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INDICE DELLE GALLERIE
~~ Galleria 5 ~~
il tarocco e altre carte antiche
· pagina VI ·

I TAROCCHI DEI VISCONTI
BRERA-BRAMBILLA VISCONTI
CARY-YALE VISCONTI
PIERPONT-MORGAN BERGAMO VISCONTI-SFORZA

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INDICE DELLE GALLERIE

pagina I
tarocchi
classici
pagina II
tarocchi
regionali
pagina III
l'ordinamento
dei trionfi
pagina IV
moderni &
di fantasia
pagina V
ilMulûk
wa-Nuwwâb
pagina VII
il tarocco
di Marsiglia
pagina VIII
il Tarot
de Paris
pagina IX
il tarocco
di Viéville
pagina X
le
Minchiate
pagina XI
il tarocchino
di Mitelli
pagina XII
il tarocco
di Mantegna
pagina XIII
il
Hofämsterspiel
pagina XIV
il mazzo di
Jost Amman
pagina XV
il mazzo moresco
Italia 2

~ NOTA ~



Le carte dei Visconti sono una vera pietra miliare della storia del tarocco.
Sono i mazzi di questo genere più antichi che si conoscano, e i loro stili, sebbene furono forse ispirati da esemplari precedenti, possono essere considerati un archetipo da cui il gruppo del famoso tarocco di Marsiglia - a cui appartiene la netta maggioranza dei tarocchi moderni - sembra essere derivato.
Un altro indubbio motivo di interesse storico è la relazione fra queste carte e i loro primitivi proprietari, due dinastie che governarono la Lombardia a partire dal XIII secolo; si ritiene persino che alcuni soggetti del mazzo ritraggano davvero membri delle famiglie Visconti e Sforza.
Un ennesimo elemento che dà ragione dell'importanza di queste carte è l'incredibile bellezza delle loro illustrazioni, nonostante gli inevitabili segni del tempo, essendo state dipinte da un artista di fama.

CYV
il Mondo

PMBVS
il Mondo
I tre mazzi viscontei presi in considerazione in questa pagina sono quelli che hanno resistito meglio al corso degli ultimi sei secoli, e quindi sono quelli più noti.
L'esperto di tarocchi Stuart Kaplan, però, ha rintracciato ben 15 diversi mazzi che appartengono allo stesso "gruppo Visconti", le cui carte sono disseminate in varie biblioteche, musei e collezioni private. Sfortunatamente, di molti tarocchi meno famosi ci è pervenuto solo qualcuno dei loro soggetti, o in alcuni casi solo carte singole.

I mazzi descritti in queste pagine contengono il seguente numero di carte:
  • BBV - 48 soggetti rimasti (2 trionfi, 7 figure, 39 carte non figurate)
  • CYV - 67 soggetti rimasti (11 trionfi, 17 figure, 39 carte non figurate)
  • PMBVS - 74 soggetti rimasti (20 trionfi, 15 figure, 39 carte non figurate)

    Per ovviare alla lunga attesa del caricamento delle immagini digitali questa pagina è stata divisa in quattro parti:
  • I parteII partepart III parteIV parte
    INTRODUZIONE DEI MAZZI LE FAMIGLIE E LE CARTE I TRIONFI LE FIGURE
    CENNI STORICI CHI DIPINSE LE CARTE? I SEGNI DEI SEMI
    DATAZIONE DEI MAZZI LE DICITURE



    · I parte ·


    INTRODUZIONE DEI MAZZI
    Molti tarocchi dei Visconti sono conosciuti con nomi diversi, e ciò può generare confusione.
    Come riferimento più semplice, i nomi per esteso adottati in questa pagina sono quelli del luogo dove le carte sono ospitate: Brera-Brambilla Visconti, Cary-Yale Visconti e Pierpont-Morgan Bergamo Visconti-Sforza.
    Si riferiscono rispettivamente alla Galleria d'Arte di Brera (Milano), che possiede tutte le carte del primo mazzo (acquistato da G.Brambilla attorno all'anno 1900), alla Collezione Cary nella Biblioteca dell'Università di Yale (New Haven, Stati Uniti), che possiede tutte le carte del secondo mazzo, e alla Biblioteca Pierpont-Morgan (New York) che ospita il nucleo più grande del terzo mazzo, 35 carte, mentre le restanti 39 fanno parte di due distinte collezioni a Bergamo, una dell'Accademia Carrara e una privata.

