogna che il cervello del nostro bambino abbia ricevuto, con i geni, anche
le istruuzioni per "funzionare".
A
questo punto possiamo fare un'estrapolazione non troppo azzardata: giacché il
nostro bambino già "funziona" (si muove, vagisce ecc.) e giacché
queste funzioni sono controllate dai neuroni del piccolo cervello, in tutto
simili tra loro, possiamo dire che almeno il "software fisiologico"
del bambino deve essere già impresso nei neuroni, altimenti lui non potrebbe
"funzionare". Insomma non solo il pollice succhiato dal feto, ma
anche "l'azione" del ciucciare in grembo alla madre, è stato
trasferito nei geni, altrimenti dovremmo ammettere l'ipotesi assurda che le
"funzioni" arrivino... dall'aria!
Il
problema è quello di stabilire se il nostro bambino venga concepito solo con un
Operating System basilare oppure se
arrivi con una carica di software che gli permetterà di "pensare".
In
effetti la domanda è superlflua: abbiamo già risolto il problema.
Il
fatto stesso che noi abbiamo la capacità di espletere fin dal concepimento,
delle funzioni fisiologiche che sono state necessariamente "caricate in
partenza" nel nostro cervello, ci convince che anche una parte del nostro
software deve necessariamente essere fornito dal DNA donatoci dai genitori. Non
lasciamoci, dunque, fuorviare dalla complessità dell'Operating System del
cervello: almeno una parte del software che ci permatte di vivere è contenuto intrinsecamente
dai nostri neuroni, arrivando con i geni. A questo punto non abbiamo nessun
problema ad accettare che almeno una parte di quei neuroni
"profondi", che non sono in contatto con l'esterno, possiedono anche
loro delle informazioni intrinseche che, come abbiamo visto, possono essere
conservate a lungo e, soprattutto, arrivano con i geni da mamma e papà (e nonno,
e bisnonno e... dagli antenati).
Conclusione
(o,
magari, inizio di un racconto...)
Ora
che abbiamo visto come i nostri "pensieri" non solo possono rimanere
"impressi" dentro di noi per tutta la vita, ma che, almeno una parte di
essi, può giungere fino a noi attraverso i geni, proprio come i capelli rossi e
gli occhi celesti, ci chiediamo perché sia così difficile per noi
"Moderni" accettare concetti tanto ovvi per gli "Antichi":
la trasmigrazione delle anime ed il significato recondito dei sogni.
Gli
Uomini della Pietra vivevano in media una ventina d'anni e non dovevano
letteralmente "riempirsi la testa" con le opere di Cicerone. Il loro
cervello non era più piccolo o meno complesso di quello nostro, ma aveva molto
più "spazio libero". Mangiare, cacciare, fare all'amore e poco più.
I
nostri cari antenati potevano "passare" nei geni pochi pensieri.
Oggi, invece, l'enorme massa di informazioni esterne causa un enorme
"rumore" neuronico. Anche se "l'anima" degli antenati
continua ad essere trasmessa, di generazione in generazione, essa è diventata
come un bisbiglio fatto di fronte al mare in tempesta. Nel nostro cervello c'è
troppo "rumore". Quando è che questo rumore si placa un po'? Proprio
quando ce ne andiamo a dormire. Ormai abbiamo perso il significato dei messaggi
che ci portano i sogni, ma questi messaggi ci sono sicuramente. Se poi siano
quelli che certi "profeti" ci vogliono far credere, beh... questo è
ancora tutto da stabilire.
Nella
preistoria i pensieri "logici" erano meno, perché l'uomo
"calcolava" meno e doveva ricordare meno cose della vita quotidiana.
Egli viveva anche meno anni. Dal punto di vista del cervello e dell'attività
neurologica l'Uomo Preistorico era in grado di conservare meglio i "programmi"
ed i "dati" trasmessi per via genetica. Egli viveva come "in
sogno".
Potendo
usufruire di dati più "puliti" l'umanità compilò una casistica
empirica, che forse reggerebbe all'esame statistico anche oggi. Purtroppo con
l'andare del tempo l'accumulo di conoscenze ha creato un enorme
"rumore" che ci impedisce di vederci chiaro.
Sarebbe
bello sapere se animali come i cani (che sognano sicuramente) oltre a sognare
delle azioni (ne vediamo il risultato nei loro movimenti durante il sonno),
sognino pure loro non solo di mangiare qualche osso o di correre dietro un
gatto, ma anche cosa faceva la loro bisnonna...
Però...
Questa
della Genetica dei Sogni è una bella teoria, tutta da scoprire. Ma, volendo
essere onesti, ha un'incrinatura che potrebbe renderla del tutto invalida.
Se
è vero che i pensieri possono essere trasmessi di generazione in generazione,
proprio come le caratteristiche fisiche, e che possono essere conservati per
secoli e secoli nel nostro cervello grazie agli attrattori strani neuronici, è
altrettanto vero il fatto che pensieri nuovi non possono entrare nei circuiti
reconditi per via genetica. Secondo la nota teoria Darwiniana dell'Evoluzione,
infatti, i caratteri genetici non sono "acquisiti" dall'ambiente, ma
vengono espressi essendo già presenti dentro di noi. I caratteri si accumulano
lentissimamente e soprattutto casualmente, nel giro di milioni di anni, e
vengono espressi grazie alla Selezione Naturale. Per questo, per esempio, i
maschi Ebrei e Musulmani non nascono già belli e... circoncisi, ma bisogna
provvedere all'operazione ogni volta di nuovo.
Se
la genetica dei pensieri lavora allo stesso modo di quella dei caratteri
fisici, le esperienze di vita di nostro... bisnonno non possono venire
trasmesse a noi, a meno che questi pensieri non esistessero, almeno
potenzialmente, nel... pesce, nostro
antenato.
Le
cose, dunque, si complicano: dovremmo ammettere che i pensieri siano là da già
da un pezzo e che la somiglianza genetica in generale tra noi e nostro bisnonno
sia la causa dell'espressione quasi identica, anche in fatto di pensieri.
Bisogna
ametterlo: la soluzione è parecchio ferraginosa e, soprattutto ci impedisce di
dare una spiegazione scientifica solida alla Trasmigrazione delle Anime,
perché, se cerchiamo la somiglianza genetica tra noi e questo o quel
personaggio morto da poco, il calcolo delle probabilità statistico è nettamente
contro di noi, anche se ci facciamo aiutare dagli attrattori strani della Teoria
del Caos.
Diciamolo
onestamente: se la Genetica dei Sogni è una teoria nella giusta direzione, c'è
ancora molto, molto da lavorare, per riconciliare la Fisica con la
Metafisica...