    Il secondo mazzo è anche conosciuto come Visconti di Modrone (discendenti della famiglia Visconti) e Gonzaga.
    Il terzo è anche noto come Carrara, il nome della galleria bergamasca che possiede 26 carte del mazzo, e come Colleoni-Baglioni, le famiglie che le possedevano in precedenza. Il nome Colleoni, però, può facilmente venire confuso con altri due tarocchi Colleoni, coevi, appartenenti rispettivamente al Victoria & Albert Museum (Londra) e ad una collezione privata (A.Cocchi).

    PMBVS ~ il Matto
    Inoltre, anche i nomi Bembo e Cicognara (due fra gli autori a cui le carte sarebbero attribuibili, si veda in proposito CHI DIPINSE LE CARTE? nella II parte) sono stati usati sia per il secondo che per il terzo mazzo.

    Uno schema riassuntivo dei nomi viene mostrato nella tabella che segue, sebbene per ragioni di praticità le didascalie delle illustrazioni in queste pagine facciano riferimento ai tre mazzi con le abbreviazioni dei rispettivi nomi (BBV, CYV e PMBVS).


    Brera-Brambilla Visconti
        alias
    Brambilla
    Contessa di Mazzarino


    Cary-Yale Visconti
        alias
    Visconti di Modrone
    Gonzaga
    Bembo
    Cicognara
    Pierpont-Morgan Bergamo Visconti-Sforza
        alias
    Carrara
    Colleoni-Baglioni
    Bembo
    Cicognara


    dettaglio di una carta non figurata
    dal tarocco CYV
    Le carte dei tarocchi viscontei sono di cartoncino spesso. Il mazzo Brera-Brambilla è leggermente ricurvo al centro, gli altri due sono piatti.

    Tutti i trionfi e le figure hanno uno sfondo d'oro; per quelle non figurate (dall'1 al 10), lo sfondo è argentato nei mazzi Brera-Brambilla e Cary-Yale, mentre nel Pierpont-Morgan è color crema con un motivo floreale policromo. Un motivo a fiori simile, più delicato, si trova sul margine esterno di ciascuna delle carte del mazzo Cary-Yale.
    Gli sfondi dorati e argentati sono decorati con forme geometriche ed emblemi delle famiglie, punteggiati a rilievo (punzonati).
    Anche alcuni dettagli delle illustrazioni sono in oro, soprattutto nei trionfi e nelle figure: dove la colorazione manca o è andata perduta, questi sono a malapena distinguibili dallo sfondo.
    Le parti colorate, invece, sono dipinte con tinte brillanti quali il rosso, l'azzurro, il verde, il giallo e il nero. In complesso, l'aspetto è piuttosto simile a quello delle miniature dei testi medioevali.

    detail of a court card from the BBV deck


    detail of the hole
    from a PMBVS card
    Molte delle carte degli antichi tarocchi hanno un minuscolo foro che ne attraversa il margine superiore: con poche eccezioni, sono tutti perfettamente centrati, e dai bordi molto regolari; pochissimi hanno strappi o sfrangiature, o colori alterati (come se la ruggine da una spilla metallica si fosse sparsa sulla vernice attorno. Ciò suggerisce che le carte venivano probabilmente tenute spillate ad un tabellone, o appese da qualche parte, per essere tenute in mostra o per qualche altro scopo.

    Le carte del mazzo Pierpont-Morgan misurano circa 85 x 175 mm, quelle del mazzo Brera-Brambilla sono all'incirca delle stesse dimensioni, 80 x 178 mm., mentre il mazzo Cary-Yale deck è persino più grande, circa 90 x 190 mm.
    Sebbene oggi tali dimensioni appaiano smisurate, confrontandole con carte coeve quella dei tarocchi viscontei appare quasi una misura standard, almeno fra i mazzi di lusso in uso presso le corti nobili (come l'illustrazione qui a destra sembra confermare).
    Comunque, anche al giorno d'oggi i tarocchi sono più grandi delle carte da Poker: questa caratteristica non è andata del tutto perduta nel corso dei secoli.

    members of a court playing cards
    (mid 15th century fresco in Palazzo Borromeo, Milan)




    CENNI STORICI

    BBV
    cavallo di Denari
    Chi erano i Visconti e gli Sforza?
    Un passo indietro nei secoli è necessario per descrivere brevemente il contesto in cui le carte vennero prodotte, e per comprendere i rapporti esistenti fra le due famiglie alle quali questi tarocchi sono così intimamente legati.

    Fino all'XI secolo gli antenati dei Visconti appartenenvano alla nobiltà lombarda minore. Questo non era neppure il loro vero nome, ma quando nei primi del '200 ottennero il titolo di visconti (cioè vice-conti), lo fecero diventare il proprio nome di famiglia.
    Il primo membro che si distinse, Ottone Visconti (1207-95), fu eletto arcivescovo di Milano da papa Urbano IV. Dopo aver sconfitto la famiglia rivale Della Torre, egli prese il potere temporale (un antico diritto degli arcivescovi di Milano), per poi gradualmente trasferirlo nelle mani del pronipote Matteo I (1250-1322), che divenne Signore di Milano. Ciò segnò l'inizio di una politica espansionistica di questa dinastia, che sarebbe durata circa 150 anni.

    Nel frattempo, a Roma, il papa non gradiva il crescente potere della famiglia Visconti, al punto che l'attrito portò alla scomunica di Matteo nel 1320 da parte di Giovanni XXII.
    Durante il XIV secolo i Visconti conquistarono la maggior parte dei territori circostanti. A quei tempi l'Europa era come un gioco ad incastro fatto di minuscoli staterelli autonomi, governati da re, signori, conti, duchi.

    Fra i membri più famosi della dinastia vi fu Gian Galeazzo ("conte di valore", 1351-1402, pro-pronipote di Matteo). È ricordato come mecenate di diversi esponenti della letteratura fra i quali Petrarca, e per aver dato avvio ai lavori del duomo di Milano e altri importanti edifici, ma al pari del resto della famiglia il suo obiettivo principare era il potere. Per tale ragione sposò la figlia del re di Francia, garantendosi un forte alleato.
    Quindi, temendo di essere spodestato dallo zio, il perfido Bernabò (1323-85), che governava la parte orientale delle terre viscontee, lo fece catturare con uno stratagemma, imprigionare, e - così è stato tramandato - anche uccidere.
    Gian Galeazzo riunì le due metà dei territori, e continuò a sottomettere le terre vicine. Alla fine del XIV secolo, Venceslao, re di Germania e imperatore del Sacro Romano Impero, lo elesse duca ereditario di Milano (a quanto pare, per elargire questa carica il re venne pagato).

    l'Italia settentrionale
    verso l'anno 1400


    Quello di Firenze era lo stato più importante che ancora resisteva alla potenza di Gian Galeazzo. Nel 1402, mentre città più a meridione quali Pisa, Siena e Perugia erano già state annesse al nuovo Ducato di Milano, appena prima di muovere guerra a Firenze inaspettatamente il duca morì.


    Filippo Maria Visconti
    Giovanni Maria (1388-1412), suo figlio maggiore, si rivelò un inetto; viene ricordato come un tiranno, e forse non era neppure sano di mente. Dopo aver perso molti dei territori conquistati da suo padre, arrivò perfino a causare l'insurrezione di alcune città lombarde. Alla fine venne ucciso.

    Suo fratello minore, Filippo Maria (1392-1447), dovette sconfiggere Estorre, figlio di Barnabò, per diventare il nuovo duca di Milano. Come governante gli riuscì di riprendersi le terre perdute, spalleggiato dalle truppe di Facino Cane, un capitano di ventura morto qualche anno prima la cui vedova, Beatrice, era diventata sua moglie in seconde nozze.
    Ma ben presto Filippo Maria la fece condannare a morte per adulterio (...nonostante avesse egli stesso un'amante, da cui ebbe due figlie illegittime!). Si risposò quindi con Maria di Savoia, al solo scopo di garantirsi un solido legame con lo stato confinante.
    Il duca veniva descritto come una persona volubile e umorale, al quale la nuova moglie, da cui non ebbe eredi, non piaceva affatto.
    Tuttavia fu abbastanza abile nel raddrizzare le dissestate finanze del ducato, promuovendo gli scambi e il commercio.

    Quando nel 1447 l'armata di Venezia cominciò a minacciare Milano, Filippo Maria chiamò in suo aiuto Francesco Sforza, il marito di sua figlia illegittima maggiore, Bianca Maria. Anch'egli era un capitano di ventura, un mercenario, che negli anni precedenti aveva già guidato le truppe di Firenze e Venezia contro Milano. Il denaro e la sete di gloria facevano sì che questi capitani passassero dalla parte del nemico assai facilmente.
    Per strana coincidenza, anche il cognome di Francesco era da poco cambiato: suo padre, Muzio Attendolo, un uomo d'armi abbastanza famoso, era stato soprannominato Sforza (cioè "forza"), e l'aveva adottato come nome di famiglia.

    Francesco Sforza

    un famoso simbolo dei Visconti,
    usato anche dagli Sforza: il biscione

    Nello stesso anno 1447, Filippo Maria Visconti morì. L'assenza di un erede maschio scatenò uno scontro per la successione fra Alfonso V di Aragona, re di Napoli, che era stato designato dal duca quale suo successore legittimo, e Francesco Sforza che invece reclamava il ducato in qualità di genero di Filippo. Fu quest'ultimo a diventare il quarto duca di Milano, nel 1450.
    Il nome dei Visconti scomparve dalla lista dei futuri governanti lombardi, sebbene gli Sforza mantennero alcuni stemmi ed emblemi araldici della precedente famiglia.




    LA DATAZIONE DEI MAZZI
    Questi tarocchi furono probabilmente realizzati verso la metà del XV secolo, ma non è possibile azzardare una data più precisa.
    Vista la notevole qualità dei mazzi, si ritiene che possano essersi trattati di un dono fatto ad un importante membro delle famiglie Visconti e Sforza. In particolare, S.Kaplan ha proposto l'ipotesi che questi tarocchi possano essere stati prodotti in occasione di un matrimonio o di un anniversario. Da questo punto di vista, il sesto trionfo, l'Amore o gli Amanti, è quello di maggior interesse per la ricerca di elementi simbolici che legherebbero questi tarocchi ai loro proprietari.
    Il mazzo Brera-Brambilla non ha più questo trionfo, per cui è possibile prendere in considerazione solo gli altri due.


    CYV
    gli Amanti
    Nel mazzo Cary-Yale, che alcuni esperti ritengono più antico del Pierpont-Morgan, gli Amanti vengono mostrati come una coppia che si tiene per mano sotto un baldacchino, al di sopra del quale vola ad ali spiegate un cupido bendato. Sul terreno è un piccolo animale bianco, forse un cane (simbolo di fedeltà) o un ermellino (simbolo di castità).

    La frangia del baldacchino ha una serie di stemmi alternati col biscione dei Visconti e la croce bianca di Savoia su fondo rosso, ciò che molti studiosi hanno identificato come un marchio di riconoscimento di Filippo Maria Visconti e della sua seconda moglie Maria di Savoia (1428).


    CYV
    gli Amanti (dettaglio del baldacchino)

    Anche la carta gli Amanti del tarocco Pierpont-Morgan mostra una coppia che si tiene per mano, qui accompagnata da un cupido in piedi su una piccola colonna o piedistallo. Si sostiene che i due personaggi siano Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti, i quali si sposarono nel 1441; ne consegue che questo tarocco sarebbe stato prodotto dopo il mazzo Cary-Yale.

    Altri studiosi, però, hanno sostenuto che le figure effigiate nella carta del Cary-Yale potrebbero essere il figlio di Francesco Sforza, Galeazzo Maria, e la sua sposa Bona di Savoia: infatti, il biscione era uno dei simboli che la famiglia Sforza mantenne. Il loro matrimonio ebbe luogo nel 1468; se questa teoria fosse esatta, la collocazione storica del tarocco Cary-Yale dovrebbe essere posticipata di una ventina d'anni dopo la realizzazione del mazzo Pierpont-Morgan.

    PMBVS
    gli Amanti

    Cercando indizi utili fra i soggetti del mazzo Cary-Yale, si possono prendere in considerazione vari elementi.

    BBV
    particolare del 10 di Denari
    In primo luogo, l'assenza di simboli sforzeschi nel tarocco Cary-Yale segna chiaramente un punto a favore della prima teoria, e così fa anche il riscontro del nome di Filippo Maria sulle monete usate come segni del seme di Denari, il ducato aureo, sul cui bordo si leggono a malapena le parole FILIP MARIA DUCHA. La stessa considerazione può essere fatta per il tarocco Brera-Brambilla, i cui segni sono rappresentati da una moneta assai simile (qui a sinistra), sebbene in questo caso sul bordo il testo risulti parzialmente illeggibile; alcuni dettagli stilistici farebbero ritenere questo mazzo leggermente antecedente al tarocco Cary-Yale.
    Per via della suddetta moneta, apparentmente nessuno dei due tarocchi avrebbe potuto essere dipinto oltre il 1447, l'anno della morte di Filippo Maria.
    Fatto sorprendente, però, è che durante il regno di Filippo Maria era stata battuta solo una moneta d'argento (il grosso), mentre il ducato d'oro fu emesso per la prima volta da Francesco Sforza. La moneta vera e propria raffigurava lo stesso cavaliere effigiato in quella riprodotta in entrambi i tarocchi anzidetti, ma con un testo più impersonale, DUX MEDIOLANI, cioè "duca (signore) di Milano", come si vede chiaramente nell'immagine a destra. Ma perché una moneta così importante che era stata coniata da Francesco Sforza, e di cui andava sicuramente fiero, in questi tarocchi recava il nome del precedente regnante?

    Facendo la parte dell'avvocato del diavolo, si dovrebbe anche osservare che Filippo Maria Visconti a malapena sopportava la sua seconda moglie Maria di Savoia (un fatto ben documentato): sarebbe stato piuttosto strano se questo lunatico duca avesse fatto commemorare con un mazzo di carte il proprio matrimonio così mal riuscito.

    ducato d'oro di Francesco Sforza
    (Museo Nazionale Romano)

    Inoltre, il pittore che al momento viene considerato essere l'autore più probabile di questo tarocco, nel 1428 era ancora troppo giovane per essere in attività (cfr.
    CHI DIPINSE LE CARTE?, nella II parte), e appare ancora più improbabile che Filippo Maria avesse fatto realizzare questo tarocco per l'anniversario dei 10 o 15 anni del suo matrimonio.

    Molti elementi sembrano quindi indicare che il cosiddetto tarocco Cary-Yale Visconti venne dipinto al tempo in cui il ducato di Milano era già in mano alla famiglia Sforza, ma al tempo stesso celebra solo il nome e le imprese del duca precedente, Filippo Maria.
    Per dare una spiegazione a questa situazione apparentemente controversa, possiamo immaginare che, durante il proprio regno, Francesco Sforza possa aver tributato un omaggio al suo predecessore e suocero facendo dipingere due (o forse più) tarocchi commemorativi col nome di Filippo Maria e con le sue imprese, che peraltro furono adottate anche dagli Sforza. In questi mazzi il ducato, che da poco aveva cominciato ad essere battuto, potrebbe essere stato scelto come moneta ispiratrice per i segni del seme di Denari in onore di Francesco Sforza, che l'aveva emesso.
    Da un punto di vista diametralmente opposto, al tempo in cui il tarocco fu dipinto la moneta d'oro potrebbe essere stata una creazione del tutto virtuale, e in seguito Francesco Sforza, ispirato dal motivo del cavaliere, potrebbe aver deciso di batterne una vera, con un motto differente.
    Ma poiché sono trascorsi oltre sei secoli, queste sono (e probabilmente rimarranno) solamente delle ipotesi.


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    II PARTE III PARTE IV PARTE

    ulteriori riferimenti al tarocco si possono trovare nel sito The Hermitage di Tom Tadfor Little



